Editing genetico in zootecnia: la questione etica accende la discussione nel Regno Unito

Laboratorio di ingegneria genetica
Laboratorio di ingegneria genetica – foto Jacobs School of Engineering© – Creative Commons License

Il tema dell’editing genetico in zootecnia è uno dei più divisivi dei nostri tempi, che vede impegnati su un fronte i fautori di un “progresso” “senza se e senza ma”, idealmente al fianco di vari centri del potere economico (industrial food system, multinazionali agroalimentari, lobby agrozootecniche) e scientifico (bioingegneria) e sull’altro chi chiede (parte del mondo scientifico e della società civile) che non venga meno il necessario freno etico alle pulsioni tecnocratiche sempre più incalzanti.

Per intenderci, la notizia secondo cui degli scienziati di un’università anglosassone sarebbero vicini alla definizione di una nuova metodologia per ottenere la gestazione programmata di animali solo maschi o solo femmine (con una precisione dichiarata del 100%) avrebbe già mosso molti interessi nel mondo della zootecnia intensiva. Per capire i perché basti pensare a cosa ciò significherebbe, ad esempio, per gli allevamenti di bufale (ma anche di vacche da latte) o di galline ovaiole. Fantascienza? No, realtà di fronte a cui servono le massime cautele e le garanzie più assolute.

Topi di laboratorio
Topi da laboratorio in una foto della University of Kent©. L’ateneo inglese ha annunciato di poter ottenere con certezza cuccioli al 100% maschi, oppure femmine (per saperne di più: ultimo link in basso)

Ingegneria genetica e questione etica
Pressoché mai l’ingegnerizzazione delle soluzioni che riguardino la vita degli animali (e degli esseri umani), ma ragionevolmente anche il mondo dei vegetali, sono scevre da implicazioni di carattere etico e normativo.

In altre parole, prima di introdurre una qualsiasi potenziale innovazione nel campo dell’editing genetico, in agricoltura o zootecnia, sarebbe doveroso instaurare un’ampio dibattito pubblico e garantire le dovute modifiche alla legislazione vigente. Sul piano scientifico sarebbero necessarie accurate verifiche in grado di tenere nel massimo risalto i principi morali e la sicurezza sanitaria e sociale.

Se da un canto il progresso del mondo scientifico è in grado di alterare il Dna di un essere vivente in modo da introdurre tratti specifici, come ad esempio la resistenza a determinate malattie, dall’altro non si può non considerare che il benessere animale e quello dei consumatori debbano essere sempre garantiti e tenuti al primo posto.

Una questione calda nel Regno Unito
La tematica è di grande attualità nel Regno Unito, in quanto il governo sta valutando alcune proposte per consentire lo sviluppo commerciale interno di bestiame geneticamente modificato.

A tale proposito un recente rapporto del Nuffield Council on Bioethics afferma che diversi benefici reali alla produzione alimentare potrebbero essere presto introdotti, ad esempio per ridurre le malattie del bestiame, ma che al tempo stesso potrebbero essere intraprese sia nell’agricoltura che nell’allevamento intensivi delle pratiche non etiche in grado di peggiorare il benessere animale e di incidere su salute umana e sanità pubblica.

Proprio sul fronte della zootecnia, il governo del Regno Unito ha annunciato di recente l’intenzione di allentare la regolamentazione per quanto riguarda gli animali “da reddito”, aprendo alle tecniche di modifica del genoma, che verrebbero applicate unicamente in Inghilterra.

A questo riguardo il Nuffield Council on Bioethics ha richiesto al Parlamento di Lomdra di impegnarsi urgentemente con i consumatori e di offrire loro le massime garanzie sulla questione, prima che tali modifiche possano portare alla commercializzazione di cibo modificato geneticamente.

Nella richiesta avanzata dal Nuffield Council on Bioethics al proprio governo è sottolineata la necessità di porre il benessere animale al centro dell’approccio alla nuova tecnologia e di predisporre una severa regolamentazione attuativa, garantendo inoltre degli incentivi che incoraggino le pratiche dell’allevamento etico.

I dubbi essenziali del mondo scientifico
Chi nel mondo scientifico cerca di porre un freno ad una deriva incondizionata ricorda i passati insuccessi nella pratica dell’editing genetico, portando ad esempio tra i tanti un esperimento condotto negli Maryland (Usa) nel 1989: gli scienziati americani aggiunsero un gene nel Dna di un suino per introdurre un ormone umano della crescita, con l’obiettivo di far velocizzare lo sviluppo dell’animale, riducendone al contempo la massa adiposa.

Il risultato? Il suino pesava un 15% in più del normale, la sua efficienza alimentare aumentò del 18% e il grasso diminuì quasi dell’80%. Ma la povera bestia ebbe molti e gravi problemi di salute che lo condannarono ad una breve e dolorosa esistenza: ulcera gastrica, scompensi cardiaci, polmoniti, disordini nella funzionalità di reni e fegato, e molto altro ancora. Un vero disastro, di fronte al quale i sostenitori del moderno editing genetico sottolineano che da allora sono passati trentadue anni, che rispetto ad allora la tecnologia è oggi più mirata e sicura, e che quindi è assai improbabile che un miglioramento possa avere ancora delle conseguenze tanto gravi sull’animale.

La Brexit ha liberato le mani all’ingegneria genetica del Regno Unito
Se da una parte gli attuali regolamenti dell’Unione Europea vietano lo sviluppo commerciale di animali geneticamente modificati, dall’altra è pur vero che la Brexit ha dato al governo del Regno Unito l’opportunità di cambiare le sue regole. 

Nel settembre scorso il Parlamento britannico ha annunciato un allentamento delle norme che disciplinano la ricerca sulle colture geneticamente modificate e l’intenzione di introdurre nel 2022 dei nuovi regolamenti che consentano la vendita sul mercato interno di alimenti prodotti da piante e animali modificati geneticamente, con la conseguente necessità, tra l’altro, di mettere di nuovo le mani sull’etichettatura dei prodotti.

All’annuncio del governo ha fatto seguito la presentazione di un recente rapporto con cui il Nuffield Council for Bioethics mette in guardia i consumatori britannici rispetto al fatto che la commercializzazione di animali geneticamente modificati potrebbe aumentare la sofferenza del bestiame. E forse quella dei consumatori stessi.

In sostanza la questione riguarda sì per ora il solo Regno Unito, ma la posta in gioco e la rilevanza delle possibili evoluzioni – ma anche dei possibili rischi – non permette di rimanere indifferenti a quanto là sta per accadere.

Al momento le perplessità espresse da molti e autorevoli esperti sono rilevanti, la richiesta di non affrettare il passo e gli inviti alle cautele sempre più insistenti. A fronte di certezze inesistenti il dibattito sui media è acceso. Ai lettori interessati proponiamo, in calce a questo articolo, una selezione di articoli apparsi sui media britannici nei giorni scorsi.

6 dicembre 2021

Rules to create gene-edited farm animals must put welfare first – review (BBC)

Gene-edited livestock: robust rules needed before approval, say ethicists (The Guardian)

Gene editing produces all-male or all-female litters of mice (Science.org)

Lab animals: Gene-editing technology is used to create female-only and male-only mice litters (Daily Mail)

Researchers use gene-editing to create single sex mice litters (University of Kent)