“Dall’erba al piatto”: la scuola di malga interessa operatori turistici e custodi forestali

Taglio formaggi
foto Riserva della Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria©

Attorno alla vita di montagna si è accumulata nel tempo una retorica popolare di livello assai basso. A chi più, a chi meno, di tanto in tanto capita di sentir pronunciare (anche da persone non banali) frasi sciocche come le seguenti: “Se non studi ti mandiamo a lavorare in malga, tanto lì studiare non serve!” e poi “Per tenere quattro vacche cosa mai ci vorrà?” o ancora “Io andare in malga? Ma è roba da vecchi!”.

Concetti stereotipati, assunti con leggerezza anche da persone che tra i propri avi qualche malghese lo ha, idee rafferme su preconcetti sociali e di classe che, a pensarci bene, al tempo d’oggi dovrebbero far vergognare chi le asserisce.

Le domande da porsi sono poche e disarmanti: “Siamo proprio sicuri che questo sia un mestiere semplice e banale?”, “Siamo certi che sia un lavoro per vecchi, in cui non esistono innovazione, tecnologia e scienza?”, “Non sarà invece vero che quest’attività è fondamentale per una gestione ambientale sostenibile e per la tenuta dei nostri paesaggi?”

Formaggio di malga
foto Riserva della Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria©

Un corso di formazione per capire il mestiere di malghese

Andare a fondo nel significato e nei valori di questo mestiere, facendolo scoprire e riscoprire alla gente, ma anche ai malgari stessi, è stato l’obbiettivo del recente corso di formazione “La filiera di alpeggio: dall’erba al piatto”, promosso da Rete Riserve Valle del Chiese con il coordinamento scientifico della Fondazione Edmund Mach.

A partecipare, provenendo dal territorio delle Alpi Ledrensi e Giudicarie, sono stati principalmente gli imprenditori agricoli, sia esperti che alla prima esperienza in malga, anche se in alcuni moduli fomativi si è registrata una buona partecipazione di operatori turistici e custodi forestali di vari comuni locali, a sottolineare quanto la tematica abbia evidenti e interessanti implicazioni con altri segmenti dell’economia e della società stessa.

All’interno dei tre moduli organizzati e condotti da autorevoli docenti della Fondazione Edmund Mach, è stato possibile per tutti comprendere l’affascinante complessità del “sistema malga”, che – evidentemente – non si riduce alla sola e “semplice” mansione del “portar vacche al pascolo”.

I contenuti del corso

Il corso “La filiera di alpeggio: dall’erba al piatto” è stato avviato sui temi legati al valore della malga, dai punti di vista ambientale e paesaggistico. I bei pascoli di montagna sono paesaggi culturali che non esisterebbero senza il continuo brucare di ruminanti, condotti in alpeggio nei secoli dall’uomo. Una considerazione qui emersa è riguarda il sistema della malga tradizionale, che rappresenta uno degli esempi più concreti e funzionali di economia circolare, in cui input e output del processo di produzione sono in un continuo equilibrio dinamico.

Nel secondo e terzo modulo del percorso, il corso si è soffermato sul produzione e valorizzazione del prodotto-chiave della malga ossia il formaggio, “inventato” dall’uomo millenni or sono per poter conservare – più o meno a lungo – il latte, non avendo a disposizione né frigoriferi né altri mezzi o metodologie che sarebbero arrivati in seguito.

Trattando di ciò, l’aspetto scientifico e la competenza nella caseificazione sono emersi evidenti: i partecipanti hanno potuto mettere letteralmente le mani in pasta, provando loro stessi a produrre formaggio, comprendendo quali elementi siano alla base di una produzione così diversificata anche fra territori limitrofi (si stima che nei soli territori alpini se ne producano all’incirca duecento diversi tipi).

Il valore ambientale della malga e la qualità di un alimento prodotto manualmente hanno però bisogno di essere comunicati anche all’esterno, per dare una corretta visibilità a questi elementi e per affermare l’esistenza di filiere di produzione ad alto valore aggiunto, garantendo più sostenibilità economica a quest’attività. L’ultimo modulo si è quindi occupato di tutto quel che riguarda la proposta al mercato del formaggio, dalla comunicazione alla presentazione, al marketing.

“Come Riserva della Biosfera Unesco Alpi Ledrensi e Judicaria”, hanno commentato i fautori dell’iniziativa, ”non possiamo che applaudire ad una simile esperienza, portata avanti sul territorio in quanto il messaggio in essa contenuto è in linea con il programma “Man and the Biosphere” dell’Unesco: la malga, con i suoi ritmi e cicli è un modello virtuoso che dal passato ci parla di futuro e ci dice che l’essere umano sulla terra esiste, e che può farlo in armonia con l’ambiente, prosperando insieme ad esso.

20 dicembre 2021