Gran Paradiso: lo stato di salute dei pascoli si studia col satellite

Vacche al pascolo nel Parco Nazionale del Gran Paradiso
foto Parco Nazionale Gran Paradiso©

I pascoli del Parco Nazionale del Gran Paradiso avranno una mappa che si preannuncia superare nel dettaglio e nelle funzionalità ogni altra mappa prodotta sinora. Di sicuro uno strumento prezioso per quanti, pastori e allevatori, conducano una zootecnia estensiva, per conoscere la quantità e la qualità dell’erba disponibile. Uno strumento per la gestione e la pianificazione del territorio che è il risultato di una collaborazione scientifica tra l’Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) della Valle d’Aosta, l’Institut Agricole Régional, il Parco Nazionale Gran Paradiso e altri enti, italiani e francesi.

Lo studio, intitolato “On the distribution and productivity of mountain grasslands in the Gran Paradiso National Park, Nw Italy: A remote sensing approach” (“Sulla distribuzione e produttività delle praterie montane nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, Nord Italia: un approccio di telerilevamento”) è stato pubblicato martedì 8 marzo dalla rivista scientifica “International Journal of Applied Earth Observation and Geoinformation” ed ha abbinato la mappatura tradizionale “sul campo” all’analisi di immagini satellitari ad alta risoluzione, ottenendo una mappa che raffigura la distribuzione e la produttività delle superfici a pascolo del parco.

Illustrando i risultati della ricerca, Gianluca Filippa dell’Arpa della Valle d’Aosta, primo autore dello studio, ha spiegato che «abbiamo utilizzato i risultati delle osservazioni in campo per addestrare modelli matematici di classificazione basati sul machine learning». «Questi modelli», ha proseguito Filippa, «sono in grado di classificare, sulla base delle caratteristiche dei dati satellitari, superfici che non sono state oggetto di osservazione diretta».

Per sommi capi, il lavoro dei ricercatori valdostani ha permesso di ottenere:

  • la mappatura dei pascoli, combinata con dati satellitari e apprendimento automatico
  • la distribuzione e la produttività dei prati di montagna, modellati con elevata precisione
  • una campagna su misura per conoscere lo stato reale dell’erba, riducendo l’impegno e aumentando il potere predittivo
  • la certezza che questo tipo di approccio può essere adottato in altri studi, in futuro ed altrove

In sostanza, i pascoli montani sono tra i costituenti fondamentali del patrimonio naturale, economico e culturale di un luogo. Un bene mutevole in quanto sensibile ai cambiamenti climatici e di utilizzo del suolo, e richiedono per questo delle strategie di adattamento e di gestione che vengono considerate urgenti. “Strategie che”, spiegano i ricercatori, “debbono basarsi su una migliore comprensione della distribuzione delle risorse della pastorale montana nello spazio e nel tempo”.

“In questo studio”, prosegue il gruppo di lavoro, “modelliamo la distribuzione e la produttività delle superfici prative in un’area protetta topograficamente complessa (quella del Parco Nazionale del Gran Paradiso, pari 710 km2) nelle Alpi italiane nord-occidentali”. 

L’obiettivo del lavoro è stato triplice:

  1. modellare la distribuzione delle praterie di montagna nell’intero parco con una risoluzione spaziale di 20 metri
  2. classificare le superfici pastorali secondo classi di produttività
  3. classificare le medesime secondo tredici categorie pastorali

Per fare ciò, spiegano gli autori dello studio, “abbiamo utilizzato un approccio forestale casuale per combinare una massiccia indagine sulla vegetazione del terreno come “verità del terreno”, con strati climatici e topografici derivati ​​dal telerilevamento come predittori”.

La presenza e/o l’assenza di prati è stata classificata con elevata precisione (sino all’88%) e ha rivelato la presenza di estese aree di prati d’alta quota, potenzialmente disponibili per gli erbivori selvatici.

“La produttività dei prati”, proseguono i ricercatori, “è stata modellata con una precisione straordinariamente elevata sia in base a tre ampie classi di produttività (precisione del 90%) sia in base a una classificazione più dettagliata in tredici categorie pastorali (precisione dell’83%). Le stime di produttività concordano bene con le mappe dell’indice dell’area fogliare derivate dai satelliti e con i modelli stagionali Ndvi (Normalized Difference Vegetation Index) mediati dall’area.

La combinazione di campagne sul campo ottenute su misura e telerilevamento ad alta risoluzione consente quindi una solida previsione della distribuzione e della produttività dei prati, anche su terreni complessi. Le informazioni ottenute possono contribuire a migliorare la gestione delle risorse pastorali e a promuovere delle strategie di adattamento efficaci.

Concludendo, il presente metodo di lavoro apre prospettive molto interessanti per una sua estensione “altrove”, a cominciare dal territorio valdostano nella sua interezza. Essendo esso basato su dati satellitari, in costante aggiornamento, permette un affinamento periodico delle stime delle risorse pastorali disponibili in un dato territorio”.

Per maggiori dettagli, lo studio è consultabile cliccando qui.

14 marzo 2022