
Il previsto innalzamento nei prossimi anni delle temperature massime potrà colpire duramente gli allevatori di bestiame, intensivi ed estensivi, ma soprattutto quelli a basso reddito e quelli dei Paesi più poveri, e questo a causa del crescente stress termico che gli animali si troveranno a patire. A temperature superiori alla condizione termoneutra, lo stress da calore può influenzare vari aspetti fisiologici dell’animale, tra cui il peso vivo, la lattazione e la fertilità.
A sostenerlo è uno studio (“Impacts of heat stress on global cattle production during the 21st century: a modelling study”) di un team internazionale di scienziati ed economisti pubblicato dal giornale scientifico The Lancet Planetary Health, secondo cui gli allevatori, in particolar modo nelle regioni tropicali (in larga parte del Sud America, in Asia ed Africa) soffriranno in maniera significativa, molto più dei colleghi che operano in zone più temperate e ricche del mondo.
“Lo stress da calore”, spiegano ricercatori, “è il risultato di una combinazione di diverse variabili meteorologiche – temperatura ambiente elevata, umidità, radiazione solare e velocità del vento – con impatti negativi sia sul benessere degli animali che sulla produttività”. “A seconda della specie e della razza”, aggiungono gli studiosi, “i bovini possono subire stress termico a temperature superiori a 20°C. A temperature più elevate, gli animali riducono l’assunzione di mangime del 3-5% per ogni ulteriore grado di temperatura, riducendo la produttività”.
Lo stress da caldo, inoltre, incide negativamente anche sulla respirazione, sul comportamento animale e sul sistema immunitario ed endocrino, aumentando così la suscettibilità degli animali ad alcune malattie.
La crescente domanda di prodotti animali nei Paesi a basso e medio reddito, insieme al costante aumento delle temperature medie globali, sono due fattori molto critici, soprattutto se combinati assieme. Verosimilmente la problematica relativa allo stress termico verrà affrontata con l’introduzione di razze più rustiche, in grado di sopportare meglio il calore, e di sistemi mobili di ombreggiatura, e di ventilazione. Più difficile invece sarà far fronte all’incremento di produttività.
“A livello globale”, sostengono gli studiosi, “entro la fine di questo secolo gli allevatori potrebbero subire da questa criticità una perdita finanziaria complessiva compresa tra i 15 e i 40 miliardi di dollari all’anno (16-43 miliardi di euro)”.
14 marzo 2022