
Da diversi anni e da più parti si sta cercando di dare un futuro alla lana, di trasformarla in qualche modo da peso economico (rifiuto speciale, costi di smaltimento) a fonte di reddito, per quanto secondario, di pastori e allevatori.
Tra i vari progetti di questi ultimi anni merita attenzione quello denominato “Agrilana in pellet”, che dà un senso futuro anche ai velli meno pregiati, trasformando la materia prima in sostanza organica atta a fertilizzare il terreno. La soluzione va ad aggiungersi al novero degli utilizzi “moderni” della lana, opportunamente trattata: dalla pacciamatura delle produzioni orticole all’isolamento termico in bioedilizia.

La presentazione dei primi risultati del progetto è avvenuta lunedì scorso, 6 giugno, nella sede dell’Azienda agraria “Antonio Servadei” dell’Università di Udine, nel Comune di Pagnacco. Il progetto, realizzato in collaborazione dal Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali (Di4a) dell’Ateneo friulano, dall’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale (Asufc) e dalla start-up Agrivello, con il sostegno della Fondazione Friuli, ha visto il coinvolgimento di diverse aziende delle 650 che nella regione allevano ovini.
Al centro dell’attività, un impianto (qui sopra, nella foto) – unico in Italia – autorizzato alla trasformazione della lana di pecora in fertilizzante organico, in “formato” pellet (nella foto di apertura), con una capacità di produzione di 30-40 chilogrammi all’ora (ad un chilogrammo di lana corrisponde un chilogrammo di prodotto finito). Un macchinario destinato agli allevatori di ovini del Friuli Venezia Giulia, prevalentemente a quelli dell’dell’area montana, nell’ottica dell’economia circolare.
“L’obiettivo principale del progetto”, spiegano i suoi fautori, “è quello di contribuire a sostenere le imprese locali nello sviluppo e nella valorizzazione della multifunzionalità nel settore dell’agricoltura sociale, per le attività e le ricerche nell’ambito agroecologico e delle filiere zootecniche di piccola scala”. “In questo senso”, precisano all’Ateneo udinese, “siamo impegnati con il Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali (Di4a) e con l’Azia (Azienda Agraria universitaria) “Antonio Servadei””.
Nel corso dell’iniziativa sono state presentate diverse attività e sperimentazioni relative alla partnership. All’incontro hanno partecipato, fra gli altri: il rettore dell’ateneo, Roberto Pinton, il direttore generale dell’Asufc, Denis Caporale, il presidente della Fondazione, Giuseppe Morandini, i direttori del Dipartimento, Edi Piasentier, e dell’Azienda agraria, Piergiorgio Comuzzo.
La giornata – documentata dettagliatamente sul sito web dell’Università di Udine(*) – si è conclusa con un saggio sul processo di trasformazione del prodotto.
13 giugno 2022
(*) L’impianto – Lana come fertilizzante – La rete del progetto Agrilana – Non tutte le pecore sono uguali – Lana non per uso tessile – Economia circolare – Un’opportunità