Zootecnia convenzionale: l’Università di Ferrara è al lavoro per un latte più sostenibile

Allevamento intensivo
foto Università degli Studi di Ferrara©

L’Università degli Studi di Ferrara ha presentato mercoledì scorso 19 ottobre, il progetto SmartDairy, con cui vengono messe al servizio della zootecnia convenzionale le proprie competenze, con l’obiettivo di rendere più sostenibile la filiera lattiero-casearia.

Con il progetto SmartDairy, finanziato dalla Comunità Europea e dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, le ricercatrici e i ricercatori del Dipartimento di Scienze Chimiche, Farmaceutiche ed Agrarie dell’ateneo estense studiano come migliorare la filiera che porta alla produzione e distribuzione dei derivati del latte, responsabili di almeno un terzo delle emissioni totali di gas serra. 

«Le parole chiave di SmartDairy», spiega il responsabile del progetto, Prof. Fabio Bartolini, «sono innovazione, efficienza, sicurezza alimentare ed energetica. Con questo progetto vogliamo analizzare il sistema zootecnico da latte e capire quali sono gli impatti e le innovazioni applicabili a livello sociale, organizzativo e tecnologico, per consentire una transizione verso un sistema agroalimentare più sostenibile».

Insieme all’Università di Ferrara lavora al progetto una rete internazionale di partner coordinata dalla National University of Ireland Galway Economics, che comprende altri quattro atenei: tre inglesi (University of Bristol, University of Reading, University of Sussex) e uno finlandese (University of Helsinki), all’interno del Fosc (Food System and Climate).

«Nel corso di questo studio», spiega Bartolini, «valuteremo il sistema complesso della produzione agroalimentare, attraverso tutta la filiera del latte, a partire dalle risorse utilizzate per la produzione e trasformazione, fino alla commercializzazione, al consumo, ai rifiuti e al loro eventuale riutilizzo, proprio in un’ottica di economia circolare». «La comprensione di tale sistema», aggiunge il docente, «è fondamentale per identificare i punti su cui far leva per applicare in modo efficace innovazioni tecnologiche, sociali e organizzative».

Il gruppo impegnato in SmartDairy si sta occupando nello specifico di politiche e modelli di business sostenibili, cioè di valutare le innovazioni organizzative da introdurre per migliorare l’intero sistema, esplorando nuovi modelli di produzione e strategie di mercato che possano garantire soluzioni ottimali per l’ambiente, per i consumatori e per i produttori.

A fornire ulteriori informazioni è la Dott.sa Greta Winkles, assegnista di ricerca del progetto SmartDairy: «Stiamo monitorando molteplici aspetti, dalle modalità con cui viene somministrato il cibo agli animali al packaging di prodotto, fino alle forme di remunerazione, per capire se vi siano alternative più efficienti».

Il progetto affida ai partner internazionali il compito di presidiare aspetti cruciali della filiera come la “percezione del consumatore”, ovvero il ruolo che gli acquirenti di prodotti lattiero-caseari hanno nel reagire ai segnali che il mercato invia loro per orientarli, o la “cultura del cibo”, cioè l’aspetto più sociologico legato alle abitudini e agli stili di vita.

«Il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera», spiega Winkler, «ci permetterà di intrecciare prospettive e bisogni diversi. Da tale condivisione potranno nascere nuove opportunità che possano essere accettabili e accettate da tutti gli stakeholders».

«I cambiamenti nella cultura del cibo», aggiunge l’assegnista di ricerca, «hanno un impatto sui produttori: un allevatore desidera produrre un latte a impatto zero e lo scrive sull’etichetta solo se il mercato lo richiede e, soprattutto, se i consumatori sono disposti a pagarne il prezzo».

“I benefici principali del progetto”, spiega una nota stampa dell’Università di Ferrara,  “riguardano la riduzione delle incertezze nel disegnare politiche future orientate allo sviluppo di nuovi modelli climate-smart, ma anche la  promozione di sbocchi occupazionali sostenibili”.

La conclusione al Prof. Bartolini: «Siamo in un momento delicato per questi temi. L’obiettivo della neutralità climatica del continente europeo al 2050, contemplato anche da SmartDairy, è molto ambizioso. L’Europa dovrà essere lungimirante, sia per non rinnegare se stessa, sia per sviluppare nuove e più efficaci politiche agricole ed ambientali».

24 ottobre 2022