Ohio University: “Decisiva nell’evoluzione umana l’assunzione di latte di altre specie animali”

Mungitura manuale di una vacca
foto Pixabay©

“La specie umana è l’unica che consumi latte di altre specie, ben oltre la fase dello svezzamento”: chissà quante volte ognuno di noi ha sentito pronunciare – o letto – frasi come questa, pronunciate con tono accusatorio dall’animalista estremista di turno. Bene, oggi la ricerca scientifica ci dice che proprio quel consumare i latti – di pecora, capra, vacca – e i loro derivati (latti acidificati, formaggi) anche in età adulta ha permesso al genere umano di evolversi, anche in senso fisico, e di giungere ad essere, attraverso un’infinità di casi specifici locali, quel che siamo oggi.

Lo studio scientifico, condotto dalla Ohio State University, è stato pubblicato alla fine del mese scorso con l’eloquente titolo “The past 12,000 years of behavior, adaptation, population, and evolution shaped who we are today” (trad.: “Gli ultimi 12.000 anni di comportamento, adattamento, popolazione ed evoluzione hanno plasmato gli esseri che siamo oggi“).

Scavo archeologico
Lo scavo archeologico di Çatalhöyük, importante centro abitato di epoca neolitica, sito nella odierna provincia turca di Konya – foto Ohio State University©

In sostanza, quella consuetudine che nessun’altra specie fece mai sua, legata al passaggio dalla condizione di cacciatori e raccoglitori alla pratica dell’allevamento e della coltivazione avrebbe indotto il nostro organismo ad assumere una struttura fisica maggiore e una salute migliore.

Attraverso l’analisi della massa corporea di 3.507 scheletri umani, provenienti da 366 siti archeologici e sette diverse regioni geografiche dell’Olocene (12mila-9mila anni fa) gli scienziati hanno registrato dapprima un calo delle dimensioni dei corpi (tra raccoglitori mesolitici e agricoltori neolitici), nel periodo che ha preceduto la transizione all’agricoltura e all’allevamento, e un significativo accrescimento dopo la transizione.

Stature e masse corporee rimasero relativamente stabili durante l’Olocene nelle prime regioni in cui il fenomeno della domesticazione fu registrato; tuttavia, in aree come l’Europa centrale e settentrionale, in cui l’allevamento di razze alloctone tardò ad affermarsi, l’aumento della statura e della massa corporea coincise con l’assunzione di latte e suoi derivati.

Nell’abstract del loro studio i ricercatori statunitensi spiegano così metodo, evidenze e risultati conseguiti: “Utilizziamo analisi su larga scala della variazione dinamica della statura e della massa corporea nel Levante (terre mediterranee a est dell’Italia), in Europa, nella Valle del Nilo, nell’Asia meridionale e in Cina, per testare tre ipotesi sui tempi dei cambiamenti di sussistenza e sulla dimensione del corpo umano”.

Tra le evidenze più rilevanti evidenziate dallo studio:

  1. che l’adozione dell’agricoltura portò alla diminuzione della statura;
  2. che ci furono diverse traiettorie nelle regioni di addomesticamento in situ o diffusione culturale dell’agricoltura;
  3. che si osservano aumenti di statura e massa corporea nelle regioni con evidenza di selezione per la persistenza della lattasi.

“I nostri risultati”, proseguono gli studiosi, “dimostrano che:

  1. la diminuzione della statura ha preceduto le origini dell’agricoltura in alcune regioni;
  2. le popolazioni di Levante e Cina, regioni di addomesticamento in situ delle specie, con un lungo periodo di foraggiamento misto e sussistenza agricola, avevano statura e massa corporea stabili nel tempo;
  3. l’aumento della statura e della massa corporea nell’Europa centrale e settentrionale coincide con la tempistica dei passaggi selettivi per la persistenza della lattasi, fornendo supporto all’ipotesi di sviluppo della lattasi nell’organismo umano”.

13 febbraio 2023

Qui di seguito il lettore troverà la presentazione della ricerca sul sito web Ohio State News, dell’omonima Università statunitense: in lingua originale e tradotto automaticamente in italiano.