Filierba: con la zootecnia estensiva migliorano biodiversità, fertilità dei suoli e valori nutrizionali

Vacche al pascolo
foto progetto Filierba©

L’impatto ambientale delle produzioni zootecniche, la biodiversità e lo stato di salute dei suoli sono tematiche diventate centrali in questi ultimi anni, non solo per ambientalisti e consumatori consapevoli ma anche e soprattutto per amministratori pubblici, allevatori e – in particolar modo – per un’infinità di ricercatori e tecnici operanti nelle università e nei centri di ricerca di tutto il mondo.

Tra i diversi studi avviati in materia in Italia, c’è n’è uno in particolare – Filierba, acronimo di “filiere da erba” – che punta a sostenere alcuni allevatori piemontesi (ma il modello praticato è applicabile ben oltre i confini regionali) dediti al pascolamento e all’alimentazione da erba e fieno. Il sostegno giunge a chi alleva in maniera estensiva, sotto forma di un meticoloso supporto tecnico teso a ottimizzare ogni elemento della filiera aziendale, per migliorare i prodotti – latti o carni che siano – conseguendo per essi una valorizzazione merceologica e commerciale, collocandoli principalmente sul mercato locale. 

I tecnici dell’Università di Torino al lavoro
I tecnici del progetto Filierba durante una delle valutazioni del pascolo polifita – foto progetto Filierba©

Il progetto Filierba dell’Università di Torino

Il concetto chiave di Filierba è che la zootecnia estensiva porta benefici sia agli animali, che sono al pascolo, sia all’ecosistema che – grazie proprio alla presenza dei ruminanti – migliora in termini di biodiversità e fertilità del terreno. Ma non solo, perché a beneficiare delle produzioni estensive siamo anche noi umani, quando ci nutriamo di alimenti prodotti in quel tipo di allevamento, caratterizzati da elevati valori nutrizionali (grassi insaturi, antiossidanti, vitamine) e da un impatto ambientale molto contenuto.

A confermarlo, venerdì scorso, 10 marzo, in un consesso tecnico-scientifico organizzato a Tempio Pausania da Università di Sassari, Agris Sardegna e CNR e dedicato agli allevamenti estensivi sono giunti gli interventi di Giampiero Lombardi, professore associato dell’Università di Torino, e Sergio Capaldo, presidente del consorzio La Granda di Genola, nel cuneese, che hanno presentato l’esperienza maturata con il progetto Filierba (DISAFA UniTO) e un modello di produzione sostenibile della carne in cui la componente microbica del suolo conferisce un’identità unica ai foraggi e quindi ai prodotti.

Gli obiettivi

Nel suo intervento, il Prof. Lombardi ha esposto le prerogative del progetto Filierba, finanziato dalla Regione Piemonte (PSR 2014-2020) per la creazione di filiere zootecniche basate su foraggi da prati a elevata biodiversità. E ha poi presentato gli obiettivi, i partner e le innovazioni con esso introdotte.

«Oltre a sostenere la produzione e la diffusione sui mercati locali di alimenti di origine animale diversi da quelli convenzionali», ha esordito Lombardi, «Filierba, che è acronimo di “Filiere da Erba”, opera per promuovere lo sviluppo di filiere di produzione di carne e latte da bovini alimentati prevalentemente con erba fresca e fieno da praterie a biodiversità elevata e per introdurre soluzioni innovative per la gestione degli allevamenti, al fine di migliorare l’organizzazione aziendale dei produttori». Ma anche, ha proseguito Lombardi, per «rafforzare il legame tra prodotti e territorio, sviluppare produzioni integrative a quelle zootecniche – nella logica della multifunzionalità e della diversificazione – e favorire l’accesso dei consumatori ad alimenti dall’elevato valore nutrizionale».

Il contesto operativo

Il progetto Filierba è stato concepito tenendo conto della riduzione di produttività e competitività delle aziende agricole produttrici di latte e carne registrata negli ultimi dieci anni. Riduzione maturata in un contesto socio-economico in rapido cambiamento, a seguito della modificazione delle abitudini alimentari dei consumatori, della crisi economica, dell’instabilità dell’offerta, e non solo.

Per aiutare le aziende a superare tali difficoltà, i ricercatori impegnati nel progetto sono intervenuti sia sull’organizzazione della singola realtà che sui processi produttivi, portando le aziende a ridurre i costi, intervenendo sull’alimentazione degli animali e sulla trasformazione dei prodotti, differenziando e valorizzando le produzioni, migliorandone le caratteristiche nutrizionali e salutistiche.

Così facendo hanno creato le condizioni per spuntare prezzi maggiori alla vendita, anche al fine di ottimizzare la competitività delle aziende sul mercato. Hanno anche lavorato al miglioramento del benessere animale e alla riduzione dell’impatto dei sistemi d’allevamento sull’ambiente, minimizzando gli effetti negativi dei prodotti di origine animale sulla salute umana. Hanno inoltre semplificato l’organizzazione delle filiere, promuovendo quelle corte e valorizzando i prodotti a livello locale, modificando la ripartizione dei ricavi tra i diversi soggetti coinvolti.

Le innovazioni introdotte

Nella gestione delle risorse foraggere sono stati adottati strumenti di pianificazione noti da tempo ma poco conosciuti dagli stessi allevatori, se si escludono quelli che praticano l’alpeggio estivo. Tra questi strumenti merita di essere citato il Piano Pastorale – nato per la montagna e applicato con Filierba anche in pianura – che definisce criteri e percorso tecnico per la corretta gestione del pascolo, individuando i momenti ottimali della sua utilizzazione e i più opportuni spostamenti delle mandrie. Con esso viene anche introdotta la pratica dello sfalcio e sono integrati il piano delle concimazioni e la gestione dei reflui zootecnici.

I partner del progetto

Nella sua attuazione, Filierba coinvolge un gruppo di operatori piemontesi dei comparti del latte e della carne bovini, costituito da aziende interessate a diversificare e valorizzare i loro prodotti e a intervenire sui costi di produzione, attraverso un sistema di alimentazione degli erbivori basato su foraggi a elevata biodiversità. Gode inoltre del supporto di due dipartimenti universitari, di aziende di servizi, di un’associazione culturale, di un operatore della distribuzione commerciale e di un’agenzia di comunicazione.

15 marzo 2023