Dalla concretezza di due brillanti realtà torinesi operanti nel settore apistico ha recentemente preso il via un originale programma di cooperazione sociale, sostenibile e circolare, che coinvolge cittadini, allevatori e, per l’appunto, apicoltori.
Al centro del progetto – denominato “Fioraia” – ci sono le api e gli altri impollinatori, tanto preziosi per tutti quanto poco protetti dalle insidie che li stanno assediando da anni: dal degrado degli habitat in cui vivono all’inquinamento ambientale, dai cambiamenti climatici alla diffusione di parassiti e di insetti invasivi come la vespa velutina e altri ancora.
Il progetto, avviato grazie all’intraprendenza della produttrice Ariele Muzzarelli, titolare di Apes apicoltura, è supportato dall’associazione di promozione sociale Impollinatori Metropolitani e ha come obiettivo primario il recupero della biodiversità vegetale in territori incolti o scarsamente gestiti, attraverso la semina di specie botaniche idonee alle produzioni foraggere, ornamentali e apistiche (piante mellifere e pollinifere).
In sostanza, il progetto Fioraia si prefigge di attuare un modello di agricoltura rigenerativa per salvaguardare la biodiversità dei paesaggi e migliorare la vita delle api e degli impollinatori selvatici, grazie a un innovativo modello di gestione agricola “sociale”, già attivo in alcune aree della Regione Piemonte.
Tra gli impegni che i fautori di Fioraia hanno assunto con chi aderirà all’iniziativa c’è la selezione delle migliori specie botaniche da coltivare, “con particolare attenzione”, spiegano sul loro sito web, “a quelle autoctone, a bassa manutenzione e particolarmente gradite e nutritive per gli animali d’allevamento”.
Tutto ciò, affinché – spiegano – vengano garantite:
– una migliore qualità della vita a tutti gli impollinatori selvatici e allevati;
– la rigenerazione dei terreni incolti;
– il miglioramento della qualità paesaggistica;
– una fienagione di qualità per gli allevamenti locali;
– la stabilizzazione del sequestro di CO2.
Dagli incontri nei territori nascono le comunità di Fioraia
Ma vediamo sul piano pratico come Fioraia trova la sua espressione nelle comunità coinvolte. Laddove venga manifestato interesse, attraverso l’organizzazione di incontri tra i diversi attori coinvolti nel progetto, vengono dapprima individuati i terreni disponibili e attuati i piani di gestione e di conduzione dei fondi. Tutto poi ruota attorno al miglioramento delle condizioni di vita degli insetti impollinatori, che genera ricadute positive sulla vita e sull’allevamento dei animali ruminanti, sul patrimonio paesaggistico, sul turismo locale e sul valore complessivo delle aree interessate.
Il ruolo delle associazioni fondiarie
“Come strumento per una migliore gestione dei fondi nei territori con un elevato numero di aderenti”, spiegano i promotori di Fioraia, “abbiamo previsto la costituzione di Associazioni Fondiarie, quale organo di controllo e di facilitazione ideato e introdotto dalla Regione Piemonte nel 2016, che mette in comunione gli interessi dei Comuni, dei cittadini e delle imprese agricole”.
Il messaggio di Fioraia agli allevatori
Alle allevatrici e agli allevatori presenti nei territori interessati, i fautori del progetto chiedono l’impegno a lavorare la terra per ottenere del buon foraggio. “In questo modo”, spiegano, “miglioriamo la vita delle bestie allevate e creiamo i presupposti per ottenere dei prodotti di qualità, che saranno patrimonio del territorio. A questi allevatori affideremo nuovi terreni da coltivare”.
Questa opzione si fonda sullo scambio sostenibile di beni e di tempo per qualificare ampi terreni incolti o sotto-gestiti, coinvolgendo le comunità locali con l’obiettivo di migliorare sensibilmente la vita degli insetti impollinatori, generando – come accennato sopra – ricadute positive sulla vita e sull’allevamento di ruminanti, sul turismo locale, sul valore del territorio e sui suoi abitanti.
Si tratta di un modello sociale già sperimentato con successo, che ora può essere replicato facilmente. I proprietari concedono in comodato i loro terreni incolti e marginali e gli allevatori ne beneficiano, ottenendo fieno di qualità, lavorandoli una sola volta, gratuitamente.
Il ruolo delle api e quello dei Comuni
“Dalle api”, spiegano i promotori di Fioraia, “avremo informazioni sulla salute dell’ambiente, sulle variazioni rilevanti delle produzioni di miele e sullo stato di conservazione della biodiversità. Alle apicoltrici e agli apicoltori coinvolti daremo quindi un apiario sano”. Il concetto è che le aree rigenerate saranno un pascolo in più anche per dare più fonti trofiche alle api stesse, negli alveari rigenerati.
“Ai Comuni” invece “chiediamo di essere parte attiva nel coinvolgimento della cittadinanza, nella ricerca dei terreni da rigenerare e nel processo di costruzione delle Associazioni Fondiarie. Quel che daremo a loro sono dei nuovi paesaggi”.
Fai come noi: sostieni il crowdfunding di Fioraia!
Il fautori di Fioraia hanno organizzato una campagna di raccolta fondi che dovrebbe stare a cuore a tutti, perché è l’intera comunità che trae vantaggio da questo progetto. La nostra Redazione la rilancia qui, invitando caldamente i propri lettori a contribuire alla sua riuscita; l’iniziativa – a cui Qualeformaggio ha aderito – sarà attiva sulla piattaforma CrowdForLife ancora per settantanove giorni. Non c’è tempo da perdere: donate ora!
19 aprile 2023
Per maggiori informazioni:
e-mail info@progettofioraia.com
tel 351 72.83.125