Università della Florida: “L’interazione con gli esseri umani riduce lo stress nei vitelli”

foto Marc Decker©

I giovani bovini da latte sono spesso allevati in ambienti con limitate opportunità di movimentazione, relazione e alimentazione. Questo induce in essi comportamenti ripetitivi anormali, che possono introdurre vizi comportamentali che li influenzeranno in età adulta.

A sostenerlo, tra le altre cose, è giunto uno studio della University of Florida, pubblicato venerdì 16 giugno sul Journal of Dairy Science (traduzione Google). Il lavoro dei ricercatori statunitensi ha rivelato che l’interazione dei vitelli con gli esseri umani aiuta a ridurre in essi i comportamenti orali anormali e ottimizza il loro riposo, durante tutta l’infanzia e oltre.

Nell’ambito della continua ricerca tesa a migliorare il benessere delle vacche da latte, il suddetto studio è strettamente correlato ad un precedente lavoro che dimostrava quanto ì giovani vitelli, alloggiati in coppia e in gruppi sociali più ampi  – e non da soli – possano sviluppare delle buone abilità sociali ma anche, nelle vacche, portare ad una maggior produzione lattea rispetto ad animali allevati con maggiori limitazioni.

Prof. Emily K. Miller-Cushon - University of Florida
La Prof. Emily K. Miller-Cushon – foto University of Florida©

Lo studio, coordinato da Emily K. Miller-Cushon (nella foto), Professore associato di Comportamento e benessere animale presso il Dipartimento di Scienze Animali della University of Florida, ha anche cercato di capire in quali modalità il contatto umano potesse offrire un ulteriore beneficio ai vitelli da latte, durante lo svezzamento.

Proprio il periodo dello svezzamento rappresenta una fase della vita del bovino in cui l’assunzione di latte viene gradualmente ridotta per incoraggiarli a iniziare a mangiare cibi anche solidi, come cereali e fieno.

Tuttavia, per la maggior parte dei vitelli, proprio il periodo dello svezzamento risulta essere molto stressante, poiché l’assunzione di latte è quasi sempre limitata e condizionata all’assunzione di prodotto in polvere. Di conseguenza, molti vitelli iniziano a mostrare comportamenti orali anomali, come il succhiare altro che non siano i capezzoli delle madri, ovvero degli oggetti (ad esempio degli elementi delle recinzioni), o i loro simili. Il che li porterà in età adulta a mantenere comportamenti anomali, come il succhiare cose o propri simili, o come il bere acqua oltre le loro reali esigenze fisiologiche.

I benefici dell’interazione con gli esseri umani

L’osservazione ha così indotto i ricercatori a scoprire che l’interazione con gli esseri umani esercita un fattore positivo, aiutando i vitelli nella fase dello svezzamento a limitare i propri comportamenti orali anomali, aumentando il tempo dedicato al riposo. Nello studiare questo aspetto della questione, gli studiosi hanno cercato di capire se e quanto il contatto umano fornisca ulteriori benefici e complessità nella vita dei giovani animali.

«I vitelli», ha sottolineato la Prof. Miller-Cushon, «sono naturalmente portati a succhiare perché è così che consumano il loro latte. Tuttavia, essi possono iniziare a farlo molto se il loro ambiente è restrittivo o se sono affamati e stressati». 

La comparazione tra due gruppi di vitelli

Nello studio, quattordici vitelli allevati singolarmente e ventotto vitelli allevati in coppia (quattordici coppie) sono stati seguiti per le prime otto settimane di vita sino all’inizio dello svezzamento. L’osservazione del loro comportamento ha fatto registrare l’incidenza positiva che l’interazione con gli esseri umani ha su di loro: una volta iniziato lo svezzamento, un essere umano entrava nel recinto e passava cinque minuti grattando il vitello. A distanza di sei mesi lo studio ha potuto dimostrare che i vitelli alloggiati individualmente hanno assunto dei comportamenti orali maggiormente anomali rispetto a quelli dei vitelli alloggiati in coppia. Circostanziati riscontri hanno dimostrato che in entrambi i casi il contatto umano aveva indotto una mitigazione dei comportamenti anomali riscontrati.

Questo studio fa parte di una serie di attività che l’American Dairy Science Associacion conduce perseguendo l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita dei bovini, nelle diverse fasi della loro vita.

Una ricerca analoga della Universität Wien

Per molti versi la ricerca statunitense riporta alla mente uno studio affine, compiuto anni fa dalla Facoltà di Veterinaria della Universität Wien (Univerità di Vienna), che dimostrò come i giovani bovini possono sviluppare un buon rapporto con gli umani se questi ultimi hanno interazioni regolari e gentili con essi.

I ricercatori austriaci valutarono un centinaio di animali, una metà dei quali venne accarezzata per tre minuti al giorno, tutti i giorni, per due settimane dopo la nascita, mentre l’altra metà non ebbe contatti diretti con esseri umani. Nei vitelli del primo gruppo le pulsazioni cardiache si riducevano sistematicamente durante la presenza degli umani, palesando un evidente stato di calma.

A circa novanta giorni dalla nascita gli animali accarezzati pesavano più di quelli non accarezzati, pur avendo avuto entrambi i gruppi accesso ad un alimentazione identica per tipologia e quantità. Una volta raggiunta la produzione lattea, le vacche del primo gruppo avrebbero prodotto un 3% in più di latte.

Altri dettagli sulla ricerca della Universität Wien sono consultabili cliccando qui (traduzione Google).

21 giugno 2023