Cmcc (Università Bocconi): “Grave impatto della zootecnia lombarda sulla qualità dell’aria”

Spandimento liquami
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“L’Italia è il secondo Paese dell’Unione Europea per numero di morti premature per l’inquinamento atmosferico, con la più alta concentrazione nella ricca e popolosa Pianura Padana”. A comunicarlo, giovedì 15 giugno scorso, è stato il Cmcc (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), emanazione della Fondazione Cariplo, che sotto il coordinamento organizzativo dell’Università Bocconi di Milano e con il supporto dell’Eiee (European Institute on Economics and the Environment) e di Legambiente, sta conducendo il progetto Inhale (Impact on humaN Health of Agriculture and Livestock Emissions), per studiare l’impatto sulla salute umana delle emissioni dell’agricoltura e dell’allevamento.

Dito puntato sulla zootecnia intensiva

L’agricoltura, purtroppo, e in particolare la zootecnia industriale, sono le principali fonti di emissioni ammoniacali (NH3), dovute principalmente alla gestione delle deiezioni zootecniche e all’uso di fertilizzanti. “Il contributo delle emissioni di NH3”, affermano i ricercatori del Cmcc, “ai livelli di particolato registrati nella Pianura Padana è sostanziale: attraverso interazioni con altri inquinanti gassosi – in particolare con gli ossidi di azoto (NOx) e di zolfo (SOx) – derivanti da traffico, impianti termici e attività industriali, l’NH3costituisce il principale precursore della formazione di aerosol secondario inorganico (Asi) contenente sali d’ammonio”, responsabile principale di sintomi allergici, asmatici e difficoltà respiratorie.

“Nel progetto Inhale”, proseguono i responsabili del Cmcc, “abbiamo studiato le condizioni in cui le emissioni derivanti dall’agricoltura concorrono ad elevate concentrazioni di particolato e, di conseguenza, possono determinare un connesso aumento di rischio sanitario per la popolazione. Analizzando i dati riferiti al periodo del lockdown dovuto alla pandemia di Covid-19 abbiamo studiato i regimi di formazione di PM10 di sali di ammonio. Infine, abbiamo esaminato il ruolo specifico dell’allevamento intensivo e il suo impatto sull’esposizione all’inquinamento atmosferico della popolazione lombarda”.

La Lombardia è una vera bomba ecologica

Come regione ad alta densità di popolazione animale allevata, la Lombardia viene rappresentata quindi come una vera e propria bomba ecologica: il numero di unità di bestiame è all’incirca quadruplo rispetto a quello del resto d’Italia, e più che doppio rispetto a quello delle altre regioni della Pianura Padana.

La Lombardia è anche la seconda consumatrice di concimi minerali in Italia dopo l’Emilia Romagna, e le due regioni considerate nel loro complesso sono responsabili del 40% dei consumi nazionali di azoto fertilizzante. “I forti apporti di azoto reattivo da fertilizzanti e deiezioni zootecniche ai suoli della pianura lombarda”, spiegano i ricercatori nel loro rapporto, “sono responsabili dei livelli estremamente alti di emissioni di NH3 di fonte agricola, stimati in 3,8 ton/km2 all’anno in rapporto all’intero territorio regionale contro un dato medio per UE27 pari a 0,8 ton/km2”.

La zootecnia intensiva deve ridimensionarsi al più presto

“L’adeguamento degli input di azoto ai limiti della capacità di assorbimento delle colture”, prosegue la relazione scientifica, “costituisce un indirizzo fortemente auspicabile, da conseguire anche attraverso la differenziazione e la rotazione delle colture e delle produzioni aziendali, la riduzione e la miglior distribuzione dei capi allevati in rapporto al territorio, il miglioramento dell’applicazione dei fertilizzanti”. Inoltre, “la persistenza di eccessivi input di azoto nel sistema agricolo regionale, sia che derivino da concimi minerali o da effluenti zootecnici, determina il rilascio di sostanze fuggitive dal ciclo naturale dell’azoto, dannose per l’inquinamento atmosferico (emissioni di NH3), per la qualità delle acque (nitrati, nitriti) e per il contributo al cambiamento climatico (protossido di azoto, N2O)”.

Pratiche rivolte a ridurre le emissioni atmosferiche di NH3 possono d’altro canto determinare la migrazione di composti problematici dell’azoto verso altri comparti ambientali sensibili (suolo, acqua). Per questo risulta fondamentale ridurre al più presto gli input di azoto al sistema agricolo e zootecnico della Lombardia, al fine di ripristinare la circolarità dell’azoto stesso, nella regione, nei distretti agricoli e nelle singole aziende.

Il rischio sanitario per la popolazione

Nel progetto Inhale, sono state studiate anche le condizioni in cui le emissioni derivanti dall’agricoltura concorrono a far registrare le elevate concentrazioni di particolato che incidono sul rischio sanitario della popolazione. Analizzando i dati riferiti al periodo del lockdown dovuto alla pandemia di Covid-19 i i cercatori hanno studiato i regimi di formazione del PM10 di sali di ammonio, il ruolo specifico dell’allevamento intensivo e il suo impatto sull’esposizione all’inquinamento atmosferico della popolazione lombarda.

L’esito della ricerca ha certificato che la provincia provincia di Brescia rappresenta la zona a più alta concentrazione di emissioni di ammoniaca in tutta la regione. Stando ai dati rilasciati, si parla di circa 2451 tonnellate all’anno di NH3, che corrispondono al 27% del totale emesso in regione.

Lo studio condotto all’interno del progetto Inhale ha mostrato che per un incremento di mille unità di bovini allevati i livelli di ammoniaca crescono dell’1,8% circa rispetto alle concentrazioni medie. Vale a dire che un auspicato maggior contenimento del numero di bestiame allevato potrebbe determinare una significativa riduzione delle emissioni inquinanti.

Alleggerire il peso degli spandimenti

Grazie ad Inhale è stato anche appurato che lo spandimento dei liquami zootecnici è tra i maggiori responsabili delle emissioni inquinanti. A tal proposito, il Cmcc ha sviluppato proprio con Inhale uno strumento con accesso libero (open-source) che permette di tracciare l’impatto delle emissioni derivanti dallo spandimento di liquami. L’obiettivo specifico è quello di programmare gli spandimenti nelle giornate meno favorevoli all’accumulo di sostanze inquinanti.

Concludendo e semplificando, la zootecnia intensiva della Pianura Padana lombarda rappresenta la fonte del 97% delle emissioni di ammoniaca. Occorre agire al più presto sulle emissioni di NH3 per riuscire a contenere una parte dell’inquinamento atmosferico, che rappresenta ancora oggi la principale minaccia per la salute pubblica e la salute ambientale.

21 giugno 2023

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