Non ha avuto esito positivo al momento, e purtroppo, la sperimentazione in corso in Svizzera sul collare antilupo ai feromoni, al centro di un progetto che ha l’obiettivo di difendere le greggi dal temuto predatore con l’uso di una tecnica certamente innovativa.
Un articolo dedicato a tale notizia sabato scorso 2 dicembre dall’agenzia di stampa AGI, poi rilanciato da alcune altre testate giornalistiche, racconta purtroppo solo in parte gli ultimi accadimenti riguardanti il progetto, tralasciando i diversi aspetti che inducono a credere che la sperimentazione potrebbe trasformarsi in un flop.
Il progetto, da noi presentato nel settembre scorso (è descritto nell’ultima parte del pezzo, al titoletto “A buon punto in Svizzera il collare anti-lupo”), ha purtroppo evidenziato in questi ultimi mesi dei seri limiti.
A renderlo noto è il sito web della RSI (Radiotelevisione della Svizzera Italiana) che, intervistando il biologo Federico Tettamanti, artefice dell’iniziativa, riferisce due aspetti della ricerca che al momento hanno fatto registrare risultati negativi rispetto alle aspettative: sia per quanto riguarda il funzionamento del collare nel tempo – tre mesi contro i sei preventivati – che per il raggio di azione del dispositivo, percepibile dal predatore non a 300 metri bensì ad appena 10 metri dall’animale da difendere.
Se da un canto c’è da augurarsi che i ricercatori riescano a recuperare i gap riscontrati, da un altro e anche vero che il costo di ogni singolo collare (25 franchi svizzeri) pone la risorsa al di fuori delle possibilità economiche di molti, moltissimi pastori.
6 dicembre 2023