Allo studio negli Usa l’introduzione della canapa per l’alimentazione delle bovine da latte

Mietitura della cannabis
Mietitura della cannabis – foto Pixabay©

Da alcuni anni a questa parte la coltivazione mondiale della canapa sta registrando un vero e proprio boom, grazie al fatto che il Cbd o cannabidiolo in essa contenuto – un cannabinoide non psicoattivo – è cresciuto in popolarità e reperibilità sul mercato. A scanso si equivoci va precisato che il Cbd – componente essenziale della pianta, direttamente derivato da essa – non è  associabile alla marijuana e non ha alcun effetto sulla psiche. Quantomeno su quella umana.

La grande disponibilità sul mercato di residui delle lavorazioni di Cbd ha quindi indotto l’industria mangimistica statunitense, rappresentata dall’Aafco (Association of American Feed Control Officers) a valutare l’utilizzo della Shb (“Spent Hemp Biomass”, in italiano “Biomassa di canapa esausta”) nella produzione di mangimi per animali. E questo anche per via delle spiccate proprietà anti-infiammatorie e antiossidanti utili per sistema immunitario, le prestazioni e la salute generale dell’animale.

Fda: cannabis ancora illegale per uso zootecnico

Si badi bene però che, se da un lato la biomassa esaurita della canapa (Shb) può potenzialmente essere utilizzata come mangime per le vacche da latte, dall’altro il Centro di medicina veterinaria statunitense della Fda (Food and Drug Administration) la considera ancora illegale per due motivi: la presenza di cannabinoidi nella pianta e la mancanza di dati sugli effetti che l’assunzione di Shb potrebbe causare negli animali.

Stante questa situazione, un gruppo di scienziati della Oregon State University ha recentemente pubblicato i risultati di una ricerca sull’uso dell’Shb nell’alimentazione delle bovine da latte, nella prospettiva che il settore lattiero-caseario potrebbe beneficiare di tale prodotto, in un futuro in cui il parere negativo dell’Fda dovesse venir meno. Se così fosse gli allevatori e l’industria potrebbero prontamente beneficiare di questa risorsa per accedere a nuovi mangimi salutari ed economici (in quanto derivati da scarti) che verosimilmente ridurrebbero le attuali fluttuazioni dei prezzi dei mangimi, dovute ai crescenti e variabili costi di alimenti comunemente utilizzati come soia e mais.

Lo studio della Oregon State University

Per valutare quindi la sicurezza dell’Shb, un team di ricercatori del Dipartimento di Scienze Animali del suddetto ateneo, diretto dal Prof. Massimo Bionaz, ha studiato l’introduzione di tale biomassa vegetale nell’alimentazione di diciotto bovine da latte di razza Jersey in fase avanzata di lattazione. Dopo i primi quattro giorni di alimentazione contenente Shb, gli animali sono stati divisi in due gruppi: il primo che veniva nutrito con livelli crescenti di mangime integrato con biomassa di canapa esausta e l’altro – cosiddetto “gruppo di controllo” – che riceveva farina di erba medica, entrambi con un massimo del 13% di sostanza secca.

In seguito, l’Shb è stato ridotto al primo gruppo in misura via via scalare per circa un mese sino a raggiungere “quantità zero”. Lungo il suddetto periodo i ricercatori hanno costantemente rilevato l’assunzione di sostanza secca delle vacche, il loro peso e il punteggio delle condizioni corporee, ma anche la resa lattea e la composizione del latte (profili degli acidi grassi), insieme ai parametri sanguigni, al metabolismo dell’azoto e all’emissione di metano.

«I nostri risultati», ha dichiarato Bionaz al termine dello studio, «mostrano che la biomassa di canapa esausta è in realtà sicura come potenziale ingrediente alimentare per le vacche da latte in allattamento e non influisce negativamente sulle prestazioni dell’allattamento stesso o sulla salute degli animali. Tuttavia, abbiamo visto una diminuzione dell’assunzione di mangime nelle vacche alimentate con Shb».

Foraggiamento ridotto senza incidere sulla resa lattea

Il team ha interpretato la minor ingestione di questo foraggio con la novità che le caratteristiche sensoriali della canapa ha presentato a detti animali: «Le vacche da latte», ha sottolineato Bionaz, «sono animali abitudinari. Probabilmente non sono abituate a trovare nel cibo il caratteristico odore animale – di “puzzola” – che caratterizza la biomassa di canapa esausta, specialmente nella sua forma pellettata».

Nonostante questo minore apporto di sostanza secca, la produzione di latte non è stata influenzata e, sorprendentemente, è persino aumentata rispetto al gruppo di controllo dopo che la canapa è stata ritirata dalla dieta delle vacche.

Nel presentare l’attività svolta sin qui, gli studiosi si sono dichiarati desiderosi di analizzare i risultati della ricerca, per capire se e quanto le vacche da latte possano adattarsi al consumo di Shb nel corso del tempo e capire sino in fondo se un’alimentazione a base di  biomassa di canapa esausta conferire alle vacche da latte una maggiore efficienza produttiva.

«Nel complesso, e in linea con la nostra ipotesi iniziale», ha spiegato Bionaz, «l’alimentazione a base di biomassa di canapa esausta, anche con un livello relativamente alto di cannabinoidi, diminuisce l’assunzione di mangimi ma non influisce sulle prestazioni dell’allattamento o sulla salute degli animali».

I risultati sin qui ottenuti quindi lasciamo ben sperare, ma al tempo stesso inducono gli scienziati verso ulteriori ricerche. Questo studio iniziale fornisce quindi una prima prova critica che permette di comprendere che la biomassa di canapa esausta potrebbe essere introdotta come una importante integrazione nelle diete delle vacche da latte in produzione.

14 febbraio 2024

Per maggiori dettagli si consulti l’articolo “Feeding spent hemp biomass to lactating dairy cows: Effects on performance, milk components and quality, blood parameters, and nitrogen metabolism”, apparso sul Journal of Dairy Science. Chi voglia leggere la traduzione proposta da Google, può cliccare qui: “Somministrazione di biomassa di canapa esaurita alle vacche da latte in lattazione: effetti su prestazioni, componenti e qualità del latte, parametri del sangue e metabolismo dell’azoto