Per quanto temporanea, una scuola per pastori può cambiare le sorti di un territorio, contrastandone lo spopolamento, introducendo pratiche produttive agroecologiche, rispettando quindi ambiente, biodiversità, animali ed esseri umani. È questo il senso della Scuola Giovani Pastori del Crea (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura), avviata lunedì scorso 13 maggio a Petralia Sottana, Comune delle Madonie e della Città Metropolitana di Palermo, e preceduta, da venerdì 10 a domenica 12, dal “Festival della Pastorizia, dell’Erranza e del Ritorno nelle Madonie”, tenutosi nel suggestivo scenario dell’ex Convento dei Padri Riformati.
In particolare, il Festival ha favorito l’incontro di realtà del territorio madonita – giovani e meno giovani – e consentito l’avviamento di un confronto sul futuro di quei territori e sul ruolo che la pastorizia può rappresentare per la loro rigenerazione.
Il Festival ha così permesso di focalizzare l’attenzione dei presenti e di coinvolgere tutti gli attori interessati a rivitalizzare le Madonie nel contesto di uno sviluppo innovativo della pastorizia estensiva, che può e deve avere un senso qui e nelle altre aree interne e montane dell’isola. Un potenziale da attivare sia a livello di impatto economico-lavorativo, sia di cura del paesaggio e di riscoperta dei saperi locali, a fronte tanto delle sfide poste ai territori dallo spopolamento e dalla crisi climatica, quanto del “desiderio di restanza” espresso da ampie fasce giovanili, residenti nelle aree interne del paese.
Allo stesso tempo, il festival ha gettato le basi per riflettere sui fenomeni del ritorno e del “neo insediamento” verso le aree rurali italiane da parte di un crescente numero di ragazze e ragazzi, attratti dalla vita nei piccoli comuni di montagna e dalla possibilità di lavorare all’interno di progetti di agricoltura ecosostenibile (lo confermano i dati di una recente indagine dell’associazione “Riabitare l’Italia”, da cui è stato tratto il volume “Voglia di restare”, Donzelli, 2023). In particolare, un focus specifico del festival è stato dedicato all’accesso alla terra intesa come bene comune, “la cui fruizione”, è stato detto, “deve essere garantita e allargata alle diverse persone e collettività interessate”.
Nelle tre giornate di eventi e incontri, il Festival ha offerto una serie di spazi e di momenti per un ragionamento corale sul futuro delle Madonie, di chi le vive, di chi vorrebbe viverle, coinvolgendo sia i soggetti che guardano alla pastorizia come una occasione di sviluppo personale e locale (a partire dai partecipanti alla Scuola Giovani Pastori di Petralia Sottana), sia quanti sono interessati agli effetti che una riscoperta di queste pratiche, economiche e culturali, potrebbe avere a livello territoriale più ampio.
“Allo stesso tempo”, hanno dichiarato gli organizzatori, “il Festival ha puntato ad attirare nei suoi luoghi persone affascinate dall’universo del pastoralismo, o semplicemente curiose di conoscere meglio questo complesso sistema di pratiche e di significati, a tutti gli effetti patrimonio culturale del Paese intero”.
Momento rilevante che prelude all’inizio delle attività didattiche è stato l’incontro e il confronto degli studenti della Scuola di Petralia e della loro direttrice Daniela Storti con i giovani che nel 2023 hanno frequentato la precedente edizione della Scuola, nel cuneese.
Oltre ai dibattiti, alle discussioni, ai confronti, la manifestazione ha permesso la degustazione di prodotti agroalimentari dell’area, tra cui i formaggi del territorio, prodotti dal pastore e casaro Nino Spera e dal Caseificio Bombietro.
15 maggio 2024