
I fatti di cronaca emersi negli ultimi mesi e anni in Italia, a proposito dei rischi derivanti dal consumo sia di latte crudo che di formaggi a latte crudo con meno di 60 giorni di stagionatura – e la palese inadeguatezza di taluni rivenditori nel trattare la specifica materia – impongono che qualcosa di concreto venga fatto nel nostro Paese affinché tali drammi non abbiano a ripetersi.
A trattare magistralmente la questione, venerdì scorso 11 ottobre, dal proprio portale web, e stato il Prof. Mauro Minelli, specialista in immunologia clinica e allergologia ed esperto in scienze dell’alimentazione, che in un articolo intitolato “I rischi del latte crudo nei bambini. Quando per la prevenzione basta un pizzico di buonsenso” esprime tutto ciò che ognuno di noi (chi abbia a che fare con bambini, anziani, donne incinte e soggetti immuno-depressi) dovrebbe sapere per evitare di incorrere in errori anche fatali. Il contributo del professore, da cui è derivato anche un video (qui sotto), è stato prontamente rilanciato dall’agenzia di stampa ADN Kronos, a cui si spera attingano una parte importante dei media italiani per la necessaria propagazione delle informazioni.
Una precisazione dovuta
Nello scrivere e divulgare questo nostro articolo ci teniamo a precisare che non è nostra intenzione criminalizzare un settore o lanciare una “crociata” contro il latte crudo. La nostra intenzione è unicamente quella di operare un’azione divulgativa affinché i consumatori siano informati (e che lo siano anche da altri giornalisti, editori, blogger, produttori, rivenditori, ecc.) e di conseguenza si evitino altri casi come quelli accaduti negli ultimi mesi, riguardanti bambini colpiti da Seu (Sindrome Emolitico Uremica) nel nostro Paese (uno morto a Genova e uno in condizione di vita vegetativa irreversibile). Casi che in un Paese civile non dovranno mai più accadere.
Nel suo articolo Minelli mette in guardia sui pericoli legati al consumo di latte crudo (in particolare per i bambini, gli anziani, le donne incinte e gli immuno-compromessi) precisando quanto quel tipo di latte sia ricco di nutrienti.
I valori del latte
Nel suo pezzo Minelli ricorda quanto il latte sia un “alimento fortificante, ricco com’è di micro- e macro-nutrienti quali vitamine, proteine, minerali, zuccheri, grassi, enzimi, fattori di crescita”. D’altro canto però non può essere trascurata “l’incidenza tutt’altro che irrilevante di tossinfezioni alimentari legate al consumo di latte crudo”.
I rischi da non correre
In particolare, sottolinea il professore, “nei trattati di medicina, ma anche nelle più recenti cronache italiane, è descritta una sindrome grave, caratterizzata da insufficienza renale acuta, piastrine basse e anemia severa che compare dopo qualche giorno di diarrea e che può portare rapidamente, nel bambino colpito, a conseguenze molto critiche”.
“In realtà”, prosegue Minelli, “questa patologia, sostenuta da una particolare tipologia di Escherichia coli produttrice di “Shiga tossina”, può manifestarsi in soggetti di ogni età che abbiano consumato latte crudo o suoi diretti derivati, ma può risultare assai pericolosa nelle persone fragili, come bambini, anziani o immunodepressi, così come nelle donne in gravidanza”.
La domanda che il professore si pone e ci pone è lapalissiana: “cosa costa, di fronte ad evidenze drammatiche”, quali la morte di un bambino, “escludere il consumo di latte crudo (e di formaggi con meno di 60 giorni, ndr) ai bambini fino a 4-5 anni?”
In relazione agli argomenti addotti da alcuni circa le sostanze nutrienti che si perdono con la pastorizzazione, Minelli è chiaro e categorico: portiamo “pazienza se le temperature a cui viene sottoposto il latte fresco potranno appena ridurne il valore nutrizionale; come sempre a far da guida sarà il rapporto “rischio/beneficio” nel quale la perdita di qualche vitamina termolabile sarà davvero poca cosa rispetto al rischio di incorrere in infezioni batteriche anche letali”.
16 ottobre 2024