
La salute e il benessere degli agricoltori sono due dei tanti aspetti della sostenibilità produttiva del settore primario, tanto quanto lo sono la salute e la produttività del bestiame. Ricerche scientifiche più o meno recenti hanno suggerito una possibile associazione tra le due questioni, sottolineando in particolare che la complessità delle relazioni esistenti tra allevatori e bestiame può rappresentare un ostacolo per scienziati e scienziate che debbano affrontare questa materia per comprenderla a fondo.
Su questo tema la rivista scientifica “Journal of Dairy Science” ha pubblicato l’altro ieri, lunedì 14 ottobre, una ricerca scientifica osservazionale della norvegese Nord University di Bodø, intitolata “Exploring Longitudinal Associations between Farmer Health and Wellbeing, and Dairy Herd Subclinical Mastitis Prevalence and Productivity: The HUNT Study, Norway” (in italiano, trad. Google Translator: “Esplorazione delle associazioni longitudinali tra salute e benessere degli allevatori e prevalenza e produttività della mastite subclinica delle mandrie da latte: studio HUNT, Norvegia”).
Lo studio ha utilizzato sondaggi di alta qualità e dati di registro di una coorte (gruppo di soggetti portatori di una caratteristica comune) di imprese lattiero-casearie norvegesi con il fine di esplorare possibili associazioni tra salute e benessere degli agricoltori (salute generale, malattia o condizione cronica, dolore cronico, sintomi di ansia o depressione o scarsa soddisfazione di vita) e cambiamenti nella produzione lattifera e nella salute delle mammelle nelle bovine.
Il metodo di studio ha visto i ricercatori eseguire esplorazioni longitudinali di associazioni preesistenti tra la salute e il benessere degli allevatori e la prevalenza della mastite subclinica – “misurata” attraverso il conteggio delle cellule somatiche – e della resa del latte nel loro bestiame. Gli studiosi hanno riscontrato un’associazione tra la salute generale degli agricoltori e l’aumento del numero di cellule somatiche del latte della loro mandria e hanno sottolineato come “i risultati e l’esperienza che abbiamo conseguito, con un approccio che include il collegamento tra i dati, potrebbero guidare la ricerca futura”.
Studi epidemiologici sin qui svolti suggeriscono che i moderni produttori di latte soffrono di condizioni critiche degli apparati respiratorio, muscolo-scheletrico e di salute mentale in percentuali maggiori rispetto a lavoratori della stessa età operanti in altri settori. “I produttori di latte”, spiegano gli studiosi, “sono esposti a una serie di rischi biologici, chimici e fisici che contribuiscono a questi risultati. Il declino del benessere, comprese le preoccupazioni per la salute, ha dimostrato di essere un fattore rilevante per le persone che scelgono di abbandonare l’attività agricola”.
Inoltre, è stato scoperto che l’efficienza della produzione lattiero-casearia è associata sia allo stato di salute degli agricoltori che alla salute e al benessere della mandria da latte. A conti fatti gli studiosi giungono a sostenere che la ricerca sulle relazioni tra salute e benessere degli allevatori di vacche da latte e salute e produttività del loro bestiame è governata da imperativi economici, etici e di sostenibilità.
Tra i vari aspetti che maggiormente incidono sulla salute dell’allevatore vengono citati le gestioni della riproduzione (fattori genetici, gestione della fertilità), della salute (sorveglianza, monitoraggio, trattamento), della nutrizione (composizione delle razioni, produzione e raccolta di colture foraggere) e delle infrastrutture aziendali (scelte su dimensioni, progettazione, manutenzione, livello di investimento).
Tra le diverse sfide gestionali che l’allevatore moderno deve affrontare, quella relativa alla salute delle mammelle delle proprie bovine è una delle principali. Non per niente il 20-30% dei campioni di latte vaccino analizzato è risultato caratterizzato da una carica batterica positiva, con lo Staphylococcus aureus quale agente patogeno principale. “I casi di mastite clinica”, sottolineano i ricercatori, “rappresentano un chiaro indizio sullo stato di salute e sul benessere della mandria. Tuttavia i casi subclinici possono anche influenzare la qualità del latte e lo stato di salute delle vacche”.
In conclusione, ciò che più indigna è che – se da un lato i centri di ricerca dimostrano tanta piena consapevolezza della problematica – dall’altro i Governi facciano poco o nulla di concreto per arginare il problema.
16 ottobre 2024