Scanno, le mani dei biker sugli stazzi: un pezzo di pastoralismo a rischio

Stazzo nel Comune di Scanno
Stazzo nel Comune di Scanno – immagine tratta da Google Maps©

Hanno un futuro assicurato, ma rischiano di perdere la loro identità, i circa venti stazzi disseminati sulle alture del comune di Scanno, nell’aquilano. Le caratteristiche e secolari infrastrutture in pietra – realizzate nella notte dei tempi dai pastori per la monticazione estiva, la sosta e il ricovero delle greggi, la mungitura e la caseificazione – mostrano i segni inclementi del tempo e sono state “adottate” da una trentina di volontari, in larga parte legati alle attività ciclistiche che su quelle montagne si svolgono da anni.

Una delle consuetudini che accompagnano la competizione di mountain-bike “Marathon degli Stazzi “, giunta quest’anno alle ventesima edizione – vale a dire l’uso che delle infrastrutture i ciclisti “fuoristrada” hanno fatto tornandovi anche al di fuori delle attività sportive, per una passeggiata o una grigliata all’aria aperta, li ha indotti a operare una spontanea manutenzione degli stessi. Un paio di domande – più che lecite – si impongono tra le tante che si potrebbero fare “Siamo certi che chiunque possa metter mano ad un patrimonio della cultura pastorale senza prima ottenere un permesso?” “E se il permesso è stato concesso, uno straccio di progetto esiste ed e stato approvato?”

Strutture danneggiate dal tempo

Esposte alle intemperie e da tempo senza alcuna opera di manutenzione, le strutture mostravano ormai vari segni di cedimento (oltre alle pietre, a secco, furono realizzate con legnami per lo più poveri, ndr), anche se da qualche anno un gruppo di volontari si occupa della loro manutenzione e ristrutturazione, se non altro per goderseli anche in caso di piogge e neve, e nelle giornate più fredde. 

L’opera di ripristino ha quindi già preso il via anni fa, pur senza grandi investimenti, se non per il tempo dedicato al loro recupero e a renderli un poco più accoglienti con qualche vecchia stufa e con arredi vari (cucine, letti, tavoli, sedie). A quanto riferiscono fonti ben informate, attualmente sarebbe in corso la sistemazione del rifugio sito sul Monte Carapale, nei pressi della stazione sciistica di Collerotondo, a 1646 metri di altitudine.

L’Amministrazione Comunale è coinvolta nell’operazione

Dal canto suo, l’Amministrazione Comunale ha deciso di contribuire, fornendo dei materiali e consentendo ai volontari, ad esempio, di smantellare il vecchio tetto in legno, che ormai pare cadesse a pezzi, e di sostituirlo con una più pratica – ma assai meno “romantica” e adeguata – copertura in lamiera.

Se da un lato ci si dovrebbe preoccupare per un recupero conservativo degli immobili (una domanda si impone, “Cosa lasceremo ai posteri di quell’epopea, se i giacigli di paglia verranno soppiantati da brandine da campeggio, le panche in legno da sedie in formica, i camini originari da stufe economiche?”), dall’altro si registra che qualche utile opera infrastrutturale sia stata realizzata (un cordolo esterno in cemento, a quanto pare, per eliminare le infiltrazioni di umidità).

Di candele o lumi a olio neanche a parlarne: i pannelli fotovoltaici hanno già preso il sopravvento. Speriamo che qualcuno illumini il sindaco Giovanni Mastrogiovanni e la sua Giunta, per far sì che la libera iniziativa di qualcuno non trascenda sino a rendere grottesca – e così a danneggiarla – una parte rilevante di una storia pastorale d’Abruzzo che sta a cuore e interessa milioni di persone.

Una domanda infine la vorremmo porre anche al Presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio: “Quale turismo lento vogliamo attrarre se gettiamo alle ortiche i nostri stazzi, snaturandoli come sta accadendo a Scanno?” “La ristrutturazione di manufatti così antichi e carichi di storia, così legati alla Transumanza che l’Unesco ha eletto “Patrimonio culturale immateriale dell’umanità”, non dovrebbe essere sottoposta a vincoli conservativi?”

30 ottobre 2024