Novità dall’Australia: sarà lo smartphone a dirci se il latte è ancora buono

Smartphone
illustrazione Pixabay©

Sull’onda della crescente e diffusa sensibilità al tema degli sprechi alimentari, i ricercatori dell’australiana UNSW Computer Science and Engineering – che è parte della UNSW (University of New South Wales) Faculty of Engineering – di Sidney hanno sviluppato un nuovo metodo per rilevare il livello di deterioramento fisiologico del latte, ovvero quando esso è andato a male, il che potrebbe evitare che una gran quantità di prodotto sia sprecata ogni giorno sul nostro pianeta.

“La Fao”, spiegano i ricercatori australiani, “ha stimato che il 20% dei prodotti lattiero-caseari viene sprecato ogni anno a livello globale, e una parte prevalente di questo cibo è latte alimentare”.

La tecnologia sviluppata per evitare che ciò accada – e che prende il nome di “VibMilk” – utilizza qualsiasi smartphone dotato di un motore a vibrazione e l’unità di misura inerziale (Imu, Inertial Measurement Unit, anch’essa presente nei moderni telefonini) per valutare la freschezza del latte confezionato, senza peraltro doverlo neanche aprire.

Il Prof. Wen Hu, responsabile del team che ha sviluppato questa tecnologia, sottolinea che «è possibile percepire dall’odore e dal sapore se il latte è andato a male, ma per farlo è necessario aprire la confezione. Farlo espone il prodotto ad ulteriori contaminazioni batteriche, e ciò ne accelera il deterioramento». 

“VibMilk», prosegue Hu, «è non invasivo, il che significa che è possibile testare la freschezza del latte senza rompere il sigillo. Certo, non è il primo metodo non invasivo per testare la freschezza del latte. Tuttavia, i metodi precedenti richiedono attrezzature specializzate e costose, o l’utilizzo di contenitori semitrasparenti o trasparenti: tutti fattori che limitano che la verifica sia la portata di tutti».

Qualcuno potrebbe obiettare che la data di scadenza, riportata per legge su ogni confezione, già ci fornisce uno strumento sufficiente per sapere se il nostro latte è ancora buono o meno.

Su questo aspetto il Prof. Hu vuole essere estremamente chiaro, tant’è che nel presentare lo studio il suo gruppo di lavoro sottolinea come la data di scadenza stampata sulla confezione non può prevedere con esattezza quando il latte andrà effettivamente a male”. «La data di scadenza», aggiunge Hu, «rappresenta un’indicazione piuttosto che una scadenza definitiva. Quando i produttori stabiliscono queste date, fanno ipotesi su fattori come la temperatura e la durata di conservazione in base agli scenari peggiori»

Ciò significa che quando il latte è stato conservato alla temperatura corretta, il consumo del prodotto potrebbe essere ancora sicuro un paio di giorni dopo la data indicata sull’etichetta. Ma se non lo è stato, potrebbe non essere buono già prima di quella data.

«Ecco perché crediamo», prosegue Hu, “che i consumatori dovrebbero poter essere in grado di testare l’alimento proprio attorno alla data di scadenza indicata, o anche appena dopo, prima di prendere una decisione sulla opportunità di consumarlo o meno. Questo può aiutare a prevenire sprechi tanto più inutili quanto più ci si trovi in aree che affrontano carenze alimentari. In questo senso puntiamo a collaborare con enti di beneficenza per promuovere questa tecnologia comunità che non sempre hanno cibo a sufficienza».

I diversi tipi di packaging: un ostacolo superabile

Al momento attuale lo studio ha prodotto ottimi risultati con alcune delle tante confezioni diffuse nel mondo. “Per sviluppare ulteriormente la tecnologia”, spiegano i ricercatori, “il team prevede di studiare in che modo i diversi materiali di imballaggio influenzano le vibrazioni”.

«Per quanto i nostri metodi di studio abbiano condotto a buoni risultati», spiega il Prof. Hu, «non possiamo garantire lo stesso con i latti di altri produttori che utilizzano altre confezioni rispetto a quelle da noi sinora testate. Quindi, prima che la tecnologia possa essere universalmente disponibile per i consumatori dovremo collaborare con molti altri produttori», che utilizzano tipologie di confezioni molto diverse tra loro.

6 novembre 2024

Per altre informazioni, consultare la pagina dedicata a questa ricerca, sul sito web della UNSW