Il dolore degli animali è nelle loro espressioni facciali. Uno studio lo dimostra

Ritratto di capra
foto Pixabay©

In linea del tutto teorica gli appartenenti alla specie umana dovrebbero essere in grado di interpretare lo stato d’animo dei propri simili dalle loro espressioni facciali. Se escludiamo fattori negativi come la distrazione, il disinteresse, la mancanza di empatia – sempre più dilaganti, purtroppo – e ci pensiamo ben predisposti verso il nostro prossimo non dovrebbe essere difficile comprendere se una persona è felice, preoccupata, annoiata o sofferente. E questo, semplicemente guardandola in viso.

Dello stesso non potremmo essere certi se il soggetto da osservare fosse un animale. Chi possieda un gatto o un cane – e allo stesso modo chi allevi degli animali da reddito – potrà di certo intuire i loro stati d’animo molto più per i comportamenti manifestati; molto meno per le diverse espressività del muso còlte nel tempo.

Le espressioni facciali degli animali 

Per quanto questa prospettiva possa essere abbracciata dai più, d’ora in avanti il rischio di essere smentiti potrebbe essere concreto, visto che illustri scienziati hanno recentemente dimostrato che “le espressioni facciali sono essenziali nella comunicazione animale” e che “le scale del dolore basate sull’espressione facciale sono state sviluppate per diverse specie”.

Questi due virgolettati sono ripresi – tali e quali – dall’incipit (abstract) di un’interessante ricerca pubblicata giovedì scorso, 7 novembre, sul sito web Nature, nella sezione “Scientific Reports”. Lo studio, intitolato “Automated acute pain prediction in domestic goats using deep learning-based models on video-recordings” (trad. Google: “Previsione automatizzata del dolore acuto nelle capre domestiche utilizzando modelli basati sull’apprendimento profondo su registrazioni video“) è opera di un gruppo di lavoro del Dipartimento di Medicina Comparata della Facoltà di Veterinaria della University of Florida diretto dalla italiana Prof. Ludovica Chiavaccini.

In sostanza i ricercatori dell’Università della Florida hanno sviluppato un metodo basato sull’AI (intelligenza artificiale) e ML (machine learning) in grado di rilevare il dolore nelle capre analizzando le loro espressioni facciali catturate con un sistema di riconoscimento automatico. La tecnologia, che ha raggiunto una precisione sino all’80%, potrebbe – in una proiezione futura – aiutare a migliorare la valutazione del dolore nei pazienti non verbali (bambini piccoli, soggetti con handicap, altre specie animali) che non sono in grado di esplicitare il loro disagio.

Uno studio effettuato sulle capre

La ricerca è stata possibile grazie alla “disponibilità” di alcuni esemplari di capra con sofferenze accertate quali ad esempio i calcoli della vescica, universalmente noti tra i veterinari come molto fastidiosi per questi animali. Le espressioni di dolore di quel primo animale – e poi di altri ancora – hanno permesso di avviare uno studio che si prefigge di rivoluzionare il riconoscimento della sofferenza nel mondo animale inteso in senso lato.

Il gruppo di studio ha operato sia su capre sofferenti che a proprio agio, alimentando di informazioni un modello di intelligenza artificiale che ora sa distinguere tra i due stati d’animo in base alle espressioni facciali. Il test è poi stato esteso ad altre capre – sino ad un massimo di quaranta – raggiungendo percentuali di precisione comprese tra il 62% e l’80%, considerato molto positivo dai ricercatori.

«Se risolviamo il problema con gli animali», ha spiegato Chiavaccini, professoressa associata di anestesiologia clinica, «possiamo anche risolvere il problema per i bambini e altri pazienti non verbali”. Per quanto concerne gli allevatori, ha proseguito la scienziata, «sappiamo anche che gli animali in sofferenza non ingrassano adeguatamente e sono meno produttivi». Dal canto loro «gli allevatori stanno diventando sempre più consapevoli della necessità di controllare il dolore acuto e cronico negli animali».

Allevatori e veterinari dovranno aggiornarsi

Per quanto ai suoi esordi e in predicato di evolvere attraverso ulteriori approfondimenti, il nuovo sistema di interpretazione e analisi del dolore della specie caprina getta le basi per nuove e più accurate valutazioni. Se è vero – come è vero – che il controllo del dolore negli animali da reddito si traduce in una miglior crescita ponderale e in una maggior produttività, ne deriva che operatori del settore e personale medico veterinario saranno presto chiamati ad un rapido aggiornamento e al necessario accrescimento delle loro competenze in materia.

Oltre a ciò, se si considera che oggi la percezione e la gestione del vero benessere animale sono strettamente legate alle competenze e all’esperienza del medico veterinario, è verosimile che in un futuro non lontanissimo questa figura professionale potrà disporre di nuove risorse tecnologiche (AI, machine learning, algoritmi) atte a “misurare”, con una minima approssimazione, dolore e disagio che gli animali manifestano e che sinora non siamo stati in grado di leggere.

13 novembre 2024