
Al centro di uno dei più clamorosi casi di intossicazioni alimentari – a causa delle quali tredici persone vennero ricoverate e tre morirono, nell’estate scorsa – la canadese Joriki Inc. di Toronto ha cessato definitivamente l’attività all’inizio di questo mese. La clamorosa vicenda – un caso di listeria in bevande di origine vegetale – a cui dedicammo un articolo lo scorso 6 novembre, ha indotto l’azienda in una profonda crisi finanziaria, con debiti per 200 milioni di dollari canadesi (135.630.000 euro, nei confronti di un centinaio di soggetti), 775mila dei quali (525.560 euro) per salari non retribuiti ai propri dipendenti e collaboratori.
Quattro le unità produttive – di cui è composta Joriki – a chiudere i battenti: due stabilimenti in Ontario, uno nella Columbia Britannica e una struttura gestita da una filiale in Pennsylvania.
L’ufficializzazione della chiusura arriva mentre Joriki opera gli ultimi tentativi per cedere l’azienda, dopo che una possibile cessione è sfumata alla vigilia dello scorso Natale. Secondo quanto riferisce la stampa canadese, l’azienda tenterà nei prossimi giorni ulteriori colloqui con soggetti industriali potenzialmente interessati, nel tentativo ultimo di cedere strutture e know-how e di salvare almeno in parte i posti di lavoro.
Nelle scorse settimane, a seguito di un’approfondita investigazione scientifica, la Cfia (Canadian Food Inspection Agency) aveva comunicato l’esisto delle ispezioni svolte presso le sedi aziendali: il grave caso di listeria è connesso con la struttura aziendale sita in Pickering, Ontario. Da lì partirono i prodotti che seminarono dolore e morte nelle province di Alberta, Nuova Scozia, Ontario e Quebec.
Nelle scorse settimane il ministro canadese della salute, Mark Holland, aveva dichiarato che la Joriki non aveva aderito alle raccomandazioni di “Health Canada” sulla prevenzione della listeria. Raccomandazioni che includono una corretta gestione del tampone ambientale e i test del prodotto finito, come avvenuto prima del richiamo di diversi bevande a base vegetale a marchio “Silk” e “Great Value”.
Guardando al futuro, l’auspicio è che i diversi casi sanitari sin qui registrati a livello mondiale e i non pochi studi scientifici che hanno ridimensionato l’immagine delle bevande di origine vegetale, portino i consumatori e le industrie a raffreddare i loro immotivati entusiasmi su questi prodotti.
15 gennaio 2025