Nuovo salto di specie per l’aviaria, che in Inghilterra ha colpito un ovino

Pollame e ovini nella stessa stalla
foto Unsplash – Stephen Mease©

Sono passati poco più di quattro mesi dall’ultimo focolaio di influenza aviaria in un allevamento di pollame, in Inghilterra, e anche l’Europa – dopo gli Usa, un anno fa – registra il suo primo salto di specie: dal pollame (e dagli uccelli selvatici) ad una pecora, contagiata nello Yorkshire. Il caso è emerso lunedì scorso, 24 marzo, a seguito di analisi routinarie operate sul latte e risultate positive al virus H5N1. L’animale che ha contratto il virus è stato abbattuto e – lo comunicano le autorità sanitarie del Paese – “nessun altro esemplare dello stesso gregge è stato contagiato”.

A preoccupare è il nuovo salto di specie

Se da un canto preoccupa l’ennesima trasmissione tra specie diverse (spillover), dall’altro risulta rassicurante il fatto che l’evento sia stato prontamente individuato – grazie al severo sistema di sorveglianza vigente nel Paese – e che l’animale sia stato rapidamente isolato e soppresso. I controlli effettuati sugli altri animali presenti nell’azienda hanno sinora dato esito negativo.

Sulla vicenda, lunedì stesso, il Defra (Department for Environment, Food & Rural Affairs and Animal) e la Apha (Animal and Plant Health Agency) del Regno Unito hanno diffuso un comunicato stampa congiunto, in cui precisano che “per la prima volta questo virus viene segnalato in una pecora” ma che “non ci sono prove che suggeriscano un aumento del rischio per la popolazione zootecnica della nazione”.

Nel frattempo, come previsto dal protocollo di segnalazione internazionale vigente nel Regno Unito, il caso è già stato comunicato sia alla Woah (World Organization for Animal Healt, in Italia nota come “Omsa”) che alla Who (World Health Organisation, da noi “Oms”, Organizzazione Mondiale della Sanità).

Uova e pollame sono sicuri, se vengono cotti

Con l’occasione, la Fsa (Food Standards Agency) del Regno Unito ha ricordato ai consumatori che il pollame, le uova e i loro derivati potranno essere consumati – previa cottura – essendo sicuri. “L’influenza aviaria”, è stato precisato, “rappresenta un rischio molto basso per la sicurezza alimentare dei consumatori del Regno Unito, poiché il virus H5N1 non viene normalmente trasmesso attraverso il cibo”.

Il rischio di contagio per le persone resta molto basso

La dottoressa Meera Chand, responsabile delle infezioni emergenti presso l’Ukhsa (UK Health Security Agency, l’agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito), ha dichiarato che «a livello globale continuiamo a vedere che i mammiferi possono essere infettati dall’influenza aviaria H5N1. Tuttavia, le prove attuali suggeriscono che i virus dell’influenza aviaria che stiamo vedendo circolare in tutto il mondo non si diffondono facilmente alle persone e il rischio di influenza aviaria per il pubblico in generale rimane molto basso».

«L’Ukhsa», ha proseguito Chand, «continuerà a monitorare da vicino la situazione insieme a Defra, Dhsc (Department of Health and Social Care, il Dipartimento perla Salute e l’Assistenza Sociale del Regno Unito), l’Apha e la Fsa. “Abbiamo inoltre definito le procedure per la rilevazione di eventuali casi umani di influenza aviaria e risponderemo rapidamente con il Nhs (National Health Service, il Servizio Sanitario Nazionale del Regno Unito) e altri partner, se necessario»

L’appello agli allevatori per la biosicurezza

Secondo quanto comunicato dal Defra, allo stato attuale il contagio della pecora nello Yorkshire non implicherebbe il rischio di diffusione tra gli ovini – e più in generale tra il bestiame – del Regno Unito. Le autorità di veterinaria pubblica hanno però raccomandato agli allevatori di mantenere la massima vigilanza sui possibili sintomi tra gli animali allevati, e di segnalare tempestivamente eventuali casi sospetti.

«Tutti gli allevatori», ha spiegato la responsabile della veterinaria del Regno Unito Christine Middlemiss, «devono mantenere un buon livello di biosicurezza, essenziale per proteggere la salute e il benessere dei loro animali e fondamentale per prevenire l’ulteriore diffusione della malattia in caso di epidemie».

«Sebbene il rischio per il bestiame rimanga basso“, ha aggiunto Middlemiss, «chiediamo a tutti i proprietari di animali di garantire una scrupolosa pulizia e di segnalare immediatamente qualsiasi segno di infezione all’Apha».

Bassetti: “Un virus “furbo”. Il contagio tra umani è solo questione di tempo”

Sul rischio del contagio tra umani si è espresso l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, che in un’intervista pubblicata lunedì 24 scorso sul quotidiano Il Messaggero ha parlato di un virus “molto furbo”, che la comunità scientifica conosce da più di 25 anni e che ha dimostrato di avere una natura camaleontica, passando spesso da una specie all’altra. 

Sull’eventualità del contagio tra esseri umani, Bassetti si è detto certo che si tratti solo di una questione di tempo. Nel mentre, ha aggiunto, la comunità scientifica dovrà essere in grado di sviluppare farmaci e vaccini per essere pronta ad affrontarlo. Affermazioni che non sono passate inosservate né a chi sente la necessità di informarsi sul tema né al popolo dei no-vax, che sul tema stanno già diffondendo le loro fake news sul social media.

28 marzo 2025