Trentino: bisogna migliorare la sicurezza dei formaggi, ma “il rischio zero non esiste”

Aula magna della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige
foto Provincia autonoma di Trento©

Prosegue l’impegnativo percorso che la Provincia Autonoma di Trento ha deciso di intraprendere per condurre la propria filiera lattiero-casearia verso una ristrutturazione delle proprie abilità in materia di sicurezza alimentare. L’ultima tappa compiuta ha riguardato un incontro di formazione sulla “Gestione del rischio microbiologico nella trasformazione del latte” – destinato ai gestori dei caseifici aziendali e delle casere annesse alle malghe del Trentino – è stata ospitata mercoledì 30 aprile presso l’aula magna della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige.

La giornata, organizzata dal Coordinamento delle Unità Operative Igiene e Sanità Pubblica Veterinaria (Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari) è stata aperta da Mario Tonina, assessore provinciale alla salute e alle politiche sociali, che ha ricordato come “i casi di Seu – Sindrome Emolitico-Uremica (68 in Italia nel biennio 2023-24, ndr) da Escherichia coli Stec registrati negli ultimi anni in Trentino, in particolare quelli verificatisi nei bambini, richiamano l’importanza di mantenere alta l’attenzione per garantire la sicurezza alimentare, una sensibilità necessaria e da sostenere, considerata in particolare l’Autonomia speciale del nostro territorio”.

Molti gestori di casere e caseifici aziendali, che svolgono con passione e impegno il proprio lavoro, hanno intrapreso negli anni scorsi un percorso di controllo per aumentare la sicurezza dei prodotti offerti e l’assessore ha ricordato la necessità di proseguire su questa strada, seguendo le linee guida proposte dal Servizio veterinario, mettendo in pratica tutte le procedure di autocontrollo sintetizzate nel manuale presentato nella giornata formativa e aderendo a momenti come quello oggetto di questo articolo.

Formazione e aggiornamento continui per caseifici e casere

Ai gestori di casere e caseifici aziendali presenti l’assessore Tonina ha ribadito la necessità di proseguire sulla questa strada intrapresa da anni, seguendo le linee guida proposte dal Servizio veterinario, mettendo in pratica tutte le procedure di autocontrollo – sintetizzate nel manuale presentato nella giornata formativa – e aderendo ai futuri momenti di formazione e aggiornamento.

Portando i saluti della Giunta Provinciale e ricordando l’impegno dell’assessore all’agricoltura in questo settore, Tonina ha sottolineato la volontà del governo provinciale di accompagnare i produttori in questi percorsi.

Formaggi a latte crudo: “Il rischio zero non esiste”

“Il consumo di formaggi a latte crudo o non pastorizzato”, sottolinea una nota stampa della Provincia di Trento, “non deve essere demonizzato, ma deve esserci maggiore consapevolezza, sia da parte dei gestori di caseifici e casere riguardo alle procedure di lavorazione, sia da parte dei cittadini: non è purtroppo possibile garantire il “rischio zero” e pertanto alcune categorie di consumatori, particolarmente sensibili, come bambini in età pediatrica, donne in gravidanza e persone con un sistema immunitario compromesso, non devono consumare questi prodotti”.

“Il ruolo importante del Servizio veterinario pubblico”, prosegue la nota, “aiuta a ridurre notevolmente il rischio, ma all’attività di prevenzione e di tutela dei consumatori si affianca la volontà di continuare a valorizzare le produzioni lattiero-casearie ottenute in alpeggio o nelle piccole realtà locali, che rappresentano delle eccellenze agro-alimentari del nostro territorio”.

Firmato un protocollo d’intesa

L’assessore ha ricordato anche che «recentemente è stato siglato un protocollo di intesa tra Provincia autonoma di Trento, Federazione Trentina della Cooperazione e Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, che formalizza alcune misure di prevenzione del rischio Stec già applicate da molti caseifici trentini e introduce ulteriori misure da adottare lungo tutta la catena distributiva, dal caseificio al consumatore finale, per una corretta informazione». Un lavoro di sinergia e collaborazione fra le istituzioni certamente impegnativo, che può però contare, è stato detto, su una realtà zootecnica ancora molto radicata nel territorio e sulla collaborazione di professionisti qualificati e motivati.

Pur non menzionando la vicenda che condusse il piccolo Mattia Maestri nello stato vegetativo irreversibile in cui versa da anni (il tubo di carico del latte dell’autocisterna della Latteria di Coredo toccava terra in prossimità delle stalle, ndr), l’assessore ha affermato che l’obiettivo dichiarato è quello di garantire che il Trentino torni ad essere un territorio sicuro e attento alla salute pubblica, attraverso un lavoro di squadra che coinvolga istituzioni, ricerca scientifica e operatori sul campo.

La giornata di lavoro è proseguita con gli interventi del direttore dell’Unità Operativa Igiene e Sanità Pubblica Veterinaria di Borgo Valsugana, Paolo Mantovani (ha riferito sull’esito dei controlli effettuati nella stagione di alpeggio 2024), dei ricercatori della Fondazione Edmund Mach Elena Franciosi e Massimiliano Mazzucchi (rispettivamente su analisi e monitoraggio del latte alla stalla come arma di prevenzione del rischio Stec nei formaggi a latte crudo e sull’igiene in mungitura attraverso il lavaggio e la sanificazione degli impianti) e del coordinatore delle Unità Operative Igiene e Sanità Pubblica Veterinaria di Apss, Roberto Tezzele (che ha illustrato la nuova versione del “Manuale di autocontrollo nelle casere”).

Il Puzzone di Moena da latte crudo a termizzato

Appena tre giorni dopo l’incontro, la stampa trentina ha annunciato che sino a nuovo annuncio il Puzzone di Moena, ripetutamente ritirato dal mercato nei mesi scorsi, non verrà più prodotto a latte crudo ma verrà termizzato, evidentemente per limiti attualmente non risolvibili da parte chi lo realizza. 

Per quanto il sistema dell’informazione trentina voglia trasmettere messaggi rassicuranti, è evidente che gli operatori della filiera lattiero-casearia locale hanno ancora da lavorare – e non poco – per ripristinare lo stato complessivo di normalità che noi tutti ci auguriamo venga raggiunto al più presto.

I commenti di Giovanni Battista Maestri

Sul convegno e in particolare sull’ammissione dell’impossibilità di raggiungere un “rischio zero” si è espresso Giovanni Battista Maestri, papà di Mattia che da anni si trova in stato vegetativo irreversibile per aver mangiato un formaggio a latte crudo contaminato da Escherichia coli Stec. In due interviste rilasciate al quotidiano “il Dolomiti” e a “il T Quotidiano” Maestri ha parlato di un’ammissione che rappresenta una svolta decisiva sulla questione espressa sia dal sistema latte che dalla politica trentini.

9 maggio 2025