Le capre? Sanno aiutarsi l’un l’altra senza chiedere nulla in cambio

Capra
foto Forschungsinstitut für Nutztierbiologie©

“Capra-capra-capra!”, la sgarbiana invettiva che la grancassa televisiva ha collocato tra i più diffusi epiteti ingiuriosi nazional-popolari, può andare in soffitta. A farcelo capire, se ce ne fosse ancora bisogno, è una ricerca scientifica condotta dall’istituto tedesco Fbn (Forschungsinstitut für Nutztierbiologie; in italiano: Istituto di Biologia degli Animali da Allevamento) di Dummerstorf, in collaborazione con la VetMedUni Wien (Università di Medicina Veterinaria di Vienna).

Il lavoro, intitolato “Do goats exhibit prosocial motivation? Insights from a novel food-giving paradigm” (trad.: “Le capre mostrano una motivazione prosociale? Approfondimenti da un nuovo paradigma di donazione di cibo”) è stato pubblicato alla fine di maggio sulla rivista web “Royal Society Open Science”, dimostrando straordinarie doti di auto-aiuto insite nella natura caprina.

“Le capre”, spiegano gli studiosi, “mostrano un comportamento prosociale, cioè sono disposte ad aiutare gli altri senza un auto-beneficio diretto”. “Questo”, aggiungono, “potrebbe dare un importante contributo alla comprensione della cognizione sociale negli animali da fattoria”.

“Falso melo”, presso il Forschungsinstitut für Nutztierbiologie
Il “falso melo” presso il Forschungsinstitut für Nutztierbiologie – foto Fbn©

Per compiere lo studio i ricercatori hanno realizzato una struttura sperimentale (qui in foto) denominata “falso melo”. Ogni capra può “cogliere” da esso la sua mela, contenuta in un secchiello agganciato ad un “ramo” e posizionato molto in alto rispetto all’animale. Per far sì che la capra possa cogliere il suo frutto sarà necessario che un altro animale salga su una pedana che, attraverso un meccanismo di aste e giunti, porterà il ramo ad abbassarsi.

L’esperimento si ispira alla naturale tendenza all’arrampicata che si manifesta nelle capre sin dalle prime settimane di vita. “I risultati”, spiegano i ricercatori, “mostrano che le capre hanno interagito molto più spesso con il dispositivo quando conteneva cibo per i loro simili. E che sono anche rimaste più a lungo sulla pedana per permettere all’altra capra di accedere al cibo, senza peraltro raggiungerlo loro”. “Un comportamento”, aggiungono gli studiosi, “che dimostra l’esistenza di una motivazione prosociale in questa specie animale”.

Il significato dei risultati ottenuti

I risultati indicano che le capre sono ben capaci di aiutare i propri simili, anche se loro stesse non beneficiano direttamente dell’azione-aiuto offerta. Sebbene non tutte le capre abbiano mostrato tendenze prosociali uniformi, la variazione tra gli individui offre punti di partenza che i gli studiosi hanno definito “entusiasmanti”, e che condurranno ad ulteriori ricerche. 

Lo studio permette di capire che anche in animali da fattoria si registra una spiccata tendenza ad un’attitudine prosociale, sinora registrata in altre ricerche operate su animali comunemente non allevati.

“I nostri risultati”, spiegano i ricercatori, “suggeriscono che le tendenze prosociali si verificano anche in animali da fattoria come le capre quando le condizioni sperimentali sono adattate al loro comportamento naturale. Sviluppando l’apparato del “falso melo”, siamo stati in grado di dimostrare che progetti basati su test personalizzati potrebbero essere cruciali per catturare in modo affidabile le motivazioni sociali”.

«Questo approccio», sottolinea il Dr. Jan Langbein del gruppo di lavoro “Comportamento e Benessere degli Animali presso la Fbn, «offre interessanti prospettive per indagare in futuro sul comportamento prosociale in altre specie animali».

Perché sono state scelte le capre

“Le capre”, spiega lo studio, “vivono in società che denominiamo “di fissione-fusione”, vale a dire in strutture sociali dinamiche in cui i gruppi si dissolvono e si ricombinino regolarmente. Tali sistemi richiedono un alto grado di adattabilità sociale e offrono un campo di ricerca ideale per questioni di empatia, cooperazione e apprendimento sociale”. 

Grazie a questo e a precedenti lavori, il team sta offrendo alla comunità scientifica un importante contributo nella studio degli aspetti dell’apprendimento e della cognizione negli animali da fattoria, aprendo nuove prospettive sull’allevamento del bestiame.

6 giugno 2025

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