Latte: l’impatto ambientale si può misurare, grazie al lavoro di due università toscane

Il latte versato
foto Pixabay©

In un mercato in cui molte realtà industriali hanno già impugnato la bandiera dell’ambientalismo, dichiarando politiche produttive ecosostenibili, si sentiva la necessità di disporre di un parametro di riferimento scientifico certo e attendibile. Ad offrire quello che governerà le valutazioni relative al mondo del latte sono state le Università di Siena e di Pisa che, lunedì scorso 16 giugno, hanno annunciato la definizione di un “metro” di calcolo, definito attraverso le “Regole della Categoria di Prodotto”, espresse con la sigla PCR (Product Category Rules).

In altre parole, d’ora in avanti per dare una risposta circostanziata all’impatto ambientale della produzione di latte di ogni singola azienda produttrice verrà utilizzata una “regola”, relativa per l’appunto al prodotto-latte. Alla definizione di essa ne seguiranno altre, specifiche per diversi prodotti alimentari.

Prof. Angelo Riccaboni
Il Prof. Angelo Riccaboni – foto mario llorca© – Creative Commons License

Un passo storico per il settore lattiero-caseario

Ad essere presi in considerazione sono stati i latti vaccino, ovino, caprino e bufalino, con quattro distinte procedure di valutazione. Nell’annunciare la notizia, le due università hanno sottolineato che “si tratta di un passo storico per la filiera agroalimentare italiana e un risultato di grande rilievo scientifico e pratico” in quanto le PCR “costituiscono un primo riferimento ufficiale nazionale per la redazione di dichiarazioni ambientali di prodotto nel comparto lattiero-caseario, strumento indispensabile per il miglioramento della filiera in un’ottica di sostenibilità”.

Le PCR del latte sono state pubblicate da EpdItaly, un “program operator” italiano specializzato in Dichiarazioni Ambientali di Prodotto (Environmental Product Declaration), in sintesi EPD, che costituisce il primo riferimento nazionale per la redazione di tali dichiarazioni in ambito lattiero-caseario, vale a dire un elemento-chiave per poter valutare – e per comunicare – in modo trasparente e comparabile i diversi risultati ambientali raggiunti dalle aziende produttrici.

Il gruppo di lavoro

Il lavoro svolto dai due atenei toscani è stato realizzato nel contesto del progetto “Agritech”, promosso nell’ambito del Pnrr a sostegno della ricerca avanzata nel settore agricolo. L’attività è stata condotta dall’Ecodynamics Group dell’Università di Siena e dall’Animal Science Group dell’Università di Pisa, in collaborazione con le aziende Indaco2 Srl e Tellus Srl ed è stata coordinata dal Prof. Angelo Riccaboni, già rettore dell’ateneo senese (2010-16), da nove anni presidente dell’Assemblea delle Università internazionali dell’Sdsn (Sustainable Development Solutions Network), organizzazione no-profit voluta nel 2012 dalle Nazioni Unite per promuovere l’attuazione dei Sustainables Development Goals (Obiettivi di sviluppo sostenibile).

«Tra le diverse soluzioni che stiamo sviluppando» ha spiegato Riccaboni, «ci teniamo a sottolineare questa nuova metodologia di valutazione», che si distingue «per la sua concretezza e per il contributo che può fornire alla sostenibilità del settore lattiero-caseario». Con essa, prosegue il Prof. Simone Bastianoni, ordinario di Chimica dell’ambiente presso l’Università di Siena e coordinatore del progetto per l’ateneo senese, «abbiamo colmato un vuoto normativo e tecnico perché la disponibilità di PCR consente alle imprese di valutare le proprie performance ambientali in modo rigoroso, comparabile e trasparente».

A detta poi del Prof. Marcello Mele, ordinario di Scienze animali presso l’Università di Pisa e coordinatore del progetto per l’ateneo pisano, «le PCR latte rappresentano un segnale importante per rafforzare la competitività della filiera lattiero-casearia italiana e valorizzarla nei mercati globali anche da un punto di vista ambientale».

Verso la definizione delle PCR per i derivati del latte

Al di là di questo primo significativo risultato, l’attività prosegue, essendo già in corso i lavori per estendere l’approccio ai derivati del latte, al fine di promuovere l’adozione del PCR da parte dei produttori, per lo sviluppo di nuove dichiarazioni ambientali nell’ottica del miglioramento della sostenibilità delle produzioni animali.

20 giugno 2025