È capitato più volte, negli ultimi anni, che il mondo dell’archeologia ci abbia offerto l’occasione di reinterpretare – per quanto parzialmente – la storia più antica dell’umanità, attraverso nuove chiavi di lettura della domesticazione animale e un nuovo approccio cognitivo dei primi flussi migratori pastorali.
A quanto pare però le rivelazioni non si dovevano fermare allo studio pubblicato nel marzo scorso dal gruppo di lavoro del Professor Michael Frachetti (Washington University) sulla nascita della Via della Seta, già che nei giorni scorsi, l’autorevole sito web del PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) ha reso disponibili i risultati di un lavoro che i ricercatori della Calgary University e della California University hanno a lungo condotto, ultimandola presso la cittadina palestinese di Gath, la città natale del gigante biblico Goliath.
Questa volta non si è trattato di lavorare su del vasellame contenete grassi del latte, come in genere accade, ma su reperti ossei umani, in particolare su dei cranii e sulla loro conformazione. Più in particolare è stata analizzata una collezione mondiale di 559 scatole craniche e di 534 mandibole provenienti da oltre venti popolazioni preindustriali; obiettivo della ricerca: valutare l’influenza della dieta sulla forma e sulla dimensione del reperto osseo, attraverso la transizione dell’uomo dalla dimensione di cacciatore e raccoglitore (primo gruppo) a quella di allevatore e coltivatore (ultimo gruppo).
Le diversità sono emerse in tutta evidenza, e il confronto tra i crani dei vari periodi censiti, catalogati per età e consumi alimentari, ha permesso di constatare una lenta ma graduale modifica della morfologia cranica, legata alla consistenza del cibo masticato – dapprima più duro, poi via via più morbido, man mano che nelle diete venivano introdotti ortaggi, cereali e latticini.
Tra tutti i gruppi in cui i reperti ossei sono stati catalogati, quelli che hanno mostrato le trasformazioni più significative nel tempo appartengono a comunità di contadini dediti all’allevamento di animali da latte e alla trasformazione della materia prima. Le piccole mutazioni registrate nei brevi cicli temporali si sono fatte evidenti sul lungo termine, riguardando sia le dimensioni e forma che la muscolatura facciale interessata alla masticazione (che nel tempo si è andata sensibilmente riducendo), l’inclinazione e la posizione dei denti, la sporgenza del mento, l’inclinazione della fronte.
Più nel dettaglio, gli autori hanno analizzato l’importanza del consumo di cereali e alimenti lattiero-caseari – due prodotti agricoli tra i più “antichi” e diffusi – individuando modesti cambiamenti nella morfologia del cranio per gruppi che consumavano cereali oppure latticini ovvero sia cereali che latticini, sostenendo l’ipotesi che l’impegno nel masticare cibo diminuisse nelle popolazioni agricole. Ad ogni modo, sostengono i ricercatori della Calgary University, “i più grandi cambiamenti nella morfologia del cranio sono stati osservati in gruppi che basarono la loro dieta sui derivati del latte”, suggerendo che “l’effetto dell’agricoltura e dell’allevamento sulla morfologia del cranio sono stati maggiori nelle popolazioni che consumarono il cibo più morbido”.
Secondo gli autori, le differenze morfologiche dovute alla dieta tendono ad essere piccole rispetto ad altri fattori che contribuiscono alla variazione del cranio umano, come le diversità tra i reperti maschili e femminili o le differenze tipiche tra individui con la stessa dieta ma appartenenti a popolazioni diverse.
4 settembre 2017
Per approfondire, lo studio (in lingua inglese) è raggiungibile cliccando qui