Cellule somatiche: svolta in arrivo grazie alla genomica

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L’utilizzazione delle informazioni genomiche nella valutazione genetica dei bovini ha determinato nell’arco di meno di 15 anni un cambiamento straordinario nel mondo degli allevamenti dei bovini. A partire dal sequenziamento del genoma bovino, avvenuto nel 2004, molto è cambiato in questi anni, nella selezione dei bovini e delle bovine da latte.

La ricerca va avanti, gli studi procedono a ritmi sempre più incalzanti, e così, può accadere – ben prima che i benefici della selezione genetica siano sufficientemente diffusi (le resistenze sono ancora molte, da parte di tanti allevatori) – di ritrovarsi a scoprire che proprio la genomica vada incontro agli allevatori anche sul fronte della qualità del latte. Il progresso annunciato riguarda un nuovo approccio analitico, e la riduzione dei tempi e dei costi necessari a individuare quali capi in un allevamento – anche di centinaia di soggetti – abbiano una mastite (processo infiammatorio a carico della mammella, ndr) in corso.

È così che in Francia la cooperativa Clasel, nata negli anni ‘60 per sostenere gli allevatori verso il miglioramento del latte attraverso la ricerca scientifca, ha comunicato, giorni orsono, un’innovazione rivoluzionaria nel campo dell’individuazione di soggetti con cellule somatiche alte.

A quanto riferito dai responsabili della Clasel, d’ora in avanti sarà possibile conoscere il conteggio delle cellule somatiche di ciascun capo analizzando semplicemente il latte di massa, attraverso un protocollo di analisi denominato GenoCellules©. Per fare questo, sarà necessario però aver effettuato preventivamente la genotipizzazione di ogni soggetto presente in stalla. Fatto ciò, il latte di massa potrà rivelare quali capi sono interessati da uno stato infiammatorio in atto. Questo perché il Dna è specifico – e riconoscibile – per ogni singolo soggetto, e per tutte le sue cellule.

«L’interpretazione dei risultati delle analisi del latte di massa», ha precisato Jean-Bernard Davière, responsabile R&D della Clasel, «richiede che l’allevatore comunichi innanzitutto alla nostra piattaforma web le principali informazioni sul latte e sulle vacche coinvolte nella mungitura: la quantità di latte prodotto per capo, se la mungitura è quella della mattina o della sera, la quantità di latte del prelievo e la data del campionamento». «In assenza di un misuratore di latte», ha poi aggiunto Davière, «la produzione di latte individuale è stimata dal latte presente nel serbatoio e dalla fase di lattazione in cui si trova ciascuna vacca».

Alla fine della mungitura, il singolo campione del latte di massa viene recuperato tramite una siringa di plastica e inviato al laboratorio Agranis in Mayenne, in una busta imbottita e pre-stampata, senza essere né refrigerato né congelato. L’analisi del genotipo del campione viene effettuata in tre giorni lavorativi. Mentre in una settimana circa sarà possibile conoscere – via e-mail – quali soggetti abbiano in atto un processo infiammatorio a carico della mammella (mastite, mastite acuta, mastite subclinica, etc.).

Il prezzo del servizio non è stato ancora ufficializzato, ma, stando a quanto trapelato dalle prime indiscrezioni, la tariffa dovrebbe essere competitiva da subito e sarebbe destinata a ridursi nel tempo, come già accaduto con i costi della genotipizzazione – attualmente attorno ai 40€ per capo – che inizialmente costava tre o addirittura quattro volte in più rispetto alla cifra suddetta.

16 ottobre 2017