Roma dice grazie ai pastori per il recupero della Tomba Barberini

La Tomba Barberini, giunta a noi grazie all’uso che ne hanno fatto i pastori nei secoli, si presenta così dopo il restauro

Pastori custodi: la definizione si è diffusa negli ultimi anni attorno alla necessità – più o meno sentita, e incentivata dagli aiuti comunitari – di salvare animali a rischio d’estinzione. Esistono quindi dei pastori – come anche degli allevatori – che, “custodendo” magari pochi capi, contribuiscono al mantenimento in vita di una razza.

Allevatori e pastori che più in generale – lo ricordiamo spesso nel raccontare del loro lavoro – operano anche un prezioso presidio di territori spesso marginali, ma che ancora oggi purtroppo soffrono dei retaggi legati all’ignoranza di chi spesso li giudica senza conoscerli, accostando a loro varie problematiche sociali (dalla diffusione delle zecche nei giardini di città alla responsabilità degli incendi in montagna: due esempi nell’ampio corollario di accuse mai documentate, ndr) senza riconoscergli alcun merito dei molti che hanno.

Il restauro del pavimento a mosaico della Tomba Barberini

A guardar bene,però, se ci volgiamo ad osservare il nostro passato, non sarebbe neanche difficile riconoscere proprio nel moderno pastoralismo molti valori che sarebbero ancora preziosi al mondo d’oggi, e in questo senso e in questi giorni sono l’archeologia e il recupero di beni culturali remoti a dirci di loro.

Un restauro facile facile

La notizia arriva da Roma, dove – dopo una importante e accurata opera di restauro – è stata annunciata l’apertura al pubblico del Sepolcro dei Corneli, più conosciuto con il nome di Tomba Barberini. «Il monumento», ha spiegato l’archeologa Francesca Montella, responsabile del recupero, «è ben conservato, in quanto nei secoli è sempre stato utilizzato come ricovero, per attività agricole e di pastorizia, fino all’800».

Uno degli affreschi della Tomba Barberini

Vale a dire che – rimanendo in uso sino ad epoca relativamente recente – è giunto a noi in un buono stato di conservazione, grazie proprio al fatto di essere stato utilizzato, e quindi manutenuto e preservato sia dall’affronto del tempo (infiltrazioni d’acqua) che dalla predazione dei ladri di opere d’arte (il “mercato” dei reperti di epoca romana è tutt’oggi assai fiorente, ndr).

La Tomba Barberini, che si trova all’interno del Parco Archeologico di via Latina, sarà parzialmente visitabile (l’edificio fuori terra in laterizi, risalente al II secolo d.C., ricco di decorazioni policrome e affreschi) dai primi di novembre, su prenotazione e con l’accompagnamento di una guida. Entro il 2018 verranno aperti al pubblico anche il piano ipogeo e la camera funeraria.

«Il recupero», ha sottolineato Francesca Montella, «è costato all’incirca 250mila euro». Molti di meno di quelli che si sarebbero dovuti spendere se il manufatto non fosse passato per le mani dei pastori.

30 ottobre 2017

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