Uscito giorni fa in libreria, edito da Contrasto, “Di bestie e di animali” è un libro non comune, che racconta il rapporto tra uomo e animale attraverso le stimolanti chiavi di lettura di un maestro della fotografia che ha attraversato gli ultimi cinquanta anni della vita italiana, Ferdinando Scianna, e la poetica di Franco Marcoaldi, già autore, nel 2006, di “Animali in versi” (Einaudi).
Entrambi, Scianna e Marcoaldi, hanno nel tempo stratificato archivi imponenti – di immagini e pensieri in rima – in cui il mondo animale è sempre stato presente, acquisendo via via nel tempo un peso sempre più rilevante. Il ruolo dell’animale – cane, vacca, pecora o gatto, vero o finto, vivo o morto che sia – si intreccia con quello del genere umano, e si completa nel rapporto speciale che donne, uomini e animali hanno saputo costruire sin qui, in un viaggio lungo millenni.
“Di Bestie e di Animali” è il racconto poetico di una atavica coesistenza tra l’essere-umano e l’essere-animale. Dalle comunanze e dalle discordanze tra gli autori è scaturito questo strumento di riflessione e osservazione verso il mondo animale, un libro in cui l’essenziale e a volte crudo bianco e nero di Scianna si accosta alle poesie di Marcoaldi da cui riecheggiano favola esopica e miti della classicità, e a una selezione di testi di autori come Berger, Canetti, Coetzee, Cortázar, Kundera, Ortese.
Intervistati dall’agenzia giornalistica Ansa, Scianna e Marcoaldi hanno spiegato cosa li abbia portati negli anni a essere tra i più raffinati e attenti narratori del mondo animale nel nostro Paese, e il perché di questa opera comune.
«Vengo», ha sottolineato Scianna, «da un mondo contadino, tutto animalesco. I lavori nella campagna avevano l’animale come presenza fondamentale, era funzionale in una fratellanza che non confondeva mai i piani. L’asino era la moto Ape di mio nonno. Il primo dolore della mia vita è stata la morte del mio cane, ma non mi sarebbe mai venuto in mente di farlo dormire nel mio letto. Si rispetta di più un cane a cui dai il cibo in scatoletta o a cui dai i resti della tua tavola?».
Nel completare la presentazione dell’opera, Marcoaldi ha tenuto a puntualizzare la differenza tra bestie e animali: «Le bestie», ha precisato il poeta, sono creature che hanno una loro vita autonoma, indipendente, non legata allo sguardo dell’uomo. Gli animali invece possono essere addomesticati dallo sguardo umano. Il titolo di questo libro è felice perché restituisce in modo icastico l’idea di doppio sguardo e di incroci infiniti, perché gli universi non sono separati. Due modalità diverse di relazione tra l’uomo e queste creature così vicine e abissalmente lontane da noi».
Poetica delle immagini e poetica della parola
Sul senso di un libro in cui la poetica delle immagini si accompagna alle immagini evocate dalla poesia, Scianna ha voluto chiarire il suo punto di vista: «Un libro per me è il luogo dove prendono senso le fotografie e le tue esperienze. Sono 15 anni che faccio sempre lo stesso libro, su quello che si mangia, sui luoghi. Ho provato a fare quest’ultimo da solo, ma come arrivano le foto, così arrivano gli incontri», ha spiegato il fotografo siciliano. E quello con Marcoladi è stato un incontro di sensibilità che si sono confrontate in maniera dialettica, come testimoniano i diversi registri del libro, che muta nello scorrere della sua lettura.
In “Di bestie e di animali” ci sono i versi di Marcoladi, e spesso immagini e testi non coincidono. Ecco dunque la foto di due pesci morti difficili da identificare, fotografati a Siracusa nel 1976, che Marcoaldi presenta così: “chi sono questi due cadaverini gemelli ignari del trattato di Shengen che compunti ci guardano in tralice?” E poi, la foto di un cane con lo sguardo mesto, sempre scattata a Siracusa, ma nell’87, davanti a tre bare. E ancora il gregge di pecore in una piazza di Spagna deserta, a Roma, o la foto-emblema in assoluto, in cui il rapporto tra uomo e animale, o bestia che sia, è rappresentato come il cane che si morde la coda.
Quello tra noi, ha spiegato Scianna, “è stato un incontro e un confronto. Credo e spero che dia punti di vista diversi e molto mobili. La dialettica non è solo tra le immagini e le parole, ma anche tra un fotografo e un poeta che portano le loro comuni sensibilità che producono sentimenti, e ambiguità». «Faccio il fotografo perché le foto servono a raccontare il mondo e chi sei tu» nel mondo.
Animali che diventano cibo
In “Di Bestie e di Animali”, per gli autori, ci sono tutte le tonalità e le sfumature dei nostri diversi rapporti con gli animali. «Nelle foto c’è anche il problema della morte. Noi ammazziamo gli animali per mangiare. Oggi mi accade che quando mangio mi chiedo che cibo ho sul piatto. Sono ideologicamente vegetariano, ma mi piace mangiare carne. Siamo in un territorio di ambiguità» dice Scianna, alle cui parole Marcoaldi rilancia: «vogliamo raccontare questa complessità lasciandola tale. Non è un libro pedagogico. La varietà dei toni è quella della vita. La felicità dell’incontro è data proprio dalle parole che potenziano l’immagine e viceversa, e anche dall’autonomia dei due linguaggi.
27 novembre 2017