Come se non fosse bastato il latte simil-umano argentino da vacche modificate geneticamente, come se gli Omega-3 non fossero naturalmente presenti nell’erba dei prati, ecco qua che dalla Cina ci arriva un’altra “bella” novità dei ricercatori vocati al “business sopra ogni cosa”, che nell’arco di un lustro o due vogliono proporre al mercato un’alternativa ai latti addizionati “naturalmente” con… olii di pesce. Fantastico!
Nella sede della Inner Mongolia University di Hohhot, nella regione autonoma della Mongolia Interna, gli scienziati del laboratorio “Key State for Bio-manufacturing”, diretti dal professor Zhou Huanmin hanno annunciato pochi giorni fa la creazione di due vacche geneticamente modificate per la produzione di un latte più “salutare” per gli esseri umani.
Una delle due vitelline oggetto della ricerca – il suo nome è Lucks – «è nata due mesi fa e quando sarà adulta produrrà un latte con un contenuto basso (o nullo) di lattosio», secondo quanto assicurato dal professor Huanmin: «Lucks, che è di razza Holstein (Frisona), è sana e forte, quindi tutto lascia prevedere che su di essa verranno condotti i test necessari per valutare l’esito della ricerca, ovvero le reali qualità del latte».
L’obiettivo dei ricercatori cinesi è quello di creare entro cinque o al massimo dieci anni, un allevamento di questi bovini, per avere sufficiente latte destinato a produrre alimenti lattiero-caseari da vendere nei punti vendita della propria regione. «Questo tipo di latte», ha dichiarato il ricercatore alla stampa, «potrà essere bevuto anche dalle persone intolleranti al lattosio (in China il 90% circa della popolazione, ndr), che poi non è altro che lo zucchero presente nel latte».
Una seconda ricerca, sempre cinese, è stata invece condotta nel “Key Laboratory for Mammalian Reproductive Biology and Biotechnology” della stessa regione. Condotta dal professor Guang-Peng Li e destinata alla produzione di un latte con Omega-3, è stata pubblicata dal periodico Transgenic Research e consiste nell’aver creato una mucca che possa produrre latte con alti livelli di acidi grassi polinsaturi, indispensabili per il corretto funzionamento dell’organismo.
Dalle prime voci trapelate, il latte del gruppo di lavoro del professor Guang-Peng Li conterrebbe una quota di Omega-3 quattro volte superiore alla norma e su questo il responsabile della ricerca si è limitato a dire che «il risultato dell’esperimento indica che gli animali transgenici sono in grado di produrre carne e latte più ricchi di Omega-3 e potrebbero soddisfare la crescente domanda di acidi grassi polinsaturi».
Le due ricerche stanno destando il più vivo allarme in larga parte del mondo scientifico, nelle associazioni dei consumatori e in quelle per i diritti etici, dell’ambiente e degli animali, e si spera che il giusto e fondato allarme su queste sperimentazioni possa portare i legislatori ad adottare i provvedimenti cautelativi necessari per garantire la salute pubblica.
Secondo la dottoressa Helen Wallace, direttrice dell’associazione no-profit Genewatch, «esiste un problema di sicurezza alimentare perché la manipolazione genetica interferirebbe con i naturali percorsi biologici dell’animale tanto da creare anche altre sostanze nutritive, alcune delle quali nocive».
«È assurdo finanziare ricerche del genere», ha proseguito la Wallace, «perché quel denaro potrebbe essere investito in ben altro modo, ad esempio per lo sviluppo di metodi alternativi alla sperimentazione animale e per progetti finalizzati alla salute dell’uomo. Trovo anche illogico, creare bovini geneticamente modificati quando il 24% della superficie terrestre è occupata, direttamente o indirettamente, da essi. In Australia, la popolazione bovina supera quella umana del 40%. In Sudamerica ci sono mediamente nove vacche ogni dieci persone».
23 giugno 2012