La catena dei fast food Usa Wendy’s – oltre 6mila punti vendita nel mondo – l’aveva già esclusa dalla lista dei propri fornitori per una, due, tre volte. E oggi si può ben comprendere come questo possa essere accaduto: oggi che è esploso lo scandalo si riesce a capire molto di questa orribile vicenda, e di quanto gira attorno ad essa.
Nell’occhio del ciclone c’è l’allevamento della Bettencourt Dairies di Murtaugh, nell’Idaho, e l’accusa che le viene rivolta è delle più infamanti e delle meglio documentate sinora, grazie ad un video pubblicato su YouTube dal movimento animalista Mercy for Animals. In esso è racchiuso un vero e proprio campionario di violenze inaudite: dai calci alle percosse inferte alle povere vacche, ora con le mani nude, ora con dei bastoni, o con gli elementi mobili delle “autocatture” presenti nelle stalle.
Il video di denuncia, disponibile su YouTube, è stato presentato mercoledì scorso e ha rivelato particolari raccapriccianti, la cui visione (possibile cliccando qui) è sconsigliata ad un pubblico sensibile alle scene particolarmente cruente (al minutaggio 2:37-2:41 una vacca fratturata a seguito dei maltrattamenti). Per realizzarlo, la Mercy for Animals era riuscita ad infiltrare di recente un proprio attivista tra i dipendenti della Bettencourt Dairies.
La pubblicazione del video e il clamore che esso ha scatenato hanno permesso all’associazione animalista di richiedere ufficialmente alla Wendy’s di non rifornirsi più dalla Bettencourt Dairies, e a quest’ultima di adottare sino in fondo le linee-guida del benessere animale e la tolleranza zero nei confronti del proprio personale. E hanno poi precisato che il latte di questi animali viene acquistato dalla Jerome Cheese (Davisco Foods International) che a sua volta è tra i fornitori della Wendy’s, e della Burger King.
Per la catena di fast food statunitense il contraccolpo può costare caro in termini d’immagine e di vendite, e così la compagnia è corsa a precisare che “ogni fornitore della nostra azienda è stato sollecitato ad osservare la massima attenzione alle proprie fonti di approvvigionamento e al benessere animale reale praticato nelle stalle”. Ma il dubbio rimane ed è molto ben fondato: il mondo della zootecnia intensiva o industriale, puntando alla quantità a tutti i costi (in primo luogo a spese degli animali; secondo poi a spese dei consumatori, per l’infima qualità del prodotto) si avvale di collaboratori sottopagati, che scaricano le loro frustrazioni sulle vacche presenti in quelle stalle-lager.
La grande eco che il documento ha destato (70mila le visualizzazioni in meno di tre giorni) ha costretto la proprietà dell’azienda a rilasciare alla stampa le prevedibili dichiarazioni di circostanza: “siamo scioccati noi stessi”, ha avuto l’ardire di affermare la co-proprietaria Sharon Bettencourt, che ha proseguito con un poco credibile “è stato un incidente isolato; noi amiamo i nostri animali”.
A seguito della denuncia della Mercy for Animals, la Bettencourt Dairies ha dichiarato di aver “licenziato cinque dipendenti, migliorato la sorveglianza nelle stalle e stabilito un più rigoroso protocollo operativo”. Tutto starà a vedere se e quanto questo giro di vite durerà e quante e quali altre società come questa giungeranno, negli Stati Uniti e in altre parti del mondo, a perpetrare questa ignobile barbarie.
13 ottobre 2012