Frusinate sotto scacco di industrie e inquinamento

13 gennaio 2009 – Belle gatte da pelare per la Regione Lazio e per l’immagine dei suoi prodotti agroalimentari : a meno di un mese dal lancio sul mercato della mozzarella di bufala Colossella, una serie di storie tutt’altro che edificanti vengono battute dalle agenzie di stampa a ritmo incessante (negli ultimi giorni, in pratica ogni giorno) per trovare poi spazio sui maggiori quotidiani e nei tg regionali.

Notizie che raccontano di allevatori affamati dalle industrie, che offrono 70 centesimi al litro per il latte di bufala («e noi non ci copriamo neanche le spese», gridano all’unisono gli interessati) e 41 per quello vaccino, con una Centrale del Latte di Roma che, dopo mesi di gioco al ribasso, decide che dal prossimo marzo potrà fare a meno dei conferitori ciociari, di fronte ai quali adesso si apre adesso il baratro della chiusura.

Ma è di questi giorni anche l’esito delle indagini sulla situazione sanitaria della Valle del Sacco, dove nel luglio del 2005, attorno al Rio Santa Maria, uno degli affluenti del Sacco, venticinque mucche morirono avvelenate dall’esaclorocicloesano finito nell’acqua stessa e nei terreni dei pascoli attigui. La sostanza, componente di un insetticida prodotto in uno degli stabilimenti della zona, già bandito dal 2001, ha la proprietà di accumularsi nell’organismo senza che questo riesca ad eliminarla né metabolizzarla, e può causare nel tempo patologie, alcune molto gravi e non del tutto note, a carico del sistema neurologico, ma anche linfomi di Hodgins, diabete, e danni per le gestanti e i nascituri.

Sinora le analisi, condotte dal Dipartimento di Epidemiologia della Asl Roma E, si sono concentrate su trecento delle persone che per un anno almeno abbiano vissuto nel raggio di un chilometro dalla zona inquinata, e il loro esito, ufficializzato nei giorni scorsi, è che la metà di essi è stata contaminata in maniera seria, attraverso l’assunzione di carni, latte, verdure, latticini, e formaggi prodotti in zona, più che dell’acqua delle condutture e dei pozzi.

A breve le indagini si concluderanno con le analisi cliniche di altre settecento persone, e consentiranno di valutare la dimensione del caso, e gli interventi a sostegno di chi abbia abitato o abiti ancora in quell’area. Già si vocifera che il programma di monitoraggio verrà condotto vita natural durante sui malcapitati, con accertamenti clinici biennali, mirati a intervenire sui soggetti che dovessero manifestare nel tempo evidenze patologiche.

Come se questo non bastasse, è giunta, nelle scorse ore, la denuncia della vicepresidente dell’Assemblea Provinciale frusinate del Partito Democratico, Eleonora Mattia sulla condizione generale in cui versano ampie aree della provincia, assediate da una mega discarica, un impianto di produzione di carburante da rifiuti, dalla pratica di bruciare pneumatici, dalla presenza di industrie chimiche e cementifici.

In questo contesto negli ultimi anni sono stati abbattuti oltre cinquemila capi di bestiame e sequestrati ripetutamente latte e formaggi con concentrazioni di inquinanti di gran lunga superiore alla soglia di guardia.

Una situazione assai critica, quindi, che riporta alla ribalta la problematica degli insediamenti industriali di particolare impatto ambientale, soprattutto laddove nelle aree in questione si trovino centri abitati e siano praticate e si pratichino attività agricole, pastorali e zootecniche.