Listeria e allerta Rasff: il Ministero della Salute fa chiarezza

Il formaggio ritirato per listeria nei giorni scorsi in dodici Paesi inclusa l'ItaliaL’argomento è uno di quelli su cui si basa la più squallida retorica industrialista e igienista, sempre pronta ad attaccare chi produca formaggio a latte crudo: alcune delle zoonosi più gravi e diffuse – quali la listeria (listeria monocytogenes, al centro di questa brutta vicenda) e l’escherichia coli – vengono troppo spesso usate come vere e proprie clavi contro i piccoli produttori rurali, contro il latte crudo e il loro pubblico. Come a dire “le garanzie che possiamo offrire noi, da loro non puoi trovarle, quindi – se consumi quei prodotti – prenditi il rischio che ne deriva”.

E invece no, invece anche l’industria, che mortifica il latte pastorizzandolo per trarne anonimi formaggi, corre il rischio di immettere sul mercato delle vere e proprie bombe batteriologiche in grado di creare insidie sanitarie. E di uccidere. Lo dimostra ancora una volta un’allerta alimentare per un formaggio pastorizzato di produzione industriale contaminato da listeria monocytogenes (il Briques de Jussac della Fromagerie de Jussac) occorso negli ultimi giorni di dicembre, che ha riguardato dodici Paesi inclusa l’Italia (Andorra, Austria, Belgio, Francia, Germania, Libano, Spagna, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Vietnam) e alcune tra le più grandi catene della Gdo presenti anche da noi (Auchan, Carrefour, Leclerc, Metro e altre ancora). Per chi volesse verificare i lotti e le scadenze dei prodotti “incriminati” destinati al mercato italiano, basta cliccare qui, mentre per l’elenco completo, riguardante anche gli altri Paesi, cliccare qui.

A divulgare l’allarme, all’estero, si erano impegnate già durante l’ultimo giorno dell’anno decine di testate web tra cui alcune governative, come quelle svizzera e lussemburghese. Da noi invece il silenzio, sinché, nel giorno del’Epifania ilfattoalimentare.it – attraverso la penna di Roberto La Pira – non ha tuonato i suoi strali contro le carenze del sistema di allerta italiano e in particolare contro il Ministero della Salute, giungendo ad affermare che “…in Italia di solito tutto tace, ma non bisogna meravigliarsi. Il Ministero della salute contrariamente a quanto si fa in altri Paesi, non diffonde queste notizie. Le catene di supermercati che dovrebbero per legge informare i clienti, raramente diramano gli allerta e, solo in casi eccezionali, provvedono ad appendere dei cartelli per avvisare la  clientela nei negozi. Anche i produttori da noi in genere “dimenticano di avvisare i clienti”…”.

Accusa non da poco, se si considera che l’Italia non soffre di particolari fenomeni sanitari legati alle zoonosi (di recente un caso per trichinella dovuta all’ingestione di carne cruda di cinghiale, frutto di una battuta di caccia, non controllata quindi dal servizio sanitario nazionale).

Sull’onda della curiosità alimentata dalle accuse di La Pira, la nostra redazione è andata a chiedere lumi all’Ufficio Stampa del Ministero della Salute. Ci ha risposto il dottor Silvio Borrello, direttore generale della Direzione competente sulla Sicurezza Alimentare, che qui ringraziamo per la premurosa disponibilità:

QualeFormaggio: Come vengono gestite in Italia le allerta Rasff?

Silvio Borrello: La base legale del RASFF è il Regolamento Comunitario 178/2002, all’articolo 50. Il Regolamento istituisce il sistema rapido di allerta sottoforma di network in cui sono coinvolti: gli Sati Membri con i punti di contatto designati dalla Commissione, la Commissione Europea DG SANCO con sede a Bruxelles,  che è l’amministratore del sistema di rete, l’EFSA.

Ogni qualvolta uno Stato Membro  è a conoscenza di un serio rischio diretto o indiretto per la salute del consumatore, derivante da un alimento o dai mangimi, questo informa immediatamente, con una notifica di allerta, la Commissione Europea tramite il sistema RASFF, conformemente alle disposizioni di applicazione relative al sistema di allarme rapido per gli alimenti ed i mangimi emanate con il Regolamento europeo CE n.16 del 10 gennaio 2011.

Gli Stati Membri comunicano alla Commissione attraverso il sistema rapido di allerta ogni misura che è stata adottata per limitare il rischio per il consumatore, comprese le misure di ritiro ed eventuale richiamo del prodotto messe in atto dall’operatore del settore alimentare (OSA), conformemente a quanto stabilito dagli articoli 18, 19 e 20 del Regolamento 178/2002. Infatti, è l’OSA il responsabile della sicurezza dei prodotti immessi sul mercato. Queste misure sono inoltre oggetto di verifica da parte delle autorità competenti locali, come disposto dalle linee guida nazionali sulla gestione operativa del sistema di allerta rapido, di cui all’intesta Stato-Regioni del 13 novembre 2008. E’ responsabilità  della autorità competente locale imporre all’operatore inadempiente le procedure relative al ritiro/richiamo, con provvedimento sanzionatorio come disposto dal D.L.vo 190/2006.

QF: Risponde a verità il fatto che il vostro ministero non diffonde allerta attraverso i media e, se “sì”, perché?

SB: Nel caso dell’allerta per Listeria monocytogenes in formaggi dalla Francia, le Autorità sanitarie preposte all’effettuazione delle indagini sul territorio sono state immediatamente allertate e invitate a verificare l’avvenuto ritiro dal mercato e richiamo del prodotto al consumatore. Gli Assessorati hanno comunicato gli esiti delle verifiche, assicurando che erano state adottate tutte le misure necessarie per  minimizzare il rischio e mettere in sicurezza i prodotti.

A seguito dell’emergenza  sanitaria relativa al vino al metanolo, è stato emanato il Decreto Legge 18 giugno 1986, n. 282, convertito nella Legge 7 agosto 1986, n. 462 ,concernente misure urgenti in materia di prevenzione e repressione delle sofisticazioni alimentari. Tale normativa, oltre a disporre una serie di misure di controllo a tutela della salute pubblica, che rafforzano la normativa già esistente, ha istituito presso il Ministero della Salute “l’elenco pubblico delle ditte commerciali e dei produttori che abbiano riportato condanne con sentenza passata in giudicato per reati di frode e di sofisticazione alimentare”. Quindi i limiti dell’informazione al consumatore sono dettati dalla norma sopracitata;tuttavia il Ministero pubblica da una informativa diretta ai consumatori nel caso in cui esista un immediato rischio e non siano state adottate, come previsto dalla normativa comunitaria le azioni per garantire la sicurezza degli alimenti.

Sul sito istituzionale comunicati rivolti ai consumatori quando le misure adottate dall’OSA, e successivamente dalle autorità competenti, potrebbero non essere sufficienti a salvaguardare la salute del consumatore, come ad esempio nei casi di vendita attraverso internet di alimenti o integratori alimentari contenenti sostanze pericolose, il riscontro di tossina botulinica in alimenti, la sofisticazione di alcolici di incerta origine (come metanolo in vodka) ecc.

QF: Come si può ritenere sufficiente che siano i punti vendita interessati ad informare i propri consumatori con cartelli esposti nei loro locali e/o annunci sui propri siti web (ovvero – cosa assai rara visti i costi – su pochi quotidiani)?

SB: Relativamente all’episodio in questione, citato da “Il fatto alimentare”, si precisa che in data 28 dicembre 2012 il punto di contatto francese per il sistema rapido di allerta RASFF ha segnalato alla Commissione europea il riscontro di Listeria monocytogenes in diverse tipologie di formaggio a base di latte pastorizzato di pecora, capra e bovino. Le analisi sono state condotte in autocontrollo dal produttore francese Fromagerie de Jussac. Dal momento che il produttore non era in grado di garantire i requisiti di sicurezza per Listeria monocytogenes, stabiliti dal Regolamento 2073/2005, per l’intera durata della shelf life, le autorità francesi hanno comunicato che il produttore ha disposto il ritiro dal mercato e il richiamo al consumatore di ogni lotto di formaggio fabbricato e non ancora scaduto a partire dal 26 dicembre 2012.

Contestualmente all’attivazione del sistema d’allerta, il punto di contatto francese ha fornito le liste di distribuzione che hanno interessato diversi Stati membri tra cui l’Italia. Questo Ministero ha immediatamente allertato gli Assessorati alla sanità delle Regioni, lavorando anche in giorni extralavorativi e al di fuori dell’orario di ufficio, come previsto dal Regolamento CE 16/2011. Gli Assessorati sono stati anche invitati a effettuare verifiche sul richiamo dei prodotti al consumatore. Proprio per ulteriore misura cautelativa, in alcuni casi è stato richiesto l’intervento del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute.

A seguito degli interventi effettuati, le Autorità sanitarie locali hanno verificato che i punti vendita avessero attivato le procedure di richiamo come riportato nella notifica di allerta francese.

QF: Conoscendo la gravità delle conseguenze su bambini, anziani, donne incinte, di chi si pensa potranno essere le responsabilità, nell’evenienza di non improbabili vittime? Responsabilità legali, risarcimenti?

SB: Come precedentemente esposto la normativa europea in materia di sicurezza alimentare ribadisce che la responsabilità dei prodotti commercializzati ricade sugli OSA lungo tutta la filiera alimentare.

Conclusioni – Come a dire, lavoriamo tanto tantissimo anche se non sembra (e nessuno lo mette in dubbio!) e agiamo in maniera efficace senza dare nell’occhio (e senza disturbare i soggetti interessati: dai produttori alle catene della Gdo. Certo, l’eclatanza di certi casi comporterebbe ricadute negative sulle vendite e l’occupazione, oltre che sull’immagine delle realtà coinvolte; ma questa è solo una nostra modesta chiave interpretativa).

Una cosa è certa, in sostanza: di sicuro sappiamo distinguerci dagli altri Stati europei. Noi, francamente, come consumatori, preferiremmo sapere per tempo e girare alla larga da certi rischi. Speriamo soltanto che con tante cose che vanno storte in questo Paese, almeno questa ci vada sempre bene.

12 gennaio 2013