Latte al tramonto in Europa. Il riscatto dei bovini arriverà dai reflui?

 Da alcune settimane è allarme aflatossine per il latte prodotto in buona parte degli Stati Europei. Dopo gli episodi rilevati anche in Italia (Liguria e Sardegna), che non hanno suscitato grandi clamori solo per il disinteresse della stampa, sono letteralmente esplosi dall'inizio di marzo dei veri e propri allarmi sanitari che hanno conquistato titoli rilevanti sui media internazionali, sul web e non solo.

Tra i più eclatanti quelli tedeschi, in Renania Vestfalia e in Sassonia (10 mila tonnellate di mais con tassi di tossine dieci volte più alti del limite massimo ammesso; leggi qui), aree di provenienza di molto latte esportato in Italia, e quello dei Paesi Balcanici, dove ora divampa un vero e proprio "scandalo aflatossine", da quando il Governo serbo, già in crisi, anziché dare rilevanza all'emergenza sanitaria ha preferito liquidare il problema decuplicando (leggi qui!) il limite massimo di queste tossine ammesso per legge (dallo standard europeo dello 0,05% allo 0,5%). Il dibattito nel Paese si è spostato quindi sul piano politico (con le accuse dell'opposizione, giunte tra i preparativi per un rimpasto di governo e le possibili elezioni anticipate) e da lì è rimbalzato su quello internazionale (in Olanda, dove il mangime serbo viene esportato; leggi qui, in lingua inglese).

In Italia intanto associazioni di categoria, tecnici di settore, mangimisti, maiscoltori si sono impegnati in una serie di conferenze, seminari, incontri tutti tesi a minimizzare, indicare soluzioni – alcune più accettabili, altre meno – e cercare prospettive di riscatto per una produzione 2012 largamente compromessa e soprattutto per valutare i possibili rimedi per la prossima campagna di semina. Nel bailamme generale non sono mancate le richieste di adeguamento agli elevatissimi limiti concessi dalla statunitense Fda (Food and Drugs Administration; leggi qui e qui).

E mentre nel Vecchio Continente il latte vede crollare quindi il proprio appeal per queste allarmanti nuove (e per la "guerra santa" lanciata dal proselitismo vegano), altre produzioni meno "nobili" della specie bovina (i cosiddetti "liquami"), che hanno sinora rappresentato gravi problemi d'impatto ambientale nelle produzioni intensive, vedono arrivare notizie di possibili riscatti da Paesi come la Nigeria, l'India, l'Indonesia, in cui giovani studenti e ricercatori hanno rivelato la possibilità di ottenere energia elettrica e medicamenti dalle urine e persino un deodorante dalle feci. Leggere per credere!

16 marzo 2013