Scandali come ciliegie: uno tira l'altro, a quanto pare. Partendo dalle indagini che hanno coinvolto decine di realtà dell'agro–alimentare europeo nel recente affaire "carne di cavallo", e tornando a ispezionare strutture in esso coinvolte, gli ispettori sanitari francesi sono nuovamente intervenuti sulla Spanghero di Castelnaudary (nella Languedoc, al sud della Francia) nei cui locali hanno reperito alcune tonnellate di carne ovina di origine e circolazione incerte. Le voci più accreditate parlano di carni di provenienza britannica transitate dall'Olanda, spolpate meccanicamente dalle carcasse nel Paese d'origine, secondo una pratica vietata nell'Unione Europea già dai tempi della "mucca pazza" (regolamenti 999/2001 e 1923/2006).
Purtroppo, e come spesso accade in questi casi, molta stampa – anche italiana – si è lanciata sulla vicenda al solo scopo di far clamore e di irretire qualche lettore in più. Da stigmatizzare titoli come "Carne proibita: adesso tocca alla pecora" (Panorama.it), che per la loro genericità e per l'assolutezza dell'affermazione non possono che fare del male ad un settore come quello pastorale, già in forte crisi per mille altri motivi. Fare comunicazione dovrebbe significare l'offerta di un servizio ai propri lettori, al pubblico, ai consumatori, e non la speculazione sulle loro paure col fine assai poco nobile di incentivare le vendite dei giornali.
La carne ovina italiana è sana, va consumata, va acquistata da chi può garantirne la provenienza, il metodo di allevamento e la salubrità. La carne di pecora e di agnello allevati in maniera tradizionale fa inoltre bene alla salute in quanto vettore di nutrienti preziosi (grassi polinsaturi, antiossidanti, vitamine) oltre che di nobili proteine, alla stregua dei formaggi provenienti da latte di animali al pascolo.
In merito alla vicenda mediatica, e proprio per confutare il rischio di infondate psicosi, il Ministero della Salute ha diramato un comunicato che sottolinea come "in riferimento alle notizie provenienti dalla Francia sulla carne di pecora macellata in Gran Bretagna con la tecnica della separazione meccanica – che non è autorizzata per queste tipologie di animali – il Ministero della Salute precisa che le indagini sulla tracciabilità escludono la commercializzazione del prodotto sul mercato italiano. Il Ministero della Salute era stato informato dal sistema di allerta della Commissione Europea''.
23 marzo 2013