Un terzo dei tumori che si registrano in Italia sarebbero causati dai "nuovi stili alimentari" e più in generale da un'alimentazione spesso errata, e dalle insidie contenute nei prodotti globalizzati. Se a questo si aggiunge la crescente sedentarietà, il problema appare nel suo più crudo spessore.
Ne hanno parlato alcune tra le massime autorità della scienza oncologica nazionale, riunitesi venerdì scorso a Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, per il convegno "Alimentazione, stili di vita e cancro: la parola agli esperti", patrocinato da Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica). Oltre a ribadire la necessità di riconquistare un'alimentazione e degli stili di vita in grado di contrastare l'insorgenza del cancro, i relatori hanno presentato i dati regionali, esemplificando una situazione generalizzata, che non lascia margini all'ottimismo: annualmente si registrano poco meno di quindicimila nuove diagnosi tumorali (54% uomini; 46% donne) e quasi ottomila decessi, mentre sono oltre novantamila le persone colpite da neoplasia.
«Il 25% dei casi di cancro al colon-retto», ha sottolineato il presidente del convegno Saverio Cinieri, che dirige la divisione di oncologia medica all'Asl di Brindisi, «il 15% di quelli alla mammella e il 10% di quelli che colpiscono prostata, pancreas ed endometrio potrebbero essere evitati aderendo alle indicazioni della dieta mediterranea».
Oltre all'alimentazione, secondo Cineri, esistono altri fattori da considerare, a cominciare da «uno stile di vita in cui contano anche gli orari regolari dei pasti, le quantità limitate di cibo, il movimento regolare». Infatti, una cattiva abitudine può render vana anche un'alimentazione corretta: ad esempio, «le verdure possono esercitare sì un'azione protettiva nei confronti del tumore del polmone, ma tale beneficio può essere insufficiente se la persona che le consuma regolarmente è un accanito fumatore».
Il convegno, strutturato in cinque sessioni, con l'intervento di oncologi, nutrizionisti e cuochi ha toccato tra gli altri i temi delle produzioni "a chilometro zero" (di nessun valore se provenienti da coltivazioni non biologiche o biodinamiche), del ruolo di vino ed olio extra vergine d'oliva, dell'obesità come complicanza per molti tumori, e del cancro del polmone e del colon-retto (quest'ultimo argomento con il contributo di due cuochi che hanno presentato il valore di alcune contaminazioni etniche). Sullo sfondo di molte trattazioni il valore indiscusso della dieta mediterranea, che ha anche nel latte e nei suoi derivati provenienti da animali allevati al pascolo vari fattori di contrasto all'insorgenza di tumori, dal Cla (Acido linoleico coniugato) agli sfingolipidi, tanto per citarne due.
16 settembre 2013
Per approfondire:
G.A. Gagliostro – Latte e latte funzionale: differenze abissali (pdf 831kb)
G.A. Gagliostro – Dieta delle bovine e functional foods: i risultati della ricerca (pdf 471kb)
G. Maggio, M.A. Di Napoli – Il grasso del latte e le nuove frontiere della salute (pdf 1,7Mb)