L'opera di trasformazione dell'ambiente montano attuata dall'uomo nei millenni, e più in particolare la pratica del pascolamento, sono un baluardo alla perdita di biodiversità e all'inselvatichimento delle terre alte. Sembrerebbe una risposta all'imperversare della sciatta idea vegan-animalista secondo cui l'uomo sfrutterebbe gli animali da reddito, ma è una delle conclusioni a cui induce il bel progetto sulla "Conservazione e recupero delle praterie xero-termiche(1) della Valle di Susa mediante la gestione pastorale". Lo studio, realizzato nell'ambito delle attività di Life+ (strumento finanziario per la politica ambientale comunitaria) verrà presentato venerdì prossimo 22 novembre presso la Sala Consiliare del Comune di Bussoleno.
Il progetto, che avrà un respiro di cinque anni, prevede il recupero delle praterie, dove si trovano specie vegetali rare, attraverso il taglio degli alberi e degli arbusti che le hanno invase ma anche con il recupero delle attività pastorali. Centocinquanta ovini, acquistati dal Parco, verranno dati in gestione ad un pastore e fatti pascolare in aree che saranno dotate di sentieristica di accesso, punti di abbeveraggio e di ogni servizio che si renda necessario per tale attività. L'auspicio è che, superati questi cinque anni, si potranno creare le condizioni per un mantenimento di questa attività: che essa possa essere remunerativa per il pastore e replicabile in altri terreni, coinvolgendo nel tempo in maniera più ampia altre comunità locali.
"Le azioni di conservazione in programma", spiegano i responsabili dell'attività, "sono quelle necessarie per mantenere o ripristinare gli habitat naturali e le popolazioni di specie di fauna (con particolare attenzione per gli uccelli) e di flora selvatiche in uno stato soddisfacente".
L'area del progetto corrisponde ad un comprensorio pastorale presente nell'Orrido di Chianocco e Foresto e si estende per una superficie di 1250 ettari, nei comuni di Bussoleno (49%), Mompantero (35%), Chianocco (9%) e Susa (7%), riguardando sia proprietà private (80%) che comunali (20%). Le straordinarie peculiarità di quest’area delle Alpi Occidentali è determinata dalla combinazione di terreni e clima particolari, con substrati prevalentemente calcarei e clima arido e ventoso, da cui deriva la definizione di "Oasi xerotermiche".
La principale valenza naturalistica che ha motivato la costituzione delle Riserve Naturali è legata alle particolarità climatiche e geologiche che hanno portato alla conservazione delle praterie aride e di molte specie stenomediterranee e steppiche che si trovano al di fuori dal loro areale “tradizionale”. Il clima locale, caratterizzato da basse precipitazioni, vento frequente e temperature che raramente scendono sotto lo zero termico, hanno creato un habitat ideale per queste comunità.
Le formazioni erbose di questo territorio sono caratterizzate dalla compresenza, eccezionale per il territorio piemontese e alpino, di entità steno/eurimediterranee (Fiordaliso ovoide o Leuzea conifera; Lino minore o Linum strictum; Ononis minutissima), di specie di origine steppica, (Millefoglio giallo o Achillea tomentosa; Crupina vulgaris) e di endemiche (Ephedra helvetica, Brassica repanda e Campanula bertolae, oltre alla presenza di numerose specie di orchidee). Dal punto di vista zoologico è rilevante la presenza di alcune specie di uccelli nidificanti (il cui ciclo vitale è strettamente legato alle praterie xeriche) e di alcuni insetti. Tra queste si ricordano l’ortottero Stregona dentellata o Saga pedo, alcuni lepidotteri (Falena dell'edera o Callimorpha quadripunctaria; Farfalla apollo o Parnassius apollo; Maculinea del timo o Maculinea arion; Ninfa delle torbiere o Coenonympha oedippus, quest'ultima tra le farfalle a forte rischio di estinzione) e numerosi uccelli (il Calandro o Anthus campestris; l'Aquila reale o Aquila chrysaetos; il Gufo reale o Bubo bubo; il Falco pellegrino o Falco peregrinus; la Tottavila o Lullula arborea; la Coturnice "delle Alpi" o Alectoris graeca saxatilis; il Biancone o Circaetus gallicus; l'Ortolano o Emberiza hortulana; l'Averla piccola o Lanius collurio; Falco pecchiaiolo o Pernis apivorus).
Perché gli ovini
La scelta della specie animale (ovini, anziché bovini, caprini o equini) risponde all’esigenza di avere animali rustici, adatti a vivere in un ambiente difficile, con erbe dal basso valore foraggero, elevata rocciosità superficiale e poca disponibilità d’acqua. La scelta è caduta sugli ovini, preferiti ai caprini sia per il minor impatto su alcune arbustive tutelate (Ginepro rosso o Juniperus oxycedrus) sia per l'assenza nell’area di strutture per la trasformazione del latte. Inoltre, il pascolamento ovino (già praticato in passato in queste aree) dovrebbe essere maggiormente tollerato nel complesso dalle comunità vegetali se non addirittura utile alla dispersione dei semi tra diverse aree del pascolo, anche spazialmente isolate, con possibili positivi effetti in termini di conservazione. Per quanto riguarda la razza, si opterà per razze rustiche e adatte al pascolamento di aree marginali.
Gli animali acquistati nell’ambito del progetto – centocinquanta, di razze rustiche – saranno affidati in gestione gratuitamente a un’azienda privata per tutta la durata del progetto e anche oltre, garantendo una continuità nel tempo dell’azione.
Il gregge sarà attivamente impegnato sull’intera superficie sottoposta a questa gestione, secondo i tempi e le modalità definiti nel corso del progetto e per tutta la sua durata. Il pascolamento, grazie agli investimenti effettuati per animali e attrezzature sarà impiegato anche dopo la conclusione del progetto come strumento di conservazione dell’habitat. L’affidamento del gregge avverrà tramite bando pubblico tra le aziende che si impegneranno nelle gestione dell’habitat previa adesione del conduttore ai programmi di pascolamento e previo rispetto delle condizioni di incarico (affido gratuito, mantenimento dei capi in buona salute, divieto di abbattimento, rispetto delle indicazioni di pascolamento, benefit concessi, etc.)
Il gregge potrà pascolare gratuitamente nei settori di intervento e il pastore impiegherà i profitti realizzati con la vendita di agnelli e agnelloni (eccetto quelli destinati alla riproduzione) per compensare le spese di gestione e mantenimento degli animali per il resto dell’anno; non potrà invece in alcun caso macellare a scopo produttivo gli animali acquistati nell’ambito del progetto.
Ma i vantaggi potrebbero non limitarsi al futuro prossimo. È noto, infatti, come l'attività di conduzione al pascolo rappresenti una valida modalità di gestione conservativa di tali habitat e come nelle aree rurali esso sia importante sia per le economie locali, sia per mantenere il valore estetico dei siti a beneficio delle comunità. Nell’ottica di lungo periodo, gli enti locali potranno concedere l’uso del territorio a fronte del pagamento di una quota pascolo o, per esempio, di interventi di manutenzione laddove necessari.
Grazie ai miglioramenti realizzati e ai periodi di pascolamento previsti in fase di programmazione (primaverile e autunnale, con la finalità di preservare le orchidee e le specie stenomediterranee rare), le praterie potrebbero infatti diventare nuovamente appetibili per le greggi transumanti, con i benefici dei relativi introiti per i comuni e i proprietari dei beni.
"Il progetto", sottolineano i suoi responsabili, rende merito all’"importanza delle attività agro-pastorali nella conservazione della natura", per cui l'auspicio è che il successo di tale azione "possa stimolare la realizzazione di simili attività in futuro in altre aree protette".
18 novembre 2013
Per informazioni sull'incontro del 22 novembre:
Luca Giunti
Ente di Gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie
tel. 0122.47064
e-mail: giunti.alpicozie@ruparpiemonte.it
Per scaricare la locandina dedicata all'incontro (pdf, 508kb) clicca qui
Per scaricare la sua bruchure (2,6Mb ) clicca qui
Per altre informazioni, visita il sito dedicato al progetto
(1)Dall'Enciclopedia Treccani: xerotèrmico agg. [comp. di xero- e -termico] (pl. m. -ci). In cronologia geologica, periodo x., quello successivo al ritiro dei ghiacciai dell’ultima glaciazione, sul versante merid. delle Alpi, durante il quale il clima era più caldo e più secco dell’attuale