Un gruppo di ricerca dell'Agencia Id/Ciatej (Centro de Investigación y Asistencia en Tecnología y Diseño del Estado) di Jalisco (Messico) hanno recentemente messo a punto un metodo scientifico che permetterà di determinare con esattezza e in tempo reale quando un latte non è più idoneo all'alimentazione umana ma ancora adatto alla trasformazione industriale. La tecnologia sviluppata si basa su due componenti principali: un sistema di riconoscimento biologico e un traduttore di segnale.
Una delle caratteristiche del biosensore è l'alta specificità di ricerca, vale a dire la specifica capacità di rilevare la quantità e la natura di determinate componenti – in questo caso degli enzimi, legati al deterioramento dei grassi – in grado di "fotografare" la qualità di un prodotto.
Per sgomberare il campo dai dubbi vanno considerate due questioni fondamentali che rischiano di essere fonte di equivoco per il consumatore: la data di scadenza e la buona gestione della catena del freddo. La prima delle due – in genere e per sicurezza indicata per difetto – può essere compromessa se la seconda non è ben attuata.
Il biosensore – assicurano i ricercatori – potrà essere utile ai produttori, ai confezionatori, ai commercianti e agli stessi consumatori (il progetto ne prevede l'applicazione sulla confezione), proprio per capire, al di là della data impressa sulla confezione, se il prodotto è ancora idoneo ad essere bevuto o utilizzato nelle preparazioni di cucina.
Contemporaneamente, lo stesso gruppo di ricerca sta lavorando ad un altro biosensore, destinato ai produttori e ai confezionatori, che permetterà di individuare la presenza nel latte di eventuali batteri patogeni (tubercolosi e brucellosi).
10 febbraio 2014