Più latte (ma quale?) se la vacca è incinta di una femmina

Il sesso del nascituro influenza il livello produttivo della vacca da latte. È la conclusione a cui è giunta una recente ricerca della Kansas University, pubblicata la settimana scorsa da una delle più autorevoli riviste scientifiche online Plos One (è una pubblicazione "open access" dell'inglese Public Library of Science – leggi qui).

In sostanza, i ricercatori coinvolti nello studio hanno esaminato 2,39 milioni di lattazioni relative a circa 1,49 milioni di vacche, tutte allevate negli Stati Uniti. I risultati hanno mostrato che i livelli produttivi degli animali che hanno partorito femmine sono stati sino a 445 chili di latte più alti rispetto a quelli che hanno dato alla luce maschi, nelle prime due lattazioni.

"Se gli allevatori utilizzassero tecniche di inseminazione artificiale e la tecnica del "seme sessato" per incrementare il numero di femmine", hanno dichiarato gli scienziati, "potrebbero ottenere 200 milioni di dollari di latte in più ogni anno". Secondo gli autori dello studio la differenza nella produzione di latte potrebbe essere frutto di un meccanismo evolutivo di adattamento, che permette alle vitelline di svilupparsi più velocemente, incrementando il potenziale riproduttivo.

"Le femmine dei mammiferi pagano elevati costi energetici per la riproduzione", spiegano gli autori della ricerca, "e il più grande di questi riguarda la sintesi del latte che, in parte, richiede la mobilizzazione di molte riserve corporee per nutrire i giovani in via di sviluppo".

Interessante ricerca, che ancora una volta però punta a sostenere la logica delle iperproduzioni e della redditività industriale senza approfondire lo studio dei contenuti nutrizionali del prodotto-latte. Dal punto di vista di chi vive "di scienza" e "nella scienza" un "errore" imperdonabile. O forse meglio un condizionamento, che riconferma, se ce ne fosse stato bisogno, l'esistenza di relazioni – e la non-indipendenza – tra una parte del mondo scientifico e le lobby industriali. In ogni tipo di produzione, infatti, all'aumentare delle quantità prodotte è la qualità che inevitabilmente viene a perdersi.

10 febbraio 2014

Maggiori dettagli su questa ricerca sono disponibili cliccando qui