21 maggio 2009 – Il latte e il formaggio nella dieta degli italiani sono oggi più che mai al centro degli interessi della stampa. A dare “colore” all’informazione stavolta ci pensa La Repubblica in edicola oggi, grazie ad un articolo del professor Eugenio Del Toma. Nella rubrica “Benessere Alimentazione”, il noto dietologo non risparmia critiche ad una parte della classe medica italiana, accusandola di conclusioni spesso infondate nel diagnosticare la “carenza dell’enzima lattasi” nei propri pazienti, e a prescrivere loro un’inutile quanto deleteria esclusione del latte e dei suoi derivati dalle loro diete.
In sostanza, sostiene Del Toma nell’articolo, «troppi medici, neppure specialisti in gastroenterologia, suggeriscono l’abolizione di latte, dei latticini e perfino di alimenti che potrebbero contenere minime tracce di lattosio» e questo per aver riscontrato sintomi che potrebbero riferirsi a molte e diverse problematiche e patologie «senza prescrivere», spiega l’autore dell’articolo, «il necessario “breath test”», che altro non è che un esame del respiro, grazie al quale si possono riconoscere nei gas prodotti dalla fermentazione intestinale quello derivante da un’eventuale “carenza dell’enzima lattasi”.
Leggerezza e approssimazione di una parte della classe medica italiana sono quindi responsabili in parte del problema osteoporosi, indotto in almeno un caso su tre su soggetti che potrebbero facilmente assimilare formaggi, yogurt, latte.
Come la mettiamo, allora, con i 1200mg al giorno di calcio che (soprattutto ragazzi e donne prima della menopausa) il nostro organismo richiede per costruire e mantenere un buon apparato scheletrico? La mettiamo male, perché pare che in genere alla raccomandazione di escludere latte, formaggi e latticini i medici non farebbero seguire alcuna valida dieta alternativa per l’assunzione dell’importante minerale.
Grazie all’approfondito studio di questa situazione, Del Toma ha potuto constatare che spesso i cosiddetti “intolleranti al lattosio” non hanno motivo di astenersi dal latte», in quanto affetti da patologie con quadri clinici solo apparentemente simili a quello della carenza di lattasi, come quelle riguardanti il colon e imputabili a motivazioni spesso psicologiche (ansia e stress, spesso cause di colon irritato, colite acuta, etc).
Tornando alla “carenza dell’enzima lattasi”, tra tutte le “reazioni avverse al cibo”, essa non merita di essere sovrastimata in quanto una buona parte dei soggetti con deficit enzimatico può tollerare anche un bicchiere di latte o almeno l’equivalente di un cappuccino (100 cc di latte, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità) senza avvertire alcun disturbo.