Una delle problematiche più diffuse per la moderna pediatria è quella relativa alle intolleranze alimentari, prime fra tutte quella all'uovo e al latte, sempre più all'ordine del giorno anche a causa dei tanti, troppi cibi che ne contengono derivati. Per via della sua rilevanza sociale, la scienza continua a prodigarsi per contrastare un fenomeno che appare sempre più ampio, e grazie proprio alla ricerca, la prospettiva di intervenire con successo su una parte dei casi meno gravi si fa nel tempo sempre più concreta.
L'ultima, buona notizia in merito, arriva dalla Clínica Universidad de Navarra, dove un gruppo di ricerca composto da pediatri e allergologi, coordinato dalla allergo-immunologa María José Goikoetxea, è riuscito a mettere a punto una nuova profilassi – naturale e non invasiva – che in una sola settimana permette di risolvere il problema nei piccoli pazienti, laddove in precedenza i risultati venivano conseguiti in due (per l'uovo) e tre (per il latte) mesi di tempo.
«L'80% circa dei piccoli pazienti supera queste peoblematiche in maniera spontanea attorno all'età di tre anni», ha precisato la dottoressa Goikoetxea, «tuttavia un 20% di essi non ce la fa». Su questi soggetti potrà essere efficace la nuova terapia – fortemente incentrata sull'alimentazione – che si basa sulla capacità di "rieducare" le cellule che reagiscono contro «due alimenti, di per sé innocui».
«Questa rieducazione», ha aggiunto la responsabile del progetto, «consiste nell'amministrare quantità molto piccole di questi due prodotti nella dieta del bambino, in forma progressiva – partendo da quantità minime», sino a raggiungere il traguardo di un bicchiere di latte (200ml) e di un uovo a fine terapia e, in futuro e nel tempo, per tre volte alla settimana. «Aiuta non poco, poi, l'idea assai confortante di essere all'interno di una struttura ospedaliera qualificata. In questo modo il piccolo paziente e la sua famiglia sono in condizioni di sicurezza assolute, mentre l'organismo assimila le due sostanze senza reagire contro di esse».
Certo, il programma messo a punto dalla Clínica Universidad de Navarra riguarda casi di intolleranza non gravissimi, con una sensibilizzazione non elevata ed età compresa tra i quattro e i dieci anni di età. «Quando la sensibilizzazione a questi due alimenti è bassa e il sistema immunitario del bambino lo consente, la dose "target" può essere raggiunta anche in soli cinque giorni».
Per maggiori dettagli, sul sito della Clínica Universidad de Navarra, clicca qui.
9 giugno 2014