Di tutta questa ennesima e sporca vicenda delle vacche “bombate” di farmaci, ormai di largo dominio pubblico, la cosa che più indigna e che non dovrebbe neanche accadere è che ci sia qualcuno che getta fango sui media, che – una volta tanto – fanno informazione (quasi) fino in fondo. Stiamo parlando del quotidiano web Agronotizie, che non appena appreso del fatto (accaduto giovedì scorso) ha deciso di liquidarlo con un breve e parzialissimo pezzo intitolato “Non sparate sulle vacche”. Un pezzo che di tutto parla, sminuendo e sviando, tranne che della questione nodale: il diffuso traffico (illecito) di somatotropina bovina (ormone della crescita, ammesso solo negli Stati Uniti, dove l’Fda dimostra di avere un debole per le grandi firme industriali) e il mercato nero dei farmaci per uso veterinario, due fenomeni di cui molti parlano (nei bar) ma di cui nessuno pare sapere nulla.
Un fatto di dimensioni abnormi
Giovedì scorso, 30 ottobre, i carabinieri del Nas di Cremona hanno messo fine ad un vasto traffico di farmaci per bovini da latte che, trattati senza prescrizioni né registrazioni (uno ancora soggetto ad analisi era trasportato sfuso, sotto forma di polvere bianca), erano commercializzati in un sistema di illeciti che coinvolge tanto i venditori (tecnici di settore) quanto i compratori (allevatori). Il fine ultimo: quello di aumentare del 20% circa la resa lattea delle bovine. Alla faccia del benessere animale e di quello dei consumatori.
Al termine dell’operazione è opportuno mettere a fuoco qualche numero, tanto per capire le abnormi dimensioni della vicenda: i farmaci e i beni sequestrati ammontano ad un valore di 30 milioni di euro; oltre 200 i carabinieri dei Nas e dell’Arma territoriale entrati in azione; 48 i decreti di perquisizione, di cui 31 destinati ad allevamenti intensivi nei quali si allevano circa 15-20mila capi di bestiame da latte (484-645 capi per azienda!). Oltre la metà di essi (16) sono stati sequestrati, e con loro i capi presenti (4.079) e il latte dell’ultima mungitura: 80mila litri (il 2,5% della produzione nazionale pro die; quella annuale è pari a 11,1milioni di tonnellate), sottoposti al vincolo sanitario che precede la distruzione (il valore complessivo è stimato in circa 30 milioni di euro). Se solo si risalisse di qualche mese al monte-latte prodotto i numeri darebbero alla vicenda la giusta dimensione. Ma nessuno pare interessato a sviscerare troppo la questione.
I farmaci e il “sistema”
Sotto sequestro ovviamente anche i 55 chilogrammi di farmaci reperiti, le centinaia di confezioni di medicinali irregolari, i registri di carico e scarico di farmaci falsificati. Nessuna notizia sulle fonti di approvvigionamento, né sulle tonnellate di prodotto movimentato nel tempo.
La girandola di numeri termina con le persone coinvolte: un medico veterinario, libero professionista, sottoposto a fermo giudiziario, e sette professionisti del settore zootecnico indagati per associazione a delinquere finalizzata al commercio e alla somministrazione di medicinali veterinari di provenienza illecita. Chissà se verranno mai privati dei loro titoli o se continueranno ad esercitare? Nel dubbio, i loro nomi pare debbano restare “top secret”. Oltre ad essi, altre 19 persone sarebbero state denunciate con accuse meno gravi. I provvedimenti, emessi dal Pm di Brescia Ambrogio Cassiani, sono stati eseguiti in province che – eccezion fatta per quella di Ragusa – hanno una grande inclinazione verso l’allevamento intensivo: quelle di Cremona, Mantova, Bergamo, Verona, Brescia, Parma, Piacenza e Rovigo.
La somatotropina
L’indagine, avviata in aprile dai Nas di Cremona, ha accertato l’esistenza di un vasto traffico di somatotropina bovina – severamente vietata nel nostro Paese e in tutta Europa – transitata da Paesi extra-Ue e venduta in flaconi e siringhe. La clientela: allevatori intensivi di bovini da latte, che se ne approvvigionavano acquistando anche altri farmaci, tutti provenienti dal mercato nero. Medicinali, quindi, privi di prescrizione e di registrazione, introdotti in Italia in maniera irregolare. L’obiettivo della banda e della loro clientela era quello di far aumentare fino al 20% la produzione di latte del bestiame. Le fonti di approvvigionamento: probabilmente negli Usa, con qualche triangolazione intermedia e molte compiacenze. Di lavoro per debellare il marcio ce ne sarebbe ancora e tanto, evidentemente. Sempre che qualcuno non intervenga per proteggere qualcun altro.
Un testata con la vocazione dello struzzo
Dicevamo in apertura di Agronotizie, e del suo discutibile pezzo uscito poco dopo la diffusione della notizia da parte delle agenzie di stampa, il 31 ottobre. Un pezzo pronto a castigare decine di giornali ben più importanti (dal Corriere della Sera alla Repubblica) per aver deciso di occuparsi di una tematica che forse – per lor signori – non dovrebbe competere la grande stampa ma andrebbe relegata – chissà!? – in qualche trafiletto dall’editoria di settore. Tanto della salute pubblica e del benessere animale – quello reale – cosa importa?
“C’è una notizia”, racconta Agronotizie, “che sta rimbalzando su Internet da un notiziario all’altro, dove si grida allo scandalo per l’ennesima scoperta di farmaci utilizzati illegalmente nelle stalle. Ed è un affollarsi di titoli ad effetto, come “latte connection” o “bovini dopati”, che mettono inutilmente paura”. “Poi”, prosegue il pezzo, “approfondendo la lettura, si scoprono stranezze che lasciano dubitare non tanto sulla verità delle indagini… ” quanto “…sull’entità del presunto illecito. Perché si parla di farmaci “tipo aspirina” e di antibiotici. Nulla di anormale, anche le vacche si ammalano, semmai va verificato se questi farmaci erano regolarmente prescritti”. Ovviamente loro della somatotropina non hanno letto nulla né sentito alcunché, ovviamente.
Il pezzo (per chi volesse leggerlo è qui) conclude definendo i numeri inverosimili (sic!), parlando di allarme esagerato e di allarmismo (repetita iuvant?) e inneggiando ai controlli operati dalle forze dell’ordine. Che per fortuna ci sono spesso, portano risultati sempre e talvolta anche sanzioni. Sempre che non intervenga la politica in favore di qualcuno. Qualcuno che, come per i peggiori poteri illegali, una faccia non ce l’ha. Ma probabilmente un ufficio a Bruxelles sì.
3 novembre 2014