Che le vacche muggiscano non è una gran novità, e lo stesso dicasi per tori e vitelli. Certo, emettendo quei suoni, modulati in diversa maniera, in qualche modo comunicano tra di loro. A questo assunto, noto dai più e da tempo, oggi possiamo aggiungere qualche elemento in più, e di qualche sostanza, grazie ad una ricerca condotta dalla University of Nottingham, in collaborazione con la londinese Queen Mary University.
Lo studio, pubblicato di recente (leggi qui) dal sito web Applied Animal Behaviour, organo dell'Isae (Società Internazionale per l'Etologia Applicata), è durato poco più di un anno e mezzo, con una prima fase di riprese sonore in campo aperto, effettuate in due pascoli di Radcliffe-on-Trent, nel Nottinghamshire, e una fase conclusiva di analisi delle registrazioni.
L'analisi acustica dei muggiti ha individuato due tipologie di comunicazione delle vacche nutrici ai vitelli, una in bassa frequenza (LFC, a 80-82Hz), prodotta a bocca chiusa o semichiusa, quando il vitello è nelle vicinanze della vacca, l'altra ad una frequenza più alta (HFC, a 150-156Hz), a bocca aperta, nelle situazioni in cui l'animale adulto non è in prossimità del figlio o non lo vede. Gli studiosi sono giunti alla conclusione che questi due tipi di chiamate, nonché le chiamate che i vitelli danno in risposta, sono "singolarmente distintive", vale a dire che allo stesso modo in cui ogni animale ha un suo muso e una sua morfologia caratterizzanti, anche la "voce" è un carattere distintivo.
Uno dei responsabili della ricerca, la studiosa messicana Monica Padilla de la Torre, ha sottolineato che «lo studio dimostra per la prima volta che le chiamate madre-figlio sono specifiche per ogni animale: ogni vitello ed ogni vacca hanno una chiamata caratteristica ed esclusiva rispetto agli altri» e che le "vocalizzazioni" del singolo giocano un ruolo chiave in una vasta gamma di contesti di comunicazione all'interno della mandria, per il riconoscimento individuale e per aiutare a coordinare i comportamenti sociali.
22 dicembre 2014