Eh bien, nous sommes Charlie

La tragedia di Parigi tocca tutti noi. Tocca tutti coloro i quali credono nella libera informazione, nella satira politica e sociale. Nel diritto all'informazione e in quello di sbeffeggiare i centri di potere, le arroganze, le sopraffazioni. La satira come grimaldello per mettere a nudo ogni forma di prevaricazione, di abuso, di ingiustizia di esseri umani su esseri umani. La satira come strumento per risvegliare le coscienze dormienti.

Cosa ci sia dietro la strage al Charlie Hebdo non lo sapremo mai. O forse sì (leggi qui e qui), ma questo conta poco, adesso. In questo momento così grave e doloroso per tutti i democratici, per gli amici e i colleghi e per le famiglie delle vittime, va la testimonianza di chi in quella redazione ha vissuto una parte della propria vita condividendo lavoro, vita, passioni, impegno, con alcune delle persone vigliaccamente trucidate.

E poi – che dire? – ci ha colpiti una piccola cosa, un dettaglio di quella redazione, in cui, come nella nostra – ci ricorda Mario Dondero sul Manifesto di venerdì scorso – "c’era sem­pre un ricco buf­fet, a base di squi­siti paté e di eccel­lenti for­maggi, in un clima vera­mente unico di libertà crea­tiva".

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12 gennaio 2015