Prosegue, ben sostenuta da un adeguato supporto mediatico, la campagna dell'Efsa contro il consumo di latte crudo. La tematica, tenuta sempre calda da ricorrenti iniziative istituzionali, è stata di nuovo trattata martedì scorso dal sito web dell'Autorità Europea sulla Sicurezza Alimentare, attraverso un articolo intitolato "Bere latte crudo: che rischi si corrono?".
Il testo, che dal punto di vista scientifico nulla aggiunge a quanto divulgato in passato (rischi di campylobacter, salmonella, encefalite da zecche), da quello della completezza d'informazione lascia perplessi per l'evidente incapacità (o la mancanza di volontà?, ndr) di raccontarla tutta. Latte crudo da bollire, quindi, certo, per evitare i rischi di zoonosi più o meno gravi (è già scritto sui distributori automatici, ndr), ma anche latte crudo come un unicum in cui varrebbe la pena però distinguere tra quello prodotto alimentando bene (pascolo, fieni, poche integrazioni vegetali non Ogm) o meno bene (unifeed, mangimi, insilati) gli animali.
La vuota retorica del latte come commodity, che tanto piace e tanto torna utile agli intensivisti e alle industrie è ancora una volta sostenuta da chi, come suo mandato istituzionale, dovrebbe pensare a tutelare non il benessere delle lobby ma quello dei consumatori.
Ultima sconsolante constatazione: il pezzo in oggetto non fa nessun riferimento diretto ai formaggi a latte crudo, lasciando di certo in qualche lettore il dubbio che le considerazioni fatte per il latte possano valere anche per i prodotti lattiero–caseari. Al contempo l'articolo perde l'occasione di sottolineare come una parte dei nutrienti utili che i consumatori cercano nel latte non pastorizzato possono essere rintracciati proprio nei formaggi a latte crudo, che dopo sessanta giorni dalla loro produzione avranno naturalmente "risolto" ogni eventuale rischio sanitario (leggi qui la normativa italiana sui formaggi a latte crudo).
La strategia della malainformazione – e quella della confusione – impera negli enti pubblici, siano essi nazionali o sovranazionali. E per chi cerca di capirci qualcosa davvero, altro non resta da fare che trovare ulteriori fonti di conoscenza, per farsi un'idea un po' meno a senso unico e un po' più completa, e arrivare così ad operare le proprie scelte cum grano salis, lontani da ogni sorta di terrorismo psicologico.
19 gennaio 2015
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