McDonald’s rischia il cambio di target: prezzi più alti con carni e latte ”puliti”

La crisi che sta colpendo McDonald's sul mercato mondiale si manifesta in questi giorni ben oltre i poco confortanti dati di bilancio registrati nell'ultimo quadrimestre dello scorso anno (-4,8%, il triplo della flessione prevista): dopo aver licenziato il chief executive officer Don Thompson, rimpiazzandolo con l'arrembante Steve Easterbrook, mercoledì scorso 4 marzo il colosso del fast food mondiale ha lanciato una campagna mediatica (qui il comunicato stampa) che punta a collocare il brand e i suoi prodotti fuori dall'area "junk food" in cui decenni di scelte senza scrupoli lo hanno fortemente radicato.

Dopo il fallimento dell'iniziativa "Create your taste", con cui ciascun cliente poteva ottenere il "suo" panino personalizzato (clicca qui), i vertici di McD's attaccano ora il proprio passato, rinnegandolo: "Mai più carni di pollo né latte da animali sottoposti a trattamenti antibiotici né trattati con l'ormone della crescita rBST (somatotropina bovina ricombinata, ndr)". È questo quanto l'azienda si ripromette di fare nel prossimo futuro, vale a dire: "Sinora abbiamo minato la vostra salute, ma da domani faremo di meglio".

L'iniziativa rischia di trasformare i dubbi di molti in certezza: il poco scrupolo che la multinazionale ha avuto sinora per fare il proprio business è sin troppo evidente per ammissione degli stessi vertici aziendali. Si badi bene: in gioco ci sono problematiche sociali molto sensibili, che vedono coinvolti milioni di consumatori: le conseguenze derivanti dall'assunzione di ormoni e di antibiotici hanno creato rilevanti patologie in milioni di persone. E il decesso di alcune decine di migliaia di esse nei soli Stati Uniti d'America. Il cambio di rotta è palesemente tardivo. Perché la gente dovrebbe ora credere loro?

In anni recenti, enti come l'Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), la Fda (Food and Drug Administration) e il Cdcp (Centers for Disease Control and Prevention, Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie) hanno messo in guardia i consumatori contro l'aumento dei pericoli connessi all'uso di antibiotici negli allevamenti (leggi qui), dovuto alla selezione nel tempo di ceppi virali e di agenti patogeni sempre più potenti e difficili da debellare. Il medesimo fenomeno è attentamente sotto controllo anche in Europa; in Italia viene monitorato dall'Iss (Istituto Superiore di Sanità, clicca qui). In tutti i Paesi cosiddetti evoluti si tratta di una problematica in crescita e sempre più preoccupante.

«I nostri clienti», ha affermato il presidente di McDonald Usa, Mike Andres, «vogliono solo alimenti che li fanno sentire bene, dalla fattoria al ristorante». Peccato che tutto ciò sia stato percepito solo adesso dal colosso statunitense, che nel prossimo futuro sarà chiamato ad una nuova sfida, dovendo affrontare scenari sinora totalmente sconosciuti: gli accresciuti impegni economici derivanti dalla "riconversione" verso un cibo "meno dannoso" avrà dei costi rilevanti, che porteranno molti dei prodotti di McD's fuori dalla portata delle tasche dei propri clienti attuali. Facile immaginare che in una prospettiva del genere si infileranno rapidamente molte altre aziende specializzate in junk food, forse meno inquietanti perché sinora defilate sulla scena del "cibo veloce"; di certo molto meno famose ma altrettanto poco interessate al bene collettivo.

Ricordiamoci di questo e d'altro ancora (leggi qui e qui), quando, tra poco meno di due mesi, i media ci verranno a raccontare che il mega-padiglione di McDonald's all'Expo 2015 è totalmente ecosostenibile e riciclabile. E che il futuro dei giovani contadini italiani sarà alla base della sua splendida filiera.

9 marzo 2015

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