Il mondo scientifico Usa al fianco degli allevatori estensivi

Vacche al pascolo - foto Rejar - Jared Benedict - Under Creative Commons License©Non tutti i pascoli sono uguali, si sa: a parte la composizione degli erbai, la percentuale di leguminose e di malerbe – ad esempio – che vi sono presenti, i fattori in gioco sono molti, da azienda ad azienda e le variabili da un anno all'altro risultano pressoché infinite. Lo sanno bene i ricercatori della University of Wisconsin – Madison, che a tale proposito hanno lavorato per dare delle soluzioni alle aziende agro-zootecniche che basano sul pascolamento l'alimentazione dei propri bovini.

C'è da premettere che lo Stato del Wisconsin ha saputo sostenere la nascita e la crescita di una diffusa produzione biologica, che ha nella Organic Valley di La Farge, la più grande cooperativa di agricoltori biologici del mondo, il principale riferimento "in campo" per il mondo scientifico. Nel tentativo di contribuire a migliorare la salute dei pascoli dello Stato, i ricercatori della University of Wisconsin-Madison hanno definito un accordo di collaborazione proprio con la Organic Valley, con l'obiettivo di studiare come rendere in futuro i pascoli ancora più produttivi, nutrienti e sostenibili di oggi.

Uno dei latti prodotti dalla cooperativa Organic Valley. Un must negli Usa per chi si vuole alimentare beneIl progetto rappresenta la naturale conseguenza delle modifiche che nel 2010 furono apportate ai regolamenti federali sulla produzione del latte biologico e dei suoi derivati, che riuscì a porre l'accento sul fondamentale ruolo del pascolo nella dieta delle vacche da latte. «Il regolamento», ha sottolineato Erin Silva, ricercatrice della University of Wisconsin-Madison, «prevede che almeno il 30% della sostanza secca presente nella dieta degli animali durante la stagione di pascolo deve provenire da pascolo. Un obbligo che per alcuni agricoltori ha significato un grande cambiamento».

Le nuove regole sono particolarmente rilevanti e non potevano che essere tali, in uno Stato che è al primo posto tra i produttori biologici degli Stati Uniti, in cui si concentra più del 50% dei produttori "organici" statunitensi (640 su 1160) e in cui il biologico ha fatturato nel 2014 oltre un miliardo di dollari.

«L'80% delle aziende che aderiscono alla nostra cooperativa», ha spiegato il suo presidente Logan Peterman, «produce latte e derivati, di conseguenza non potevamo che essere "pascolo-centrici". Per quanto impegnativa, l'adozione dei nuovi regolamenti ci ha offerto l'opportunità di migliorare la produttività degli animali al pascolo», in termini di qualità e di resa. La collaborazione di fatto ha visto coinvolti in prima persona sia Peterman che la Silva, che nell'università è la responsabile del programma del biologico e dell'agricoltura sostenibile, in progressiva espansione da alcuni anni, comprendendo la coltivazione di verdure, di prodotti orticoli e i pascoli.

«Quello del pascolo è un ambito totalmente nuovo per me», ha spiegato Erin Silva, «ma per la produzione del latte biologico è fondamentale, sia in termini di valore economico che di impatto, ed è questo il motivo per cui ho accettato questa nuova sfida con entusiasmo».

Per far fronte alle richieste di Mr. Peterman, la dottoressa Silva ha così messo assieme una nutrita equipe multidisciplinare con esperti di pascolo, agronomia, infestanti, malattie delle piante, fertilità del suolo e altro ancora, per far sì che si giungesse ad un buon progetto di ricerca. Già in un incontro del 2012, un primo team dell'università, condotto dalla Silva incontrò Peterman e alcuni dei suoi colleghi di Organic Valley per discutere gli approcci e assicurarsi che i risultati sarebbero stati utili per gli allevatori e i produttori tutti. Soddisfatta per i risultati che stanno arrivando, la ricercatrice ha confessato «quanto è bello essere in partnership con una realtà produttiva per poterci assicurare una costante verifica sui risultati, ovvero su dove stiamo realmente andando».

Il gruppo di lavoro ha recentemente deciso di iniziare a condurre un sondaggio tra i soci della cooperativa, al fine di assicurarsi delle informazioni di base utili per ottenere una "fotografia" della salute sia del pascolo che degli allevamenti coinvolti. Il team capitanato dalla dottoressa Silva ha così intervistato venti agricoltori di altrettante fattorie aderenti alla Organic Valley e selezionate in maniera da rappresentare un buon campione delle realtà nel loro complesso. I dati andranno ancora elaborati, ma nel frattempo aiutano a delineare alcune tendenze.

«Abbiamo riscontrato una notevole diversità nella natura dei pascoli e dei terreni, in queste aziende», racconta la Silva. «I risultati sottolineano l'importanza delle analisi dei terreni e un'adeguata gestione della fertilità» migliorabili con ammendanti del suolo o intervenendo sulla diversità delle piante presenti nel pascolo stesso.

Le conclusioni a cui questo primo sondaggio giungeranno saranno presto utilizzate da Peterman e dai consulenti della Organic Valley per consentire ai soci della cooperativa di ottenere di più e meglio dai loro pascoli e di farlo in modo sostenibile, con l'obiettivo principale di contribuire al miglioramento della produttività delle singole aziende e la loro cultura di imprenditori agro-ecologici.

Le valutazioni operate sulla scorta di queste prime indagini verranno applicate in futuro alle altre aziende della cooperativa e, in futuro, ad analoghe realtà presenti in altri Stati, attraverso la cooperazione con i centri di ricerca universitari di quei Paesi.

25 maggio 2015