La digestione del latte? È figlia delle migrazioni di 3mila anni fa

Cranio appartenente ad individuo Jamna della regione di Samara, colorato con ocra rossa - foto di Natalia Shishlina - Natural History Museum of Denmark©È grazie ai progressi della moderna genomica che oggi possiamo conoscere il nostro passato come mai avremmo potuto solo alcuni anni fa. È una delle conclusioni a cui si giunge nell'apprendere i risultati di due studi congiunti, operati dai genetisti e dagli archeologi della University of Göteborg e del Natural History Museum of Denmark della University of Copenhagen. Il lavoro, pubblicato mercoledì scorso 10 giugno dalla rivista Nature riscrive un capitolo importante dell'evoluzione umana, grazie alle analisi del Dna recuperato da un centinaio di scheletri provenienti da diversi scavi archeologici operati nel corso del tempo in varie regioni europee, dalla Russia alla Scandinavia, dalla Spagna al Portogallo e risalenti all'Età del Bronzo, vale a dire agli anni compresi all'incirca tra il 3.500 a.C. al 1.200 a.C.

Fu un periodo della storia dell'umanità caratterizzato da forti mutamenti, che sonora si ritenevano legati forse ad una massiccia migrazione o piuttosto ad una lenta e persistente infiltrazione di persone, oggetti e idee in grado di gettare le basi per la riscrittura di una mappa demografica dell'Europa e dell'Asia centrale. Il team, guidato dagli archeo-genetisti Morten Allentoft ed Eske Willerslev del Museo di storia naturale di Danimarca, ha utilizzato le più moderne tecniche della genomica – molto più rapide nel garantire risultati e più economiche rispetto a quelle adottate nel recente passato. «Avremmo potuto fermarci all'analisi dei primi 80», ha dichiarato Allentoft presentando il lavoro, «ma – abbiamo pensato – per quale motivo non dovremmo arrivare a cento?»

La migrazione dei pastori nomadi Jamna verso l'Europa - mappa elaborata da The Discussionist©Il sequenziamento del Dna ha permesso al team di affrontare questioni che per decenni hanno dato luogo a forti controversie all'interno del mondo accademico, permettendo di accantonare una volta per tutte la teoria secondo cui i cambiamenti culturali di quel periodo furono prodotti dalla semplice diffusione delle idee. Il lavoro di Allentoft e dei suoi colleghi ha permesso infatti di trovare prove inconfutabili di una forte migrazione, attraverso il reperimento di un massiccio cambiamento della struttura genetica delle popolazioni che abitarono l'Europa del nord e quella centrale all'inizio dell'Età del Bronzo. Antecedentemente al 3.000 a.C. i loro genomi erano molto simili a quelli dei primi agricoltori del Medio Oriente e ai cacciatori-raccoglitori europei; ma dal 2.000 a.C. risultano molto più simili a quelli di persone appartenenti alla civiltà pastorale nomade Jamna (qui, in inglese, notizie sulla diffusione della loro genetica in Europa), le cui prime tracce risalirebbero alla steppa causasica, attorno al 3.000 a.C.

Una ricercatrice al lavoro nel laboratorio della GeoGenetics di CopenaghenTra le varie riletture che lo studio propone, oltre a quelle relative alla diffusione delle lingue indoeuropee verso l'Europa occidentale, ai tratti fisici e fisiologici, alle malattie, ecco affacciarsi una nuova e concreta ipotesi relativa alla capacità di digerire il latte delle specie animali allevate (bovina, ovina, caprina). La squadra di Allentoft ha scoperto che tale "dote", oggi comune alla gran parte degli abitanti del nord Europa, era rara negli europei dell'Età del Bronzo mentre rappresentava già una costante nella popolazione Jamna, e che proprio grazie a questi ultimi quel carattere possa essere stati trasmesso alle popolazioni del nostro Continente.

Civiltà Jamna: in una borchia di bronzo e oro, la prima corretta rappresentazione del cielo notturno - 3.600 a.C. - foto  Juraj Lipták - Natural History Museum of Denmark©«L’ipotesi più probabile riguardante la migrazione di questa popolazione», sottolinea il ricercatore David Reich della Harvard University, «è quella di un’espansione di natura pacifica di queste popolazioni in Europa». I "pastori della steppa" avrebbero prima convissuto in una sorta di opposizione stabile che ha portato nel tempo al graduale abbattimento delle barriere. Gli Jamna però non si sarebbero mossi solo verso ovest: gli studi hanno infatti rivelato la loro presenza anche nella regione dei Monti d’oro dell’Altaj, nella Siberia meridionale, la qual cosa offre conferma della notevole diffusione della cultura Jamna in Eurasia.

15 giugno 2015

per saperne di più su questo studio, clicca qui (info – in inglese – dal sito web del centro GeoGenetics della Copenaghen University)

per avere maggiori notizie sulla cultura dei pastori nomadi Jamna, clicca qui (da Eupedia.com, in inglese)