Buone notizie da Bruxelles sul fronte della salute pubblica: la Commissione Europea ha finalmente varato le nuove "Linee guida sull'uso prudente degli antimicrobici in medicina veterinaria", pubblicate l'11 settembre scorso sulla Gazzetta Ufficiale dell'Ue. Le disposizioni contenute nelle venti pagine del documento sono destinate a segnare una svolta sul fronte dell'abuso dei farmaci antibiotici, di cui è responsabile in primo luogo l'allevamento intensivo delle specie da reddito, in particolare nella suinicoltura, nell'allevamento dei bovini da carne e da latte, nell'allevamento cunicolo e nella piscicoltura.
Il fenomeno dell'antibioticoresistenza – sempre più grave nei Paesi occidentali – sta presentando anno dopo anno dei dati sempre più preoccupanti per la sanità pubblica: nel 2014 sono stati registrati oltre 25mila vittime e un costo di 1,5 miliardi di euro dovuto alle spese sanitarie e alla perdita di produttività. Tra le cause principali del problema, l'eccessivo uso di farmaci veterinari, spesso sovradosati e ancor più di frequente somministrati a titolo precauzionale da molti allevatori. Su questo aspetto della questione la Commissione europea è già intervenuta in passato nel tentativo di orientare tutti gli attori della filiera (industrie farmaceutiche, veterinari, tecnici, allevatori) verso un corretto impiego degli antibiotici.
"Negli ultimi anni", esordisce il documento, "l’impiego massiccio di antimicrobici in medicina umana e veterinaria ha accelerato la comparsa e la diffusione di microrganismi resistenti. La situazione è peggiorata a causa della mancanza di investimenti nello sviluppo di nuovi antibiotici efficaci". La strategia da perseguire mira in primo luogo a rafforzare la prevenzione e il controllo dell’Amr (Anti Microbico Resistenza) nei settori umano, veterinario e alimentare nonché a garantire la disponibilità e prolungare l’efficacia degli agenti antimicrobici. Il piano d’azione presentato dalla Commissione europea copre sette aree e definisce dodici azioni specifiche da intraprendere nel settore umano e/o veterinario, sottolineando l’importanza della cooperazione internazionale nel contrastare la resistenza antimicrobica, in considerazione della natura globale del problema.
"L’Ue", sottolinea il documento, "sostiene e collabora attivamente con organizzazioni internazionali quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura e la Commissione del Codex Alimentarius, per garantire l’elaborazione e l’attuazione di misure e strategie globali finalizzate a contenere lo sviluppo e la diffusione della resistenza antimicrobica". "Il controllo di questo fenomeno", prosegue la Commissione Europea, "deve essere affrontato a livello internazionale, per ridurne al minimo le conseguenze e lo sviluppo, e deve essere compatibile con gli accordi internazionali, come quelli dell’Organizzazione mondiale del commercio".
Più in particolare, per quanto concerne la zootecnia da latte, i bovini e i piccoli ruminanti, si ricorda che chi si trovi a somministrare antimicrobici deve farlo da fonti autorizzate, sulla base di una prescrizione veterinaria onde "assicurare la sicurezza della catena di produzione alimentare, rispettando le istruzioni impartite dal veterinario sulla somministrazione degli antimicrobici, e assicurandosi che siano osservati i periodi di attesa, in modo da evitare la presenza di residui di antimicrobici nella carne, nel latte o in altri prodotti".
Pur ricordando che (a differenza di quanto avviene nella piscicoltura) i trattamenti collettivi o di gruppo dei bovini sono rari, quelli praticati alle vacche in asciutta assumono particolare importanza. "Occorre adottare", proseguono le nuove linee guida, "le seguenti misure:
– evitare l’uso profilattico di antimicrobici in vitelli appena nati (ad esempio antimicrobici aggiunti ai succedanei del latte), attuando invece buone prassi zootecniche (ad esempio garantire elevati standard di igiene)
– sviluppare strategie di prevenzione (ad esempio vaccinazioni e somministrazione di colostro ai vitelli), specialmente per l’alimentazione dei vitelli e dei bovini da macello
– evitare il trattamento sistematico delle vacche in asciutta e valutare e attuare misure alternative caso per caso
– stabilire accurate misure di igiene, buone prassi zootecniche e strategie di gestione per ridurre al minimo lo sviluppo e la diffusione di mastiti nelle vacche da latte
– promuovere l’uso di test diagnostici rapidi (ad esempio test standardizzati con supporti cromogenici) per individuare i patogeni responsabili delle mastiti, al fine di ridurre l’uso di antimicrobici intramammari e iniettabili nelle vacche da latte
– evitare di alimentare i vitelli con latte di scarto proveniente da vacche trattate con antimicrobici
Per saperne di più, il documento è scaricabarile cliccando qui (pdf, 950Kb)
21 settembre 2015