Una dieta povera di latte nell’infanzia si paga in termini di altezza

  La Facoltà di Agraria della Hebrew University di Gerusalemme e l'Assaf Harofeh Medical Center di Tzrifin (nei pressi di Tel Aviv) hanno recentemente pubblicato una ricerca secondo cui l'esclusione o l'inadeguato consumo di latte dalla dieta alimentare dei ragazzi causerebbe un ridotto sviluppo del sistema scheletrico, la cui conseguenza più evidente consisterebbe in un'altezza media di 4 centimetri inferiore in età adulta rispetto a quella dei soggetti nel cui regime alimentare il latte è stato presente in maniera corretta. Lo studio dei ricercatori israeliani è stato avviato dopo che una ricerca statunitense (ottobre 2014, clicca qui) aveva sottolineato i legami tra le allergie al latte e una limitata crescita nei bambini.

Nel presentare il lavoro del suo gruppo di ricerca, il dottor Tali Sinai, che all'Università di Gerusalemme è docente di Scienze della Nutrizione, ha affermato che «i risultati della ricerca mostrano senza dubbio che i bambini che non hanno mai consumato latte o prodotti lattiero-caseari sono risultati meno alti rispetto ai loro coetanei che lo hanno fatto».

«Alcuni di questi bambini», ha proseguito Sinai, «sono addirittura dieci centimetri più bassi rispetto ai loro genitori», sottolineando che lo studio ha preso in esame l'altezza dei genitori proprio come elemento comparativo. «Si tratta di differenze statistiche chiare, non di coincidenze». Ne consegue che le persone con allergia al lattosio, private del latte nella loro dieta, rischiano di non raggiungere il loro potenziale di crescita. Lo studio si basa su cento soggetti attorno ai 20 anni, età considerata dagli studiosi come traguardo per il completamento della crescita.

«Il latte è una fonte di energia, di proteine ​​biologiche di alta qualità, di acidi grassi essenziali, di vitamine e di minerali», ha ricordato Sinai, «tutti concentrati in un solo cibo. I bambini che non consumano latte devono trovare in diversi altri cibi il modo per compensare una tale privazione alimentare».

Come si poteva prevedere, i risultati presentati hanno dato lo spunto per una levata di scudi da parte di chi – anche nel mondo scientifico – si oppone al consumo dei prodotti lattiero-caseari. Tra di essi, il dottor Ron Shaoul, responsabile della Clinica di gastroenterologia pediatrica e della nutrizione al Rambam Healthcare Campus di Haifa, che ha pubblicamente obiettato alle tesi dei colleghi, asserendo che «negli ultimi anni si è registrata a livello mondiale la propensione di molti ad evitare prodotti lattiero-caseari», una tendenza che un altro gruppo di ricercatori della stessa università ha sostenuto attraverso uno studio teso a promuovere invece i latti a base vegetale.

Tra i non pochi commenti che sono seguiti a questa contrapposizione tra le due anime del mondo scientifico israeliano, si registra un comunicato con cui il Dairy Board di Israele, in nome dell'industria del latte, ha dichiarato di non aver sostenuto in alcun modo lo studio condotto dal dottor Sinai e dal suo gruppo di lavoro.

16 novembre 2015