Tralicci dell’alta tensione: compagnia elettrica francese condannata a risarcire un allevatore

   Per la prima volta in Francia, un Tribunale Civile – quello di Caen, in Bassa Normandia – ha condannato una società di gestione della rete elettrica, la Rte (Réseau de transport d’électricité), Per i danni arrecati ad un allevatore a causa della presenza di tralicci dell’alta tensione nei pascoli di sua proprietà. In sostanza, i giudici hanno stabilito un nesso causa-effetto tra i campi elettromagnetici generati dalla linea elettrica e il decadimento accertato nel 2011 dapprima del latte, poi più in generale nella salute della mandria.

Le autorità veterinarie pubbliche competenti sul territorio, una volta evidenziate le prime problematiche nella qualità del latte, avevano predisposto una serie di accertamenti sulle bovine, individuando varie anomalie, tra cui un tasso di globuli bianchi eccessivamente alto. Una volta dichiarato il latte “non idoneo alla vendita”, l’allevatore si vide costretto, suo malgrado, a vendere le sue sessanta vacche.

Ma il fatto curioso si verificò poi. A seguito di un grave danno alla rete elettrica registratosi nell’estate del 2012 e protrattosi per diversi giorni (si parla di tre settimane, ndr) il numero dei globuli bianchi degli animali si normalizzò. Bene, perché proprio grazie anche a questa rilevanza, documentata da analisi ufficiali, la Corte d’Appello del Tribunale di Caen ha ora stabilito che la problematica che colpì l’allevatore fu strettamente collegata ai campi elettromagnetici della rete elettrica.

I giudici hanno così stabilito un risarcimento di 37mila euro, che l’avvocato delle Rte, Frédéric Scanvic, ha accolto definendo «il giudizio quantomeno sorprendente. Nessuno», ha sottolineato il legale, «ha formalmente dimostrato il nesso di causalità tra le correnti parassite del sistema elettrico e il degrado del latte».

Dal canto suo Thierry Charuel, questo il nome dell’allevatore, ha definito irrilevante la somma che sarà oggetto del risarcimento, che riguarda la sola perdita diretta relativa ai capi di bestiame. Charuel ha lamentato di aver perduto ingenti somme anche per aver dovuto abbandonare i suoi fabbricati agricoli, per la campagna cerealicola in corso durante i fatti, e che dovrà ancora spendere soldi (che non ha) per trasferire l’azienda altrove e poter ripartire.

«Avrei capito», ha commentato Charuel, «se non mi avessero negato di aver subito il danno, ma nel momento in cui il danno è accertato, questo va valutato e rimborsato sino all’ultimo euro!».

Una storia agrodolce, in cui se da un lato e una volta tanto la ragione è stata accordata ad un soggetto debole, dall’altro il medesimo non viene supportato nel merito del danno subito e abbandonato al proprio destino. Ancora una volta e anche se la vicenda non è accaduta in Italia ma in Francia, si può dire, senza dubbio, che non sempre “la legge è uguale per tutti” e che forse è un po’ più “uguale”, questa volta ancora, per chi ha le spalle più larghe.

7 dicembre 2015